Adozione internazionale. Griffini (Ai.Bi.) a L’Occidentale: “Governo risolva lo stallo o i bambini ne faranno le spese”

Il presidente: “La CAI motore delle adozioni. In Italia cinque milioni di coppie adottive potenziali”

La ragione del drammatico calo delle adozioni internazionali in Italia? Non è la carenza di bambini o la scarsa disponibilità delle famiglie italiane, ma l’assenza di una politica estera in grado di favorire accordi bilaterali con i Paesi d’origine dei minori. Lo ribadisce, ancora una volta, dopo lo scontro degli ultimi giorni all’interno del Governo gialloverde proprio sul tema delle adozioni internazionali, Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, nel corso di un’intervista a L’Occidentale.

Il motore del meccanismo delle adozioni internazionali – ha spiegato Griffini nell’intervista con il giornale online – è la CAI, la Commissione Adozioni Internazionali oggi presieduta direttamente dal premier Conte. Parallelamente però il ministro Fontana ha le deleghe alla sensibilizzazione allo sviluppo delle adozioni. Una anomalia e un doppio ruolo causato dallo scontro con il sottosegretario Spadafora che sta provocando uno stallo totale“.

Ovviamente tra le concause della situazione c’è anche la lite tra le due forze di maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle, ma non solo, e Griffini lo dice chiaramente. “La lite tra Lega e 5 Stelle – prosegue Griffini – lite della quale l’ultimo scontro è solo la punta dell’iceberg, ha peggiorato una situazione già gravemente compromessa dalla gestione di Silvia Della Monica come presidente CAI. Bisogna partire da un dato: che la crisi delle adozioni internazionali sia causata dalla carenza di bimbi è uno stereotipo sbagliato. Ricordo che durante i Governi di centrodestra, mentre negli Stati Uniti, Francia e Spagna le adozioni diminuivano, dal 2006 al 2011 l’Italia risaliva costantemente fino al 2011 quando, durante la presidenza CAI di Carlo Giovanardi, si arrivò a oltre 4000 adozioni all’anno. Dopo il 2012 il crollo: l’anno scorso abbiamo chiuso con appena 1380 adozioni. Fino al 2012 l’Italia era il Paese che aveva stipulato più accordi bilaterali unici, penso alla Bielorussia e alla Cambogia, accordi frutto di una azione diplomatica e di una concreta disponibilità delle famiglie ad accogliere bimbi anche in difficoltà o non più neonati. Ebbene, con Riccardi la situazione peggiorò fino ad arrivare alla gestione di Silvia Della Monica durante la quale la CAI non si è mai riunita, con Paesi che attendono risposte da anni alla richiesta di accordi“.

Le speranze ora sono riposte in una risoluzione dello stallo, soluzione che il vicepremier Matteo Salvini ha promesso di cercare e che secondo Griffini è ormai divenuta “indispensabile perché di questo scontro tutto politico all’interno del Governo ne fanno le spese i bambini e le famiglie. Sono sette anni che non si apre un accordo con un Paese nuovo e, nonostante la nostra richiesta di apertura a 15 Paesi, nessuna è stata autorizzata. Basti pensare che un Paese come la Colombia che è secondo al Mondo dopo la Russia per numero di bambini dati in adozione, ha chiesto all’Italia un aiuto nel programma delle vacanze preadottive: la Comissione è da due anni che ha la richiesta sul tavolo, ma non ha ancora risposto“.

Eppure per l’adozione internazionale ci sarebbe spazio. Eppure le potenziali famiglie adottive pronte ad accogliere sarebbero numerose. I numeri li snocciola ancora Griffini, sempre nell’intervista: “In Italia ci sono cinque milioni di famiglie sposate senza figli e le stime ci dicono che tre milioni non hanno figli perché sterili. Forse molti di questi coniugi vorrebbero diventare padri e madri, ma non iniziano il percorso perché spaventati dal meccanismo della adozione internazionale. L’Italia è l’unico Paese nel quale la coppia che si rende possibile ad adottare un bambino deve essere giudicata da un tribunale dei minorenni, mentre i protocolli operativi regionali stabiliti dalla legge sono realtà solamente in Veneto e Friuli. Questi sono gli scogli allo sviluppo della adozione internazionale. Non certo la carenza di bambini bisognosi di una famiglia”