Adozione internazionale. “Mangiava in 4 minuti e… poi via!

Il problema più grande del primo periodo dell’adozione? Nostra figlia a tavola! Ora è lei che ci rimprovera, se beviamo il caffè velocemente per poi salutare e andare a lavoro

Il primo periodo dopo l’adozione può portare con sé alcune difficoltà per i neo genitori dovute all’adattamento del bimbo al nuovo contesto di vita e alla necessità di acquisire delle nuove regole da attuare in famiglia. Tutto facilmente risolvibile con pazienza, amore e dando il buon esempio, come raccontano due neo genitori adottivi.

La loro bambina è uno scricciolo minuto e magrolino ma dinamico e sempre in movimento, soprattutto quando è ora di mangiare.

Avete presente il cartone animato di Tasmania Devil? Ecco la nostra cucciola era proprio così” – raccontano i due genitori – “avevamo l’impressione che nell’istituto in cui viveva, le fossero privati cibi salutari. Caramelle, cose pasticciate, panini quanti ne voleva -continuano- ma il pasto era “il piatto unico” e crediamo fosse sempre una pietanza veloce da mangiare, se non in piedi, comunque alzandosi e sbocconcellando a rate, dopo aver giocato un po’, essere tornata a dare un morso, essersi nuovamente alzata da tavola, aver rincorso qualche amico e così via”.

Un comportamento che la bimba ha continuato a mantenere anche dopo l’incontro con la mamma e il papà adottivi. Abitudini che i genitori nei primi tempi, per avvicinarsi alla piccola senza bruschi cambiamenti, hanno deciso di tollerare, ma introducendo lentamente “nuove regole” sia di comportamento, che di regime alimentare.

Nuove principi che per essere realmente efficaci hanno dovuto coinvolgere per primi proprio i novelli genitori.Nonostante noi non fossimo proprio dei salutisti doc, o nobili signorotte dell’alta borghesia, ci siamo resi conto che con la nostra nuova arrivata, si doveva attuare un comportamento diverso da prima – raccontano – Abbiamo così iniziato a cucinare insieme a lei, impastando la pizza o la pasta fatta in casa, per giocare e farle capire i “sacrifici” che preparare il cibo comporta. Giocavamo a fare i cuochi. Mai, prima avremmo pensato di dover fare una cosa simile! Preparavamo i biscotti e li controllavamo mentre cuocevano nel forno, per poi gustarli insieme a tavola”.

Tanto ingegno, amore e divertimento quello messo in atto dai due genitori per educare la figlia, soprattutto nella gestione del tempo a tavola, perché la bimba in istituto sembrava abituata a pasteggiare in 4 minuti al massimo, in piedi e senza regole, giocando o correndo.

Abbiamo provato tutte le tecniche possibili, dall’aeroplano, a giochi inventati che regolassero lo stare seduti insieme a gustare il pasto – sottolineano i neo mamma e papà – Alla fine abbiamo notato che la cosa che la faceva restare un po’ di più seduta, era il vedere noi genitori che vivevamo il pranzo e la cena come momenti importanti della nostra giornata, incuriosita sul perché, durante quegli spazi, potessimo trovare gioia, piacere, ridere…”

I due ingegnosi genitori hanno iniziato così a tenersi per mano durante i pasti. Una “coccola” che ha da subito incuriosito ed attirato la bimba, facendo capire ai novelli genitori quanto la chiave dell’educazione non fosse l’imposizione di comportamenti e regole da seguire ma l’esempio che loro stessi potevano dimostrare alla piccola con i loro comportamenti, vivendo il tempo della famiglia e stando insieme.

Ora, in Italia, il tempo del pasto è divenuto sacro: nessuno può toglierci questo momento per stare insieme. Tutti noi lo viviamo con voluttà!

Certo tornati alla vita frenetica di casa, a volte capita di dover fare colazione rapidamente- dichiarano i genitori – Ora è lei che ci rimprovera se beviamo il caffè velocemente per poi salutare ed andare al lavoro. Un rituale nuovo, un’abitudine tutta nostra che nessuno ci ha consigliato o insegnato. Ah! le risorse come le trovano i genitori (quasi disperati), quando si vuole trasformare un diavoletto della Tasmania in una pseudo aristocratica amante del the”.