Adozione internazionale. Liu e il suo braccio speciale, una lezione di vita per tutti

Il racconto di una famiglia che ha adottato una bambina dalla Cina, con un bisogno speciale. Un’emozionante storia di adozione e di accettazione di sé

“Mi sono stancata del mio braccino, mi sono stancata degli sguardi degli altri bambini che mi guardano male!”
Quando Liu ha avuto consapevolezza piena del suo cosiddetto bisogno speciale, ovvero dell’avambraccio che le mancava dalla nascita, ha reagito così con la mamma, quando si trovavano al parchetto a giocare. Togliere la protesi, probabilmente, è una liberazione se vuoi scatenarti sugli scivoli, ma al tempo stesso scatena sguardi e sollecita domande negli altri bambini.

Le domande dei bambini

“Alcuni bambini ci chiedevano se fosse caduta, oppure: “Le avete tagliato il braccio?” ma noi rispondevamo sempre tranquillamente e così anche Liu è sempre stata tranquilla – raccontano Tiziana e Francesco, che hanno adottato la bambina in Cina nel 2018 – Abbiamo sempre cercato di rassicurarla, spiegando a Liu che le domande sono frutto solamente di curiosità : ‘appena ti conoscono tutto passa’”.
Sembra facile, ma spiegare a una bambina che quella porzione di braccio non potrà ‘crescere’, non è semplice.
“Un giorno le abbiamo detto: il braccino non cambierà, chi deve cambiare sei tu”.
Un cambio di prospettiva impegnativo per una bambina che è tua figlia e non vuoi vedere soffrire. Ma la più grande consapevolezza e maturità, quel giorno, arrivò proprio da Liu: “In verità a me piace, il braccino!”.
Ecco cosa significa special needs, in fondo: per Liu, avere due genitori così speciali e preparati che hanno accompagnato la loro figlia verso una consapevolezza superiore alle aspettative; per Tiziana e Francesco avere una figlia che, malgrado tutte le difficoltà che ha affrontato e che potranno verificarsi, saprà guardare alla vita con la giusta dose di coraggio e determinazione.
La storia di Liu inizia a Xi’An, in Cina, dove è stata abbandonata e cresciuta nell’istituto della città. Quando Tiziana e Francesco sono partiti da Napoli, la bambina era ancora accolta in una casa famiglia adiacente l’istituto: aveva appena compiuto due anni.
“Stava bene ed era molto accudita – dice Tiziana – tanto che il giorno del primo incontro con noi non è andata benissimo.
Liu era molto  spaventata: quando ci vide si aggrappò alla tata cui era molto affezionata. Non si avvicinava a me, soprattutto, tanto che la tata la diede in braccio a Francesco”.
Quel giorno Liu ha pianto tutto il pomeriggio fino a sera. “Del resto lei e la tata si adoravano, il distacco è stato difficile” aggiunge il papà. Anche i primi giorni di ambientamento in famiglia non sono stati semplici.
“La prima settimana restava sempre a testa bassa, non ci guardava, non sorrideva, non camminava, voleva stare sempre nel passeggino – racconta Francesco – Mangiava e dormiva ma aveva sempre una espressione triste, per quanto cercassimo di farla distrarre in tutti i modi”.
E poi, come sempre accade in questa fase di prima conoscenza, dopo qualche giorno arrivò il primo sorriso.
“Ce li ricordiamo ancora i primi sorrisi e la prima risata! – raccontano mamma e papà – Ci siamo accorti che la faceva ridere il rumore dei palloncini che scoppiano. E ancora: dopo circa due settimane, mentre stavamo guardando la tv. Liu si avvicina e ci dà due baci. Da quel momento è stato un susseguirsi abbracci e baci”.

Il percorso di adozione

La storia di Francesco e Tiziana inizia invece a Napoli, con percorsi di avvicinamento e formazione all’adozione.
“Ogni tanto leggevo le storie di abbinamenti o di adozione dal sito di AiBi – racconta Tiziana – e un giorno fui colpita da un articolo in cui si parlava di un bambino che non aveva la mano. Ne abbiamo parlato in casa e addirittura mio marito, per esorcizzare, disse. Be’, almeno avesse un indice e il pollice quel bambino sarebbe più avvantaggiato. E poi non ne parlammo più”
Quando arrivò l’abbinamento, la proposta per Tiziana e Francesco fu quella di Liu: una bambina senza l’avambraccio. Senza pensarci troppo dicemmo di sì. In quel momento ci tornò in mente quell’articolo e quella conversazione. È come se mi avessi preparato a Liu’, mi disse mio marito.”
Oggi Liu è perfettamente a suo agio a scuola e con i compagni. Ama gli spaghetti al pomodoro, va in piscina, frequenta corsi di teatro e danza.
“Ha un carattere buono e socievole, è simpatica e va d’accordo con tutti. È una bambina interessante, mi dicono!”
Liu è pian piano più a suo agio, man mano che cresce, anche con la sua protesi, che a volte sceglie di non mettere per sentirsi più libera.
“Comprendiamo che non sia semplice essere pronti a un bisogno speciale come questo, ma spesso il limite è nostro e non dei nostri figli – concludono Tiziana e Francesco – Se si decide per un bisogno sanitario bisogna essere consapevoli che è qualcosa per la vita ma non è quello l’aspetto centrale dell’ adozione. Liu ce lo dimostra ogni giorno”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it

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