Adozione Internazionale. Il limbo linguistico fra lingua originaria e italiano

Dalla perdita della lingua d’origine alla conquista dell’italiano: un processo delicato ma fondamentale per l’integrazione dei bambini adottati

I bambini adottati internazionalmente e accolti in Italia portano con sé una lingua materna originaria, che riflette i legami e il mondo che hanno conosciuto fino a quel momento. Per loro, l’italiano rappresenta una seconda lingua di cui non conoscono il repertorio sonoro, lessicale e comunicativo, ma che diventa cruciale per sentirsi parte della famiglia adottiva, integrarsi e costruire un nuovo senso di appartenenza.

La seconda lingua

L’acquisizione di questa nuova lingua, tuttavia, non è un processo semplice né lineare. A differenza della lingua materna, che si apprende naturalmente, l’italiano richiede uno sforzo specifico e condizioni particolari. Col tempo, questa lingua diventa la loro lingua adottiva e, in molti casi, la loro “lingua materna secondaria“.
La lingua d’origine tende a essere gradualmente abbandonata, spesso per ragioni pratiche e psicologiche. Per il bambino, apprendere l’italiano rappresenta la via più rapida verso l’integrazione. Per i genitori adottivi, invece, una transizione linguistica rapida è talvolta percepita come un modo per proteggere il figlio dal disagio che il legame con la lingua d’origine potrebbe evocare, richiamando esperienze emotive difficili e destabilizzanti.

La fase di transizione

Questa transizione, però, può collocare il bambino in un “limbo linguistico“: un periodo di incertezza caratterizzato da un’inadeguata competenza linguistica, in cui può sentirsi privo delle parole necessarie per esprimere se stesso. Questo stato può provocare fragilità emotiva, ansia da prestazione e insicurezza. Non è raro, inoltre, riscontrare difficoltà temporanee nel linguaggio e nella comunicazione, che richiedono specifici interventi logopedici o psicologici.
Sebbene l’acquisizione della lingua per le necessità quotidiane e relazionali avvenga relativamente in fretta, lo sviluppo della padronanza linguistica completa – comprendente la lingua astratta, il linguaggio figurato e le sfumature espressive – richiede tempi più lunghi, fondamentali per una partecipazione sociale e scolastica pienamente consapevole.
Per i genitori, è essenziale comprendere e sostenere questo processo di acquisizione linguistica, tenendo conto dell’età del bambino al momento dell’adozione, delle sue esperienze pregresse e delle caratteristiche emotive individuali. È fondamentale offrire un ambiente comunicativo relazionale che rispetti i tempi e i ritmi personali del bambino, promuovendo la sua piena espressione di sé, l’interazione con gli altri e l’integrazione nel contesto sociale e culturale.

Marcella Griva, Psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

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