Adozione internazionale. Romania. Quattro anni e mezzo fa tu nascevi in un piccolo ospedale in Romania e venivi abbandonato…

Non abbiate paura, sono i bambini a sceglierci perché sanno già dove trovano l’amore e dove si possono sentire protetti; gli adulti devono solo imparare da loro a lasciarsi andare senza troppe domande.

 La luce in fondo al tunnel… Ali

 Quattro anni e mezzo fa tu nascevi in un piccolo ospedale in Romania e venivi abbandonato, mentre noi iniziavamo il nostro percorso alla ricerca della luce e della speranza.

Per quattro anni e mezzo i nostri cammini sono andati avanti parallelamente, senza conoscerci, senza darci forza reciprocamente, probabilmente perché ognuno dei tre doveva arrivare preparato al grande incontro.

A Pasqua 2020 è arrivato l’avviso di chiamata via Skype e noi pensavamo ci fosse una brutta notizia, che le adozioni si sospendessero a causa del periodo emergenziale Covid-19. Invece è arrivata la tua scheda e le foto – il tuo sguardo vispo e furbetto aveva già penetrato i nostri cuori ed eri già nostro.

 …Poi l’attesa per poterti incontrare…

Le prime compere, la tua cameretta, le preparazioni per il primo viaggio ed il primo incontro. Mesi chiedendoci come sarà, come affronteremo il momento, cosa ti potrebbe piacere, che regalo prenderti. Tante preoccupazioni insomma, di come ci accoglierai e tu che ci hai spiazzato correndoci in braccio subito. Affrontando l’incontro nella maniera più limpida e con tanta tranquillità, iniziando a giocare con noi dopo 15 minuti (il nostro primo puzzle).

 …Poi lo stare insieme quotidiano

 tra paure, domande, sguardi curiosi che ci hanno aiutato a conoscerci per poterci fidare l’uno dell’altro. Un mese in cui ci ha fatto capire che il nostro mondo stava per cambiare, che il tuo benessere diventava la priorità delle nostre giornate.

 …Poi il distacco tra il primo e il secondo viaggio…

la tua pazienza del saper attendere e tu che hai saputo farci venire la pelle d’oca nel momento in cui ci siamo rivisti. Le tue domande: “quando andiamo via in Italia, dai nostri gatti?”, “è arrivato un altro mio documento, adesso possiamo andare via?”, “chiamo io la signora cosi le spiego di preparare prima i documenti per poter andare via”.

 …Infine l’ultimo nostro viaggio a Bucharest senza di te…

 quando ci siamo sentiti e visti per telefono e abbiamo capito quanto facevi già parte di noi. Eravamo già una famiglia…e mancava l’ultimo documento.

 …Poi la paura del distacco dai genitori affidatari…

 pensavamo che piangessi e invece tu eri felicissimo di partire finalmente assieme a noi e non ti sei mai lamentato. La nostra paura che il viaggio ti stancasse e che piangessi, invece hai fatto il bravo per 10 ore di fila, senza mai lamentarti perché hai capito che era il viaggio verso il tuo “nido”.

 …Poi siamo arrivati alla meta…

noi convinti, ma con la paura di doverti coccolare perché ti sentissi solo e volessi tornare a casa e piangessi, invece tu hai voluto subito preparare la tua cameretta, giocare con i gatti, fare l’albero di Natale e fare amicizie già dopo qualche giorno.

Sono passati 30 gg e noi ogni tanto ci svegliamo guardandoti e chiedendoci se è vero che sei lì e come possiamo fare per poter rispondere a tutti i tuoi “perché?”.

Perché hai una voglia infinita di sapere le cose, di imparare il mondo attraverso i nostri racconti quotidiani, di “succhiarci” le energie per poterti mettere in mezzo al lettone a fine giornata, chiedendoci ogni sera di “grattarti la schiena” prima di dormire e chiedendo conferma che il posto in mezzo non verrà mai occupato da nessun’altro.

Cosa dire poi delle tue braccia calde che ci cingono il collo mentre stai dormendo e delle tue piccole dita come i cuscinetti che ci hanno fatto cambiare idea sul senso della vita?

Non abbiate paura, sono i bambini a sceglierci perché sanno già dove trovano l’amore e dove si possono sentire protetti; gli adulti devono solo imparare da loro a lasciarsi andare senza troppe domande, vivendo semplicemente i momenti in modo naturale, senza troppi “perché” e/o “come sarebbe”.