Adozione internazionale. Santiago, dalla Colombia all’Italia con l’amore di mamma e papà

“Il suo cuore piano piano deve dirgli che siamo noi i suoi genitori”

Santiago non ama la matematica: “Come mia moglie Claudia!”, dice papà Franco; ha doti artistiche: “Come la zia di Claudia!”; ha la passione delle auto: “Io lavoro nel settore delle auto!”. Insomma, anche Franco non ha avuto il minimo dubbio, tutto tornava in quella scheda di abbinamento letta nella sede di Ai.Bi. di Firenze: non restava che partire per la Colombia e incontrare il loro figlio.

Vista la foto, è stato amore a prima vista. Partiti ai primi di novembre 2019, Claudia, Franco e Santiago sono tornati in Italia dopo un mese e mezzo, poco prima di Natale.
La loro storia ci porta dalla Toscana alla Colombia e ritorno.

“Non ci sentivamo adatti per un bambino piccolo, in ragione della nostra età – 43 anni la mamma, 53 il papà -. Non ci è parso quindi un problema poi, nel luglio dell’anno scorso, ascoltare la proposta di un bambino di 9 anni”, ricorda il papà.
E dal momento unico dell’abbinamento, sono molte le coincidenze che, in fondo, non appaiono così casuali per chi adotta.

“Il compleanno di Santiago è il 29 luglio e noi siamo andati nella sede di AiBi due giorni dopo – dicono i genitori – . Mentre ascoltavamo la sua storia, non potevamo non riconoscere nostro figlio, viste le tante coincidenze e similitudini con noi e la nostra famiglia”. Il tempo dell’attesa è stato relativamente breve. “Ci siamo sposati per adottare perché sapevo già di non poter avere figli – racconta Claudia – Abbiamo iniziato il percorso nel 2017, frequentando i corsi dei Servizi territoriali dove hanno tentato di tutto per smontarci da questa idea. Devo ammettere però che tutto quanto è servito a metterti di fronte alla realtà dei fatti. A gennaio 2018 avevamo già il decreto di idoneità così che abbiamo potuto affidare il mandato alla sede Ai.Bi. di Firenze. Ci siamo subito sentiti a casa”.

Per Claudia e Franco il percorso è proseguito come per tutte le coppie: il corso formativo, gli incontri durante il tempo dell’attesa, la telefonata, il momento dell’abbinamento.

La storia di Santiago, bellissima e dolorosa come quella di tutti i bambini che con l’adozione diventeranno figli, si è poi trasformata in realtà quotidiana. “Santiago è stato per 8 anni con la stessa famiglia affidataria, quindi il legame affettivo non è di poco conto – racconta Franco – All’incontro in Colombia e nei giorni successivi tutto è andato benissimo, era quasi troppo bello, al quinto giorno sono iniziati i problemi: Santiago piangeva e cercava la famiglia affidataria.”

Da subito si è delineato un tema che ricorre spesso nelle adozioni, in particolare quando i bambini sono grandicelli: l’attaccamento immediato con il papà – figura che normalmente si conosce poco – difficoltoso per la mamma, figura femminile che di per sé pone molti quesiti e evoca sentimenti contrastanti nei bambini.

L’unica cosa che da subito mi è venuta in mente – ha detto Claudia – è che in questi momenti parla il cuore, non c’è niente da fare”. E così si è posta nuovamente in attesa, con la determinazione di confermare ogni giorno il suo ruolo di madre.

“Il periodo in Colombia è stato difficile, ed essendo fuori casa, mancavano sicurezze e certezze – ricorda Claudia – Rientrati in Italia è andata meglio anche se la realtà era ancora molto diversa dalle possibilità prospettate ai corsi. Mi sento ancora insicura quando Santiago mi respinge, ma so che tutto questo cambierà. Il papà è un eroe per Santiago; mio marito cerca di coinvolgermi in ogni attività che fanno assieme ma occorre tempo perché tutto sia in equilibrio”.

Intanto è possibile che Santiago, per quanto da poco in famiglia, possa cominciare a frequentare bambini e futuri compagni di classe. Mamma e papà hanno verificato con gli insegnanti le possibilità di un inserimento graduale a scuola, partendo dal momento della ricreazione. Per ora sta studiando a casa un po’ di italiano, poi , lentamente Santiago entrerà a scuola.

“E’ un bambino educato, si comporta bene e sta bene. E’ intelligente, sano, mangia di tutto – dice il papà – Dorme ancora con noi, ha bisogno di sentirsi accolto”.

“Il pigiama party in camera sua non ha funzionato! – aggiunge la mamma ridendo – ma sono contenta che, per quanto ormai grande, venga con noi la sera. Me lo guardo dormire, unico momento in cui lo vedo tranquillo e totalmente sereno. Resto incantata da tanta meraviglia. Santiago ci sta insegnando a vivere e a prendere la vita diversamente. Il suo cuore piano piano deve dirgli che siamo i suoi genitori. E’ dura da accettare, ma è così”.