Adozione Internazionale. “È stata una sensazione forte, scoprire come ti chiami davvero, che nome aveva tua madre biologica, quanti fratelli di sangue vivono ancora in Brasile”

Julia ha scoperto di avere due sorelle e un fratello e quando è arrivato il giorno di una videochiamata, nell’ottobre di un anno fa, dall’altra parte dello schermo c’era una donna giovane e una ragazza: la madre naturale e la sorella. Leggi la testimonianza di Julia alla ricerca delle proprie origini

Mentre Julia parla e racconta, non posso fare a meno di pensare quanta forza d’animo nutra le persone adottate, nel loro percorso di crescita, di consapevolezza, e comprensione della realtà. Ciascuna ha la propria storia, ciascuna vive esperienze uniche. Con queste premesse ascoltare e trasferire la storia di Julia, 26 anni, originaria di San Paolo, è emblematico perché potrebbe riguardare altri figli e altre famiglie. Oppure no, ed è il caso dei suoi fratelli. Ma andiamo con ordine;

La storia di Julia

Nel 2004 Julia aveva 6 anni, viveva a San Paolo in un istituto insieme ai suoi due fratelli, oggi di 25 e 24 anni.
“Ricordo che chiedevo con insistenza di volere dei genitori – racconta – e per mia fortuna quando arrivarono fu una festa. I miei genitori erano stati accompagnati da Ai.Bi.: arrivarono un mese prima del previsto per festeggiare il mio compleanno. È stato il loro regalo per me.”
Una gioia che ricorda molto bene e che è proseguita con l’arrivo in Italia. “La scelta di adottarci tutti e tre, se ci penso, mi commuove ancora”, aggiunge mentre racconta come pian piano, durante gli anni dell’istituto, cresceva in lei, che si occupava dei fratelli come una mamma, il desiderio di una famiglia.
“Osservavo il cancello celeste dell’istituto. Ogni tanto vedevo affacciarsi alcune mamme che poi andavano via con qualcuno di noi, così cominciavo a capire”.

La vita con la famiglia biologica

Julia oggi vive in una cittadina lombarda insieme al suo compagno e lavora in un bar.
È una donna felice, che ha superato molte sfide: la vita in Brasile con la famiglia biologica e poi in istituto, la nuova vita in famiglia in Italia, la morte della mamma in adolescenza.
“Ho vissuto con la madre biologica alcuni anni, quelli che ti bastano per conservare qualche ricordo – dice – così che in istituto sono stata poco. I miei fratelli invece erano stati portati poco dopo la nascita”.
L’ingresso in istituto, se sei grandicello, è un passaggio della tua vita che si fissa nella mente.
“Ricordo ancora il giorno in cui venne a casa l’assistente sociale, aveva un’auto verde. Mi disse che mi portava a conoscere i miei fratelli, che avevo visto appena – conclude – Mia madre disse che sarebbe venuta a prendermi, cosa che poi non è avvenuta”.

La riscoperta delle origini

C’è una ragione per cui oggi Julia racconta tutto questo: ha intrapreso da qualche tempo la ricerca delle sue origini, avendo superato i 25 anni di età, momento in cui è possibile acquisire tutti i documenti disponibili per ricostruire la propria storia personale.
“Sia chiaro, per me la mamma è quella che mi ha accolto e cresciuto, non voglio certo ricostruire o recuperare la famiglia originaria – precisa Julia, che in questo percorso è sostenuta dal suo compagno di vita – : questo è un desiderio che è cresciuto in me e non nei miei fratelli. Ne abbiamo parlato ma loro non ne vogliono sapere, cosa che rispetto. Così ho agito da sola”.
L’anno scorso Julia ha iniziato la sua ricerca, “per fare pace con il mio passato”, rivolgendosi prima ad Ai.Bi. per avere le prime informazioni, poi al Tribunale per i minorenni, per scoprire che la nonna e la zia erano depositarie di un fascicolo prezioso, ricco di notizie, che sua mamma aveva custodito e affidato poco prima di morire.
“È stata una sensazione forte, scoprire come ti chiami davvero, che nome aveva tua madre biologica, Roberta, quanti fratelli di sangue vivono ancora in Brasile – dice Julia che poi ha utilizzato anche i social media per risalire a dei contatti brasiliani – Sono state tre le persone che mi hanno dato informazioni corrette. E alla fine l’ho trovata”.
Julia ha scoperto quindi di avere due sorelle e un fratello e quando è arrivato il giorno di una videochiamata, nell’ottobre un anno fa, dall’altra parte dello schermo c’era una donna giovane e una ragazza: la madre naturale e la sorella.
Senza entrare in dettagli di una storia privata e, come è immaginabile, dai contorni dolorosi, è importante trasferire le impressioni di Julia.
“Il giorno dopo quella telefonata non ne volevo più sapere, poi le cose sono cambiate nel tempo – conclude – . Ho capito la disgregazione sociale in Brasile e le sue conseguenze: la mia sorella rimasta in Brasile è giovanissima e ha già un figlio. Ho capito quanto sono stata fortunata, ho compreso l’opportunità che mia madre ha dato a me e ai miei fratelli. So che questo percorso non è obbligatorio e non tutti vogliono farlo, ma penso che mi aiuti a sentirmi più risolta con me stessa e la mia storia. Lo ribadisco, mia madre resta quella che mi ha adottato, ma questo passaggio era per me necessario”.
Ora per Julia manca solo un ultimo tassello.
“Prima o poi andrò in Brasile, a incontrare Roberta, questo è il desiderio. L’idea è di andare con il mio compagno. Vedremo”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
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