Adozione Internazionale. 10 anni dopo: “Non vediamo l’ora di poter tornare in Cina, quando e se Mattia vorrà”

Ancora oggi c’è chi chiede a Barbara come sia possibile sentire figlio chi non è stato generato naturalmente… “Come si fa a spiegare a queste persone qualcosa che di fatto è inspiegabile, perché appartiene alla capacità di amare?”

“Per Mattia, la sorella è come una regina, la guarda con ammirazione e la segue in tutto. Beatrice stessa, soprattutto i primi tempi dopo l’adozione, era così protettiva nei suoi confronti che quasi si comportava da mamma. Il risultato è che oggi abbiamo due fratelli che si adorano e si sostengono a vicenda”.
Barbara e Marco sono genitori di Beatrice, 20 anni, e Mattia, 12, cinese di nascita.
Anche questa famiglia di Trento festeggia nel 2024 “10 anni di adozione e fratellanza”, come la mamma ha scritto di recente in un post sui social media: nelle foto, Mattia che mangia di gusto un piatto di pasta al ragù, Mattia con la sorella che scherza con lui in pizzeria.

Il viaggio a Xi’An

Mattia è originario di Xi’An, una delle città imperiali cinesi dove nel 2014 Ai.Bi. aveva accompagnato 11 famiglie all’incontro con i loro figli, per la prima o seconda adozione (alcune di queste storie sono state pubblicate di recente la domenica).
Un’esperienza personale e collettiva insieme, in anni in cui la Cina aveva ancora le adozioni aperte e l’Italia era il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, a dare una famiglia alle bambine e ai bambini cinesi abbandonati. Oggi purtroppo la Cina non ha ancora riaperto le adozioni internazionali dopo gli anni del Covid e dopo abbinamenti già approvati (qui si possono leggere gli articoli e gli appelli di alcune famiglie in attesa di incontrare i loro figli).
“È stata un’esperienza bellissima, che ripeteremmo molte volte se ci fosse la possibilità – spiega la mamma – Quest’anno festeggiamo un bel traguardo, ma in realtà festeggiamo sempre! E in realtà non vediamo l’ora di poter tornare in Cina, quando e se Mattia vorrà”.

Il percorso scolastico

Nel frattempo Mattia, adorato da tutta la famiglia, dagli amici e dai compagni di classe, ha terminato con soddisfazione la prima media.
“Sta frequentando una scuola con percorso bilingue che propone alcune materie in inglese, matematica, scienze, geometria; in più deve studiare il tedesco, vivendo noi a Trento”, dicono i genitori.

Scontrarsi con l’ignoranza

Definito con simpatia “un gran furbone” dalla mamma, con riferimento alla quantità di ore di studio minimo che si concede, a fronte di una intelligenza intuitiva e brillante, Mattia ha un carattere amichevole e socievole. Per questo ha accusato qualche ‘colpo’ di recente quando in spiaggia ha ricevuto commenti poco piacevoli.
“Ci sono stati alcuni episodi a Riccione, frutto di ignoranza e maleducazione – dicono Barbara e Marco – : Mattia si era avvicinato ad alcuni bambini proponendo di giocare assieme, e questi per tutta risposta, con i genitori presenti, hanno rifiutato, con la motivazione ‘perché tu sei cinese’. I genitori sono stati in silenzio e questo dice tutto”.
Mamma e papà hanno rassicurato Mattia che questi possono essere casi singoli di persone poco gentili ed educate: “Non abbiamo voluto esasperare la cosa proprio perché eravamo al mare e in vacanza; certo testimonia una grande ignoranza, ancora diffusa. Non è soltanto razzismo, è anche un sottile modo per far intendere che questi bambini non sono sangue del nostro sangue”.

Sentire figlio chi non è stato generato naturalmente

Barbara sottolinea il fatto che, a distanza di anni, ancora oggi ci sia chi le chieda come sia possibile adottare, e quindi sentire figlio chi non è stato generato naturalmente: qualcosa che ha a che vedere non solo con concetti e idee legati appunto alla linea del sangue ma anche alla poca disponibilità a mettersi in gioco e capire quali risorse e capacità è possibile avere per accogliere un figlio o una figlia. “Come si fa a spiegare a queste persone qualcosa che di fatto è… inspiegabile, perché appartiene alla capacità di amare? – dice – . Per me si tratta di un atteggiamento che dimostra come non si voglia capire e conoscere davvero l’adozione. Dopo dieci anni posso dire che i nostri figli si somigliano – conclude la mamma -. Mattia assomiglia a mio marito, me lo disse perfino mio fratello, appena tornati dalla Cina!”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati