L’Adozione Internazionale ai tempi del Covid. Dal webinar di Ai.Bi. e CEFAM numeri difficili ma anche note di speranza

Il vicepresidente CAI Starita: “La pandemia ci ha spinti a ragionare sull’importanza del lavoro di rete e sul coinvolgimento dei diversi organi istituzionali”

Sono 624 i minori arrivati in Italia con l’Adozione Internazionale al 15 dicembre 2020. 491, in totale, le adozioni concluse. Numeri sostanzialmente dimezzati rispetto ai 1.205 minori e alle 969 adozioni del 2019. Tuttavia, rispetto allo scorso anno, l’atmosfera è paradossalmente diversa e sembrano aprirsi spiragli positivi. Questo, almeno, è stato lo spirito del webinar “Le adozioni internazionali al tempo del Covid-19” promosso da Ai.Bi. – Amici dei Bambini in collaborazione con CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori e il contributo della Provincia autonoma di Bolzano. L’incontro, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del vicepresidente della CAI – Commissione Adozioni Internazionali, Vincenzo Starita, si è tenuto oggi, mercoledì 16 dicembre.

“Siamo al 50 per cento – ha detto proprio Starita rispetto ai dati dello scorso anno – Un dato grave numericamente, ma devo ringraziare chi opera negli enti autorizzati per il grandissimo lavoro svolto e per le difficoltà affrontate”. Nell’affrontare la crisi attuale, ha detto il vicepresidente CAI, “possiamo vivere un momento di crescita, ‘crisi’ deriva dal verbo greco ‘krino’, che indica il discernimento, può rappresentare un momento di riflessione. Sant’Agostino diceva ‘dal male viene il bene'(…). La pandemia ci ha spinti a ragionare sull’importanza del lavoro di rete e sul coinvolgimento dei diversi organi istituzionali”.

Starita ha poi spiegato la situazione delle coppie italiane all’estero nel corso della fase più difficile della pandemia. Dalla fine di febbraio a giugno c’erano 46 coppie italiane all’estero, genitori adottivi di 64 bambini. “Sono stati tutti riportati in Italia entro fine giugno grazie al lavoro attento e alle informazioni date dagli enti alla Cai, con le ambasciate e le autorità. Encomiabile l’attività di collegamento che ha permesso di ottenere visti e voli: c’è stata un’attivazione corale. Ora questa seconda fase è ancor più drammatica perché ci sono tantissime coppie in attesa di partire, ma si sta pagando lo scotto del blocco delle frontiere e dei visti attuato da moltissimi Paesi a tutela della salute. E qui si fa più stringente la necessità di una collaborazione più stringente con i Paesi esteri”, ha aggiunto ancora Starita. Infine un plauso agli enti, la cui collaborazione nel rapporto con l’estero è “fondamentale, sono le nostre sentinelle: conoscono i Paesi”.

Il convegno è stato chiuso dal presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini. “Questa mattina – ha detto – abbiamo respirato ottimismo. Questo ci insegna che il sistema è sano e salvo. Le quattro gambe dello stesso, la commissione, i tribunali per i minorenni, i servizi sociali e gli enti autorizzati ci sono. Sembra oggi di respirare l’eredità del Clima di Montecatini quando fianco a fianco si è costruito il sistema. Ci sono alcuni segnali importanti. Sono i bambini che stanno infondendo speranza ai genitori. I 629 bambini arrivati oggi in Italia sono un segnale di speranza. Siamo inoltre stati capaci di passare subito a una attività online. Riprenderemo comunque con i colloqui di presenza”. Il presidente di Ai.Bi. ha però sottolineato anche che “c’è ancora il tema della grande cenerentola: l’Africa. Si tratta di una terra che ci chiama. L’UNICEF non ha mai realizzato un report sui bambini abbandonati, non solo in Africa, ma nel mondo. Sarebbe ora che lo facesse. L’Africa ha un bisogno enorme del nostro intervento e della nostra collaborazione”.

Per quanto riguarda il sistema dell’Adozione Internazionale, per Griffini serve un “cambio della cultura, occorre concepire l’adozione dalla parte del bambino che ha bisogno di essere salvato dalla perdita del papà e della mamma, non da parte delle pur legittime aspettative dei genitori. L’adozione è il migliore strumento di cooperazione che va ricollocato nella giusta dimensione. Il tema della gratuità, in tal senso, è essenziale. Non è possibile che un bambino rinasca figlio solamente se una coppia paga”.