Adozione Internazionale: Lorette, 14 anni: “Il mio desiderio è di diventare medico pediatra. Anche io ho sofferto e vorrei poter aiutare i bambini”

“Sono infinite le risorse di questi ragazzi a cui si offre la possibilità di una vita serena grazie alla adozione. Siamo convinti non solo che le adozioni internazionali si possano fare ma che si debbano fare”

Ha messo da parte paghette e risparmi e ha deciso di fare una donazione per la campagna BAMBINIXLAPACE a favore di bambini e famiglie ucraine in fuga dalla guerra.

Lorette ha 14 anni, abita in provincia Treviso e ha frequentato il primo anno del liceo in Scienze umane. È originaria della Repubblica Democratica del Congo ed è arrivata in Italia quando aveva 5 anni.

Mi piacciono i bambini, da sempre, sono il nostro futuro e possono cambiare il mondo – dice Lorette – e proprio per questo ho pensato a quelli che oggi vivono giorni difficili, per la guerra. Anche quando ero piccola ero sempre abbastanza sensibile su questo tema, quando sentivo le notizie al telegiornale o quando se ne parlava a scuola”.

Lorette ha scelto di studiare Scienze umane perché è “interessata al comportamento dell’uomo nella società. Ma il mio desiderio, in fondo, è di diventare medico pediatra. Anche io ho sofferto e vorrei poter aiutare i bambini”.

Lorette, anche grazie alla sua donazione, ha trovato l’occasione per parlare di questo e altri temi legati all’infanzia in difficoltà con amici e compagni di scuola.

Non che la gente cambi facilmente idea o lasci andare certi pregiudizi – dice – a scuola abbiamo parlato anche di accesso all’acqua e al cibo, ma a me sembra che sia più facile parlare e poi non avere rispetto per quello che si ha. Magari ci si lamenta che le cose non vanno e poi si spreca, appunto, cibo o acqua”.

Nata a Kinshasa, Lorette è certa del legame ancora vivo con quei luoghi.

L’Africa, il mio continente di origine, è come una famiglia per me, sento che mi appartiene. Proprio per questo trovo ingiusto che tanti bambini e adolescenti africani si trovino in un mondo così diverso dal nostro: vorrei che avessero un futuro e delle possibilità, proprio come noi”.

Non conserva molti ricordi: “Avevo 3 anni quando mi portarono in istituto: ricordo solo il deserto e un poliziotto che prendeva una mia valigia piena di vestiti e mi diceva di non avere paura – ma è felice che due compagni del suo istituto abbiano come lei trovato famiglia in Veneto.

Ci vediamo ogni tanto, parliamo delle nostre cose – dice Lorette – per me sono come fratelli”.

I suoi genitori, che si sono affidati alla sede Ai.Bi. di Mestre, l’hanno incontrata 10 anni fa in un istituto di Kinshasa e oggi sono orgogliosi della loro bellissima figlia.

L’adozione di Lorette è stata ed è una bellissima esperienza per tutti noi – spiega la mamma – Certo, il problema del razzismo verso i ragazzi di colore, che avevamo tenuto in minore conto, esiste, forse anche perché abitiamo nel nordest, in un piccolo centro dove chi ha una pelle diversa non ha vita facilissima. Sono però infinite le risorse di questi ragazzi a cui si offre la possibilità di una vita serena.

 Siamo convinti non solo che le adozioni si possano fare ma che si debbano fare”.