Adozione Internazionale. “I miei genitori adottivi sono eroi silenziosi”. La storia di Daniele , figlio adottivo

“Chi adotta offre una possibilità grande a noi bambini abbandonati: se sono quello che sono è grazie ai miei genitori adottivi. Non sono perfetto, ma quello che di buono c’è in me è merito loro”

“I miei genitori, così come tutti i genitori adottivi, secondo me, sono una a specie di eroi silenziosi in una società che guarda solo alle apparenze.
Se penso ai miei, che mi adottarono quando avevo poco più di un mese, fecero la scelta dell’adozione in una società che giudicava, che non capiva il senso dell’adozione. Ci voleva coraggio. E i miei invece non facevano differenza alcuna. È commovente, se ci penso”.

La storia di adozione di Daniele

Daniele Barazzetta ha 35 anni, è avvocato del Foro di Milano e da quando ha 30 giorni di vita è figlio adottivo di una coppia dell’hinterland milanese; ha due fratelli, di qualche anno più giovani, 33 e 25 anni.
E raccontandosi ad Ai.Bi. ha voluto fare una sorpresa alla sua famiglia. “Anche un piccolo dono – precisa – Se sono quello che sono è grazie ai miei genitori. Non sono perfetto, ma quello che di buono c’è in me è merito loro”.
Daniele è stato accolto in famiglia quando ancora le adozioni internazionali non erano regolate dalla Commissione adozioni internazionali e realizzate con il contributo degli enti autorizzati. Le coppie non ricevevano formazione specifica prima e dopo l’adozione.
“Io sono peruviano di origine e alla nascita mi trovavo in un istituto accudito da suore – racconta -. Verso i 3 o 4 anni ho cominciato a percepire le mie diversità, ma per contro i miei genitori hanno sempre raccontato la mia storia in modo lineare e trasparente. A scuola mi fecero qualche domanda ma forse, a quanto ricordo, sono cresciuto in un contesto abbastanza protetto. Qualche episodio di razzismo è arrivato, certo, più avanti negli anni, in adolescenza e a volte anche dopo. Ma come tutte le cose meno gradevoli, ci si passa sopra”.
Daniele è molto entusiasta della sua famiglia: comprende oggi, da adulto, le innegabili fatiche che un percorso adottivo comporta ma vuole focalizzarsi solo sui legami genitori-figli.
“Penso che l’adozione, per come si è sviluppata negli anni all’interno della mia famiglia, sia una vittoria mia e di tutti – dice Daniele – Chi adotta offre una possibilità grande: la vita è difficile ma le opportunità offerte, l’amore che noi figli riceviamo, sono più grandi di qualsiasi altra cosa. E io ho potuto studiare con serenità, diventare avvocato, lavorare”.

L’impegno nel volontariato

Daniele è impegnato nel volontariato – educatore in oratorio, con i disabili in Cascina biblioteca, con l’associazione giovanile da lui fondata, Sando Calling – ha il brevetto da sub e per una ventina d’anni ha giocato regolarmente a calcio. I bambini e gli adolescenti sono senza dubbio al centro delle sue attenzioni e della sua sensibilità.
“Ho vissuto una esperienza bellissima qualche anno fa in oratorio a San Donato, durante una riunione tra genitori adottivi e i loro figli. Mi ero offerto per dare una mano come babysitter e, osservandoli, rivedevo me stesso 30 anni prima. A quei bambini avrei voluto dire che andrà tutto bene, che hanno ricevuto un dono enorme che forse comprenderanno solo da grandi. A quei bambini oggi direi che possono diventare tutto quello che si vuole, con l’amore dei tuoi genitori. E che da grandi, saranno capaci di restituire anche loro quell’amore”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it