Adozione Internazionale. Quattro anni per ottenere l’idoneità e poi… il lockdown

Un’esperienza raccontata che lascia in bocca un sapore amaro. Ma non bisogna scoraggiarsi

Ci sono storie che lasciano davvero in bocca un sapore amaro. Con oltre cinque milioni di coppie sposate e senza figli, quando una di loro si vede come un’unione di “padre e madre di un figlio non loro” e inizia con pazienza il percorso voluto dal legislatore italiano per l’Adozione Internazionale, e subito sembra che tutto congiuri per fermarla, può capitare di scoraggiarsi. Ma non bisogna mai farlo. Di seguito pubblichiamo una testimonianza mandata ad Ai.Bi. – Amici dei Bambini da parte di due aspiranti genitori adottivi che, con fatica e dopo quattro anni di fatiche burocratiche, quando sembrava tutto pronto, si sono visti bloccati da un evento inimmaginabile: la pandemia da Coronavirus…

Adozione Internazionale. Un percorso lungo quattro anni

Iniziamo il nostro percorso nel marzo del 2016. I servizi sociali che seguono il nostro studio di coppia non sono molto accoglienti nei nostri confronti. Solo di fronte ai giudici scopriamo che non siamo stati ne preparati ne giudicati bene. I giudici leggono la relazione psicosociale, pessima, e affrontano il colloquio con noi. Ci accorgiamo che siamo assolutamente impreparati a rispondere alle loro domande. Veniamo rimandati.

Ci chiedono di prepararci sui temi dell’abuso e del maltrattamento e sulle reali disponibilità di accoglienza della coppia. Ci dedichiamo alla nostra preparazione, seguiamo dei percorsi formativi per conoscere il mondo dell’adozione, scopriamo di essere arrivati davanti ai giudici senza nessuna conoscenza approfondita del tema dell’adozione nazionale e internazionale.

Ma non è sufficiente, i giudici ci valutano ancora non idonei all’accoglienza di uno o più minori. Siamo tristi, affaticati, ma siamo decisi a continuare a coltivare la nostra idea di famiglia. Continuiamo a prepararci, lavoriamo sulle nostre difficoltà, frequentiamo momenti di condivisione tra famiglie adottive, percorsi formativi, convegni e seminari, siamo affiancati da professionisti che ci seguono passo passo, non ci lasciano soli, questo ci salva, ci permette di continuare a sognare, di continuare a costruire la “casa” che accoglierà i nostri figli.

Il secondo percorso verso l’idoneità è più semplice, i servizi si mostrano accoglienti, i giudici valutano la nostra coppia pronta ad accogliere uno o più bambini abbandonati. Adesso, adesso che siamo pronti per diventare una famiglia siamo spaesati, davanti a noi si concretizza il sogno di diventare genitori, consapevoli che il diritto ad una famiglia è dei nostri figli, non nostro.

Siamo nel 2020, il decreto è pronto, ma il lockdown ha bloccato tutto. Noi aspettiamo, siamo pronti ad accogliere i nostri figli e arriverà il loro e il nostro momento.

Non ci stancheremo mai di dirlo e di scriverlo: le coppie desiderose di accogliere vanno accompagnate e non selezionate.