Adozione internazionale. Abbiamo mai pensato ai tempi d’attesa dei nostri figli?

Ci chiediamo mai cosa provino i bambini abbandonati nella loro estenuante attesa in istituto?

Quando si vanno a cercare informazioni sull’adozione, uno dei primi argomenti che viene messo in evidenza sono i tempi dell’attesa. Le coppie si chiedono quanto tempo dovranno aspettare per incontrare il loro bambino, e ottenuta un’ipotetica quantificazione di questo tempo, spesso cominciano a preoccuparsi, pensano di non riuscire a reggere questa attesa del figlio. Un tempo in cui frequentano corsi di approfondimento, hanno colloqui di sostegno, preparano documenti: tutte attività che sanno che li stanno avvicinando all’incontro con il loro bambino.

Adozione internazionale e i tempi d’attesa dei futuri figli… in istituto

Un figlio che prima dove si trova? La maggior parte delle volte in istituto, dove non sempre ci sono persone che gli danno le attenzioni e l’amorevolezza di cui un bambino ha bisogno, dove non sempre ci sono proposte serene di gioco e attività con gli altri bambini, dove non sempre il tempo passa in modo pieno e arricchente per la sua crescita.

In Istituto il bambino entra, ma non sa quando uscirà. Vede altri bambini che incontrano le loro nuove famiglie e se ne vanno con i loro genitori, e lui si chiede “ma perché io devo restare qui? Ma arriverà anche per me un papà e una mamma?”.

È un tempo immobile per lui, o addirittura rallentato, in cui i giorni scorrono ma senza avere idea se qualcosa cambierà. La coppia vive il tempo dell’attesa in cui ha un sogno, un progetto e obiettivi ben definiti, l’unica cosa incerta è quando arriverà il momento di abbracciare il proprio figlio.

Un bambino invece vive un tempo immobile, in cui non sa se arriverà una mamma e un papà per lui, non sa se qualcuno lo sta desiderando e sognando. Dentro di lui c’è un sogno, un desiderio di famiglia, che spesso viene messo a tacere dal non avere prospettive raccontate e progettate. Inoltre in questo suo tempo, i suoi bisogni emotivi e psicologici non vengono soddisfatti in modo adeguato, vive una privazione affettiva. Si sente solo, e si convince che deve farcela da solo, e dentro di sé si chiede: ma io merito una famiglia?

Il bambino ha bisogno che gli adulti rispondano in modo efficace alle sue richieste di sostegno e vicinanza, se gli adulti lo trascurano o gli rispondono in modo inadeguato o aggressivo, generano in lui diffidenza e paura verso quelle figure che gli dovrebbero trasmettere sicurezza.

Il bambino si trova solo e indifeso, in balia di emozioni e vissuti difficili che porta dentro di sé, senza poter sviluppare quella fiducia che gli permette di sentirsi accolto a rassicurato.

La differenza sicuramente viene data dagli adulti che seguono il bambino: più viene seguito, accudito e sostenuto, più porrà fiducia anche nella famiglia che incontrerà.

I bambini, pochi rispetto al numero di bambini adottati, che vengono preparati all’adozione e all’incontro con la loro famiglia, sono bambini che si affidano più serenamente ai genitori. Se il loro tempo dell’attesa viene sfruttato per dare loro sostegno e aiutarli a sognare la famiglia che incontreranno, ecco che viene dato significato a questa attesa, e sono più sereni e consapevoli nell’incontrare mamma e papà, e il tempo, almeno quello di preparazione all’incontro con mamma e papà, non è più un tempo immobile.

Anna Rossi
Psicologa Ai.Bi. – Amici dei Bambini