Adozione Internazionale in Russia. Sulla scheda di Vladimir si prefigurava di tutto. Ma ha imparato a fidarsi

“Di fronte a un quadro clinico complesso, volevamo capire meglio la situazione. In fondo, ripensandoci, avevamo già detto di sì”

Sulla scheda di Vladimir si prefigurava di tutto: palatoschisi e problemi alla mandibola, ritardo psicomotorio e del linguaggio, un problema al cuore, un virus, l’epatite e una angioma sulla schiena la cui gravità, rispetto a quanto avesse intaccato gli organi interni, era ancora da accertare.

Così inizia la storia di adozione di Irene e Antonio, che oggi, a un anno dal ritorno a casa da una remota ragione della Russia, l’Udmurtia, possono ricordare con maggiore serenità la loro esperienza di Adozione Internazionale che li ha portati a diventare genitori di un bambino simpaticissimo. Tra le altre cose, Vladimir assomiglia molto alla mamma.

Ci era stato proposto l’abbinamento di un bambino piccolo, con molti problemi sanitari, per cui abbiamo chiesto un incontro con Ai.Bi. – Amici dei Bambini: il bambino aveva due anni e già questo ci aveva sorpreso considerata l’età media dei bambini che vanno in adozione. Che coincidenza: nel 2017, il suo anno di nascita, avevamo dato mandato ad Ai.Bi.! – ricorda Antonio – Di fronte a un quadro clinico che pareva complesso, volevamo capire meglio la situazione e così abbiamo chiesto approfondimenti diagnostici. In fondo, ripensandoci, avevamo già detto di sì”.

Irene e Antonio, in sostanza, avevano compreso che il margine di errore poteva esserci, essendo stati preparati al fatto che spesso in molti paesi del mondo le schede possono non essere aggiornate e conservare ancora informazioni non confortate da verifiche e analisi mediche.

Adozione Internazionale in Russia. Tornati a casa pensavano ancora a lui

Tornati a casa i genitori pensavano ancora a quel bambino.

“La nostra intenzione era di partire, così appena sono arrivati gli esiti degli esami abbiamo dato la nostra disponibilità definitiva e nel giro di una settimana abbiamo organizzato il viaggio”.

Come sospettavano i genitori, gli esami confermarono che l’unico problema sanitario da affrontare era quello del palato aperto, per cui è stato eseguito l’intervento una volta arrivati in Italia.

“Le informazioni sulla scheda erano vecchie così che molti problemi erano superati – racconta il papà -. Il bambino veniva da un passato difficile dal punto di vista delle sua salute: per una serie di problemi di salute suoi e della madre, Vladimir è rimasto in ospedale per sei mesi circa dalla nascita”. Dopo decine di rifiuti per l’adozione nazionale venne trasferito in un piccolo istituto, dove si trovavano una cinquantina di bambini: lì è rimasto finché non sono arrivati mamma e papà.

“Oggi, a un anno circa dal ritorno a casa, i progressi non si contano! – dice entusiasta la mamma – E’ cresciuto di 20 centimetri e ha preso peso, comincia a parlare, canticchia ogni tanto. Certamente qualche ritardo motorio dovuto alla vita in istituto si nota, ma il bambino è piccolo e sta già recuperando, grazie anche ad alcuni mesi di asilo nido l’anno scorso, da novembre a febbraio. Il lockdown non è stato certo salutare! – aggiunge – ma adesso dovremmo lentamente tornare a un ritmo normale con l’inizio della scuola materna”.

Le prospettive per Vladimir sono molto buone, considerando che il bambino è aperto, socievole, ama stare con gli altri ed è vivace.

Adozione Internazionale in Russia: il primo viaggio nel febbraio 2019

“Il primo viaggio risale al febbraio 2019 quando siamo rimasti 5 giorni come prevede la procedura per iniziare la conoscenza – ricordano Irene e Antonio, che sono soddisfatti della riuscita del viaggio e dell’assistenza locale di Ai.Bi. in Federazione Russa – . Il bambino appariva indifferente, non sembrava capire realmente chi fossimo. Ad aprile fu la volta del secondo viaggio, per i giorni necessari all’emissione della sentenza del tribunale e poi a maggio siamo finalmente tornati per portarlo a casa. Nel frattempo, tra un aereo l’altro, dall’istituto ricevevamo aggiornamenti via mail sia sullo stato di salute che su quello che stava vivendo. In generale ci è parso che in questi anni in istituto Vladimir fosse nutrito, lavato, vestito ma certo privato di relazioni affettive”.

Da qui probabilmente i ritardi evidenziati nella scheda. Oggi il bambino è più sicuro nei movimenti, in più è circondato dalle coccole di cugini e cugine grandi che amano fare le baby sitter.

Vladimir in questo anno ha imparato a fidarsi, a riconoscere gli affetti, a identificare e fare propri i riferimenti della sua vita, mamma e papà.

“All’inizio andava in braccio con tutti e quasi non faceva differenza con le persone, adesso se non vede me o mio marito per qualche tempo chiede e ci viene a cercare”, racconta Irene che ha già programmato sedute di psicomotricità per il bambino. “Abbiamo effettuato anche controlli neuropsichiatrici, e oltre alla psicomotricità potremmo pensare alla logopedia per aiutarlo nella parola dopo la chiusura del palato”.