Adozione internazionale in Africa: è necessario portare con sé il figlio già presente in famiglia?

Riflessioni normative, affettive e pratiche su un passaggio delicato del percorso adottivo

Intraprendere un’adozione internazionale è un’esperienza profonda, capace di trasformare la vita di tutta la famiglia. Purtroppo, è spesso un campo in cui si rincorrono racconti riportati da “amico in amico” che finiscono per generare dubbi e domande che possono frenare chi sta valutando se rendersi disponibile o meno per un’adozione.
Dunque, è bene chiarire che, da un punto di vista normativo, non esiste un obbligo formale di portare con sé i figli già presenti durante il percorso di adozione. Tuttavia, oltre alla regola scritta, esiste una dimensione altrettanto rilevante: quella affettiva ed educativa.
Portare con voi il figlio già presente non è soltanto un gesto simbolico, ma rappresenta una preziosa occasione di crescita e di unione familiare. Di seguito, alcuni dei motivi più significativi.

Condivisione del percorso

L’adozione non riguarda solo i genitori, ma coinvolge l’intero nucleo familiare. Rendere partecipe il figlio maggiore significa fargli percepire che è protagonista di questa scelta e che il nuovo fratellino o la nuova sorellina non arriva “da solo”, ma viene accolto da una famiglia che si muove in modo compatto.

Costruzione del legame

Partecipare al viaggio consente al figlio già presente di essere coinvolto fin dai primi momenti della nuova vita familiare. Conoscere il luogo d’origine, le persone e i contesti che hanno fatto parte della storia del fratellino favorisce empatia, rispetto e un senso profondo di appartenenza.

Riduzione della gelosia

Il percorso adottivo può, inevitabilmente, generare incertezze o timori legati alla paura di “perdere” attenzioni. Vivere insieme l’esperienza del viaggio aiuta il figlio maggiore a sentirsi incluso e riconosciuto, riducendo il rischio di rivalità o sentimenti di esclusione.

Memoria familiare condivisa

Il viaggio diventa un ricordo comune, un punto di partenza che resterà inciso nella storia della famiglia. In futuro, nel raccontare le origini e i primi momenti vissuti insieme, ci sarà un patrimonio di esperienze condivise che appartiene a tutti.

Valore educativo

Entrare in contatto diretto con un altro Paese, con la sua cultura, le sue tradizioni e talvolta anche le sue difficoltà, rappresenta per un bambino un insegnamento di grande valore umano. Favorisce apertura mentale, rispetto e curiosità verso il mondo.

I casi di permanenza prolungata

Un aspetto particolarmente delicato riguarda i Paesi in cui la coppia può essere chiamata a trascorrere fino a tre mesi prima di poter rientrare a casa.
In queste situazioni, la presenza del figlio già in famiglia diventa quasi indispensabile. Lasciare un bambino per un periodo così lungo lontano dai genitori potrebbe essere fonte di sofferenza e di incomprensioni difficili da elaborare. Portarlo con sé significa tutelare il suo bisogno primario di continuità affettiva e permettergli di vivere questa fase non come un “vuoto”, ma come un’esperienza di crescita condivisa. Inoltre, rafforza la percezione che la famiglia, anche in un momento di cambiamento intenso, resti unita e solida.

Un beneficio anche per il bambino adottato

La presenza del figlio già in famiglia ha un impatto positivo anche sul bambino che viene adottato. Vedere arrivare non solo mamma e papà, ma anche un fratello o una sorella, trasmette un immediato senso di accoglienza allargata.
Il bambino non entra in relazione soltanto con due adulti, ma si sente subito parte di un gruppo più ampio, in cui è presente anche un pari. Questo può facilitare l’apertura, ridurre le diffidenze iniziali e rendere il processo di integrazione più naturale. Spesso, infatti, i bambini comunicano con uno sguardo o attraverso il gioco, superando barriere linguistiche e culturali. Il fratello maggiore può diventare un ponte tra il nuovo arrivato e i genitori, favorendo la comunicazione e creando momenti di leggerezza che aiutano a superare i primi timori.

Preparare il figlio maggiore

È utile preparare il bambino con anticipo, spiegandogli cosa accadrà e coinvolgendolo con piccoli gesti concreti: raccogliere insieme un album di foto, mostrargli il Paese che visiterete, scrivere una lettera di benvenuto o scegliere un dono da portare al nuovo fratellino o alla nuova sorellina.

Conclusione

In definitiva, portare con sé il figlio già presente non è soltanto un atto di accompagnamento, ma un vero e proprio investimento sul futuro equilibrio familiare. Il nuovo bambino percepirà fin da subito di entrare in una famiglia unita, mentre il fratello o la sorella maggiore vivrà l’esperienza non come una separazione, ma come un’avventura condivisa.
L’adozione è un viaggio che inizia con un incontro: viverlo insieme, passo dopo passo, è uno dei modi più belli per costruire una storia familiare solida, autentica e ricca di amore.

Antonella Spadafora
Settore estero adozioni Ai.Bi. Amici dei Bambini ETS

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
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