Adozione internazionale. Russia. “Ricorderemo sempre la sua espressione quando ci ha visti: ‘Ah, ma allora siete tornati davvero!’ “

venere1“Prendimi!”. È la prima parola che Vladimir Claudio, 5 anni, ha imparato a pronunciare in italiano perfetto, dopo ‘mamma’ e ‘papà’. La sua speranza di incontrare un giorno i suoi genitori, come è accaduto l’estate scorsa a Kemerovo, in Siberia, non ha mai vacillato. Ed è stata premiata con l’arrivo di Anna e Fabio Venere, dalla Puglia e dalla sede Ai.Bi. di Barletta, dove è cominciata la storia odierna di #iosonoundono.

Il nostro percorso adottivo è stato abbastanza  breve fin dall’inizio – raccontano Anna e Fabio- : abbiamo ottenuto l’idoneità dal Tribunale di Taranto in meno di 3 mesi, un caso quasi eccezionale. E dopo il mandato ad Ai.Bi nell’estate 2014, a settembre del2015 eravamo già a casa con nostro figlio“.

La famiglia Venere ha bruciato le tappe anche per la velocità con cui ha preparato il dossier da inviare in Russia. “Un consiglio che ci sentiamo di dare alla famiglie abbinate alla Russia è di non perdere tempo nella preparazione documenti – dicono i Venere -: proprio perché sono molti è importante essere tempestivi e inviarli. Poi c’è sempre tempo per integrarli, come è capitato a noi“.

Siberia , come detto, la loro destinazione finale e quando si pensa alla Federazione Russa mai si immagina la reale vastità di questo Paese in cui un figlio sta aspettando.

Quando ci hanno comunicato che saremmo andati nella Siberia meridionale non ci capacitavamo delle distanze! – racconta Fabio – Siamo però stati fortunati perché l’istituto del bambino era in città a Kemerovo,  quindi riuscivamo a fargli visita in istituto due volte al giorno“.

Vladimir Claudio, ormai  per tutti noto con il nome italiano che al bambino piace tanto, aveva una lesione prenatale al sistema nervoso centrale alla nascita, a causa di un trauma. “Sulla carta poteva essere grave – spiega Anna – In realtà era un bambino sottopeso nato prematuro, ma sveglio e vivace. Io e mio marito al momento dell’abbinamento a Kemerovo ci siamo detti: qualsiasi cosa ci dicano, non perdiamoci d’animo e andiamo avanti

E così è stato. Il bambino appariva piccolo per la sua età – “uno scricciolino” – ma era sveglio e vivace.

Era molto reattivo – ricorda Anna – : dopo un primo momento di naturale diffidenza si è messo a giocare, si è fatto prendere in braccio. Come se, arrivato il sole, si sciogliesse tutto il ghiaccio intorno a lui“. Mamma e papà non si stancano di raccontare del coraggio dimostrato da Claudio e dai bambini che attendono l’adozione.

Nel caso del piccolo Venere, il carattere aperto ha facilitato ogni passaggio. E proprio durante il secondo viaggio è avvenuta la svolta. I bambini capiscono la differenza dal primo incontroraccontano Anna e Fabio – cominciano a rafforzare  la fiducia nella famiglia che ha mantenuto la promessa. Ricorderemo sempre la sua espressione quando ci ha visti: è entrato serio ma l’angolo della bocca sorrideva, come dire… ‘ah, ma allora siete tornati davvero!

L’istituto in cui si trovava Claudio si chiama “La casa calda , accogliente”. Qui, nel giardino della struttura, la famiglia Venere ha trascorso molte giornate estive, con loro figlio ma anche in compagnia degli altri piccoli ospiti.

“Io li avrei portati a casa tutti! – dice Anna – Alzavano tutti le braccia per farsi prendere, tutti sapevano perfettamente chi eravamo e perché eravamo lì. Però ho notato anche che i compagni di Claudio erano felici di vederlo con noi: è come se sapessero che, prima o poi, accadrà anche a loro“.

E intanto Claudio si godeva quel momento tutto suo: “Papà mio! Mamma mia!“, ripeteva a chiunque si avvicinasse . E poi, finalmente, arriva il momento di lasciare tutto e partire. Si chiude una porta con un passato e si apre la nuova vita di ogni figlio. Siamo arrivati alla mattina presto in istituto e Claudio strabordava di felicità – ricordano i genitori – Era una festa ad ogni indumento nuovo che gli mettevo. A malapena ha salutato amici e tate, non si è voltato mai indietro e si è affidato a noi e alla nuova vita“. E mentre la gioia del bambino esplodeva, le lacrime bagnavano il viso di Anna. “Piangevo perché mi immedesimavo in lui, capivo cosa significasse quella gioia e quel coraggio. Era come volasse, si affidava a totalmente a noi“.

I primi giorni di libertà dalla vita regolare dell’istituto sono trascorsi accendendo e spegnendo le luci, osservando l’acqua che scorreva dal rubinetto, azioni semplici ma per Claudio inconsuete. “Assaporava la libertà. La prima notte a fatica si è addormentato; poi si è svegliato nel cuore della notte e è venuto nel letto con noi, senza dire niente“.

Oggi il bambino va alla scuola materna, gioca con gli amici e il cuginetto, fa progressi ogni giorno ed è l’idolo del vicinato. “È molto affettuoso, per indole, dolcissimo con i bambini più piccoli e con gli anziani. È onnivoro d’amore: non si è indurito in istituto malgrado tutto” racconta papà Fabio.

Nonni e parenti sono ormai nel cuore di Claudio, che dispensa a tutti sorrisi e baci.

È una meraviglia vedere come questi bambini siano  felici – concludono Anna e Fabio- : sappiamo quanto hanno lottato e adesso manifestano questa gioia anche nelle cose più piccole“. Come scoprire il calore del piumone, una sera d’inverno.