Adozione Internazionale. Sette figli, ma la casa di Chiara e Igor non è ancora piena

“Ancora oggi, se potessimo, adotteremmo un altro bambino, ma l’adozione paradossalmente è ostacolata da un pregiudizio, nel nostro caso. Spesso ci siamo sentiti dire che con tanti figli non si comprende il nostro desiderio di allargare ancora la famiglia perché si valutano parametri come il benessere economico da ripartire tra tutti noi: l’adozione non toglie niente a nessuno, anzi, aggiunge”

È diventata mamma per la prima volta con l’adozione: era partita con suo marito Igor per la Bolivia per incontrare suo figlio, allora di due anni e mezzo e oggi ventenne.

Una squadra di calcetto fatta da sette figli adottivi

L’adozione è tornata a bussare alla porta di Chiara: una volta era un bambino di un anno, con sindrome di Down, e si era trattato di una adozione urgente perché non si trovava una famiglia adatta per quel bambino; la volta successiva invece era una bambina di origine kosovara, accolta grazie ad Amici dei Bambini.
Sono poi arrivati naturalmente un figlio, oggi 15enne, due gemelli – maschio e femmina di 11 anni – e ancora un piccolino che oggi ha tre anni.
Insomma, come qualcuno le ha fatto notare scherzosamente: sette figli in totale, una squadra di calcetto.
In un paese in cui ogni famiglia in media ha due figli, le nascite negli ultimi anni sono meno di 400mila e le adozioni attraversano una crisi a livello mondiale, la scelta di Chiara e Igor desta interesse e curiosità.

Una scelta che arriva da lontano

Qui siamo oltre il multitasking che va tanto di moda. Chiara poi ha fatto notizia, di recente, anche per un altro motivo.
“È vero, infatti mi hanno intervistato! – dice ridendo Chiara – Ho preso la mia seconda laurea, con lode, in Scienze religiose, la prima era in Giurisprudenza. Tutti si meravigliano e mi chiedono come abbia fatto, a studiare, laurearmi e avere una famiglia numerosa ma per me la risposta è semplice. La nostra scelta arriva da lontano, per me e Igor”.
La testimonianza di altre famiglie accoglienti durante i corsi prematrimoniali, la frequentazione, da fidanzati, di gruppi giovanili francescani, la conoscenza di case famiglia o di genitori di bambini disabili hanno fatto sì che la coppia che vive a Bolzano avesse trovato una forte sintonia. Esperienze forti nelle quali si è specchiato il loro desiderio di famiglia. E non a caso il primo pensiero è stato verso i bambini abbandonati, senza mamma e papà.
“Ancora oggi, se potessimo, adotterei un altro bambino, ma l’adozione paradossalmente è ostacolata da un pregiudizio, nel nostro caso. Spesso ci siamo sentiti dire che con tanti figli non si comprende il nostro desiderio di allargare ancora la famiglia perché si valutano parametri come il benessere economico da ripartire tra tutti noi – dicono Chiara e Igor – . Noi genitori siamo risorse per questi bambini, l’adozione non limita, moltiplica e non toglie  niente a nessuno, anzi, aggiunge”.

Sostegno, supporto, condivisione e tanto altro ancora

La famiglia numerosa di Chiara è infatti sostegno, supporto, condivisione, comprensione, aiuto reciproco: è molte cose insieme e tutte concorrono affinché i bambini siano amati e accolti.
“In famiglia ci si aiuta e per noi è normale – dice Chiara  che in passato ha anche avuto esperienze di affidi -. Se penso alle situazioni che ho visto in Italia e nel mondo, dispiace sapere che tanti minori non hanno possibilità di essere amati e cresciuti in famiglia. Comprendo bene che l’affido è diverso, è un sistema di protezione che necessita di una rete di relazioni, aiuti e anche di risorse economiche. Ma se accolgo un figlio, un fratello, diventa subito parte della famiglia e si condivide tutto insieme”.
Così l’esperienza ricca e non certo semplice di genitorialità vissuta da Chiara e suo marito si è snodata in questi ultimi 18 anni attraverso giochi e equilibri di tempo, cura, amore, accoglienza, mettendo insieme la gestione quotidiana di una casa, del lavoro, della scuola dei figli dall’asilo all’Università.
“Mio marito lavora nel settore sociosanitario, fa i turni e lavorando nel settore pubblico abbiamo potuto usufruire dei permessi per maternità e paternità; io insegno, quindi riusciamo a gestire il tutto. Abbiamo imparato a organizzarci! Ai bambini serve la presenza, l’amore e loro capiscono quando c’è anche se ci si alterna fisicamente durante la giornata – racconta – e poi come dicevo i figli più grandi aiutano, così come i nonni. Mio figlio grande si è iscritto a Ingegneria, la ragazza è in quarta superiore e sta frequentando un tirocinio in Croce rossa perché anche lei è interessata a lavorare in questo ambito.
Senza un lavoro di squadra, nutrito da tanto amore, nulla di tutto questo sarebbe possibile”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it. Per vedere tutti gli appelli attualmente pubblicati si può andare alla pagina dedicata al progetto “Figli in attesa”. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati