Adozione internazionale. Il primo compleanno a 7 anni. Il miracolo dell’adozione.

Quest’anno il 7 aprile sarà una giornata diversa e speciale: Alexandru, 7 anni ancora per pochi mesi, potrà finalmente soffiare le candeline sulla torta a casa sua, circondato da mamma papà e tutta la sua famiglia. 

L’anno scorso, il giorno del suo compleanno, il bambino si trovava ancora in Romania, nella casa famiglia dove ha trascorso gran parte della sua vita in attesa di una adozione: e pensare che la scorsa primavera mamma e papà c’erano già, pronti a correre da lui ma fermati, come tanti altri genitori in attesa, dalla pandemia Covid19.

“E’ stata dura ma abbiamo resistito – raccontano Margherita e Dinu – . Abbiamo avuto l’abbinamento ai primi del 2020 nella sede Ai.Bi. di Mestre e a metà marzo avevamo prodotto tutta la documentazione. Eravamo pronti a partire, appena fosse stato possibile, e invece è arrivata la pandemia da Covid 19 che ha bloccato tutto: una battuta di arresto che ci ha preso alla sprovvista e lasciati senza fiato…anche in Romania gli uffici preposti alle adozioni erano chiusi ‘fino a data da destinarsi’. Sapevamo che la pratica di nostro figlio era stata presa in carico ma niente di più”.

Un 2020 in attesa di incontrare i propri figli

E’ andata così nel 2020 per molte coppie vicine al traguardo di incontrare i propri figli: a tutti è stata richiesta, giocoforza, una disponibilità più ampia per sostenere il progetto adottivo che, per alcuni versi, poteva avere una conclusione incerta. Dall’altra parte, anche e soprattutto ai bambini è stato richiesto un sacrificio ancora più grande: attendere ancora prima di poter tornare a essere figli.

“Non abbiamo potuto festeggiare assieme il compleanno ma ci rifaremo il prossimo aprile – dice la mamma – le frontiere l’anno scorso rimasero chiuse fino a metà giugno e l’Italia era all’epoca uno dei Paesi in lista rossa. Ci siamo tutti armati di tanta pazienza e siamo stati alla fine premiati”.

I mesi sono trascorsi: pur nella fatica, sono serviti anche al bambino per essere progressivamente preparato all’incontro con la sua famiglia definitiva mentre i genitori, in Italia, producevano altra documentazione necessaria quando le frontiere sarebbero state riaperte.

Margherita e Dinu, occorre ricordarlo, sono a loro modo genitori speciali: 

il papà è rumeno, originario della parte settentrionale del Paese e questo è un requisito fondamentale per poter adottare in Romania dove la procedura richiede due viaggi. Alexandru invece è originario del Sud, nella zona di Costanza, bellissima meta turistica molto conosciuta e frequentata. Margherita è riuscita a tenere insieme pazienza e determinazione e a custodire con il papà la dose di amore arretrato per il loro Alexandru.

“Arrivare fino a lui è stato un bel viaggio – dicono mamma e papà – dopo l’aereo abbiamo macinato chilometri in autobus.

Il nostro primo incontro è stato bellissimo:

il bambino è stato preparato anche se non sappiamo come. Ci è stata concessa un po’ di intimità, per restare soli: lui ci ha subito messo le braccia al collo, e per tranquillizzarlo gli ho parlato in romeno. Del resto ha trascorso gran parte della sua vita con dei genitori affidatari in casa famiglia, una buona famiglia che è stata discreta e vicina per tutto il tempo in cui eravamo con Alexandru”.

Durante il soggiorno del primo viaggio la coppia, per iniziare la conoscenza e l’affiatamento reciproco, andava la mattina a prenderlo, per trascorrere assieme la giornata e riportava il bambino in casa famiglia la sera a dormire. Quando è giunto il momento di lasciarsi, prima di tornare in Romania per la sentenza definitiva, “mio marito aveva rassicurato nostro figlio, lasciandogli una maglietta e promettendogli che ci saremmo sempre sentiti al telefono – dice la mamma – e così è stato, ci siamo sempre tenuti in contatto dall’Italia in videochiamata”.

E finalmente è giunto il momento del ritorno e della sentenza. Alexandru finalmente era diventato figlio di Margherita e Dinu.

“A voce Alexandru sapeva che lo avremmo portato con noi in Italia e che saremmo stati per sempre i suoi genitori ma in famiglia affidataria c’erano due figli biologici e 2 in affido e due genitori molto in gamba – ricordano Margherita e Dinu – sono state persone importanti per lui. Al congedo finale è stato difficile e per quanto fosse sempre sereno e sorridente, manifestava molta nostalgia per loro, all’inizio. L’amore e la cura della famiglia affidataria ha senz’altro aiutato il passaggio verso la nuova vita con noi.”

La nuova famiglia trascorse ancora un po’ di tempo in Romania, prima di rientrare in Italia.

“Avevamo una casa con un po’ di giardino davanti, eravamo vicini al mare. In quei giorni c’era scuola online e quindi le giornate cominciavano ad avere una certa normalità. In più potevamo osservare come Alexandru stesse già cambiando, come i suoi sentimenti e atteggiamenti si stessero trasformando”.

Una volta rientrati in Italia Alexandru è ancora rinato e giorno dopo giorno sta rinnovando il suo entusiasmo per la vita di figlio. 

“Prima di partire avevamo sistemato casa, pensando a una camera e un bagno tutto suo – dice Dinu- non è stato facile l’inizio ma nostro figlio è un bambino molto positivo e si è adeguato bene a tutto, incluse le nuove limitazioni e la Dad per il Covid dopo pochi giorni di scuola in presenza”

Il bambino è stato iscritto in prima elementare e dimostra di essere ben disposto alla lingua italiana e alla sua nuova classe.

“E’ il caso di dire che ci stiamo ancora conoscendo, ogni giorno che passa lo vediamo sempre più sereno, sorride e ci abbraccia spesso. Insomma, siamo stati proprio fortunati a incontrare Alexandru!”