adozione internazionale, conferenza al senato per chiedere un bonus da 10mila euro per ogni bambino

Adozione internazionale. Un bonus da 10mila euro per ogni adozione: la proposta degli Enti Autorizzati al Governo che verrà

Illustrati in Senato, dai due portavoce di 20 Enti Autorizzati all’adozione internazionale, il crollo nei numeri degli ultimi 6 anni e le misure di emergenza chieste con forza all’Esecutivo che uscirà dalle urne il 4 marzo, per evitare la paralisi del sistema-adozioni in Italia

Negli interventi degli esponenti dei partiti in lizza la disponibilità a operare a livello legislativo, economico e culturale per cambiare la prospettiva e il destino dell’adozione internazionale nel nostro Paese

adozione internazionale, conferenza al senato per chiedere un bonus da 10mila euro per ogni bambinoUn bonus da 10mila euro per ogni famiglia adottiva a conclusione dell’adozione internazionale: è la misura di emergenza che 20 Enti Autorizzati hanno proposto e chiesto con forza al mondo della politica e al Governo che uscirà dalle urne il prossimo 4 marzo nel corso della Conferenza ‘Adozioni internazionali: un bene per tutti’, svoltasi presso la Sala ‘Caduti di Nassirya’ del Senato della Repubblica. L’alternativa inevitabile alla messa in campo immediata di questo provvedimento, infatti, sarebbe una progressiva paralisi del sistema dell’adozione internazionale, con le famiglie che non sceglierebbero più di adottare e la solitudine delle coppie nel loro percorso adottivo o post-adottivo, lasciando la Commissione Adozioni Internazionali senza più strumenti utili a evitare un clamoroso e dolorosissimo default.

Il ringraziamento degli Enti Autorizzati presenti è andato all’on. Aldo Di Biagio (Civica Popolare), che si è prodigato per far sì che fosse l’autorevole cornice del Senato ad ospitare la Conferenza. Nel suo saluto inviato ai partecipanti, Di Biagio ha sottolineato che questo momento d’incontro era “necessario alla vigilia dell’appuntamento elettorale, che vuole tracciare le premesse da cui ripartire nella prossima legislatura per avviare una riforma reale della disciplina delle adozioni internazionali ed un percorso di sensibilizzazione e di promozione dell’accoglienza e della genitorialità adottiva come valore aggiunto per la crescita sociale“.

Il quadro della situazione

La situazione di partenza, che i due portavoce – Pietro Ardizzi e Antonio Crinò – hanno presentato ai partecipanti alla Conferenza, è quella di un triennio, quello tra il febbraio 2014 e il giugno 2017, in cui la Commissione Adozioni Internazionali non ha svolto i propri compiti: nessun tavolo di lavoro, nessuna verifica effettuata sugli Enti, niente rimborsi alle coppie o agli enti per le procedure adottive completate, abolizione della ‘Linea CAI’, una sola riunione di Commissione neppure terminata e la dichiarazione di quattro accordi bilaterali con autorità estere, tuttavia non rintracciati.

Nel contempo, però, il numero delle adozioni in Italia è passato dalle 3.154 del 2011 alle 1.060 stimate nel 2017. Considerando le coppie, il numero di adozioni internazionali è sceso in 6 anni del 60,4%. Crollata anche la cifra media del conferimento incarichi, che nel 2011 era pari a 2.816,1 e nel 2017 è scesa a circa 1.000 (-64,5%). Accanto a questi numeri, i due portavoce hanno evidenziato aletresì l’aumento medio nei tempi necessari per concludere un’adozione internazionale, passati dai 2,08 anni del 2011 ai circa 3 del 2017 (+44,2%), con una stima di appena 3.327 coppie attualmente in carico in tutto ai 62 Enti Autorizzati. Cifre di un crollo che non era mai stato neppure sfiorato dal nostro Paese, tradizionalmente molto aperto all’adozione, almeno fino a qualche anno fa.

Le richieste dei due portavoce

Dopo anni di distrazione e dimenticanza della politica – ha sottolineato Ardizzichiediamo al futuro Governo un salto di qualità: pari dignità alla genitorialità adottiva, unica forma di genitorialità ancora discriminata, una condizione inaccettabile“. Gli ha fatto eco Antonio Crinò, secondo il quale “che la situazione fosse non solo drammatica, ma anche indegna di un Paese civile, famiglie adottive e molti enti autorizzati lo segnalano da tempo. La CAI insediatasi lo scorso giugno ha potuto verificare molto rapidamente la degenerazione in atto e sta facendo quanto è nelle sue possibilità. Ora sta al prossimo Governo decidere la sorte delle adozioni internazionali in Italia, intervenendo subito e con decisione o lasciandole morire con il conforto di qualche promessa di futuri e risolutivi interventi“. Anche per questo, la Conferenza è stata l’occasione per ribadire, nel contempo, la necessità di tornare a regole chiare per ridare fiducia alle coppie, sia dal lato della Commissione Adozioni Internazionali che degli Enti Autorizzati.

Sul fronte degli Enti Autorizzati, la sfida sulle regole sarà legata a una suddivisione chiara, in relazione all’avanzamento della procedura adottiva, dei pagamenti richiesti alle coppie, all’autorizzazione di pagamenti solo con metodi tracciabili e alla loro effettuazione in Italia anche per la parte estera, come d’altronde previsto dall’art. 18 delle Linee Guida CAI del 2008. Accanto a questo, gli Enti Autorizzati si sono impegnati ad aggiornare ogni mese sul proprio sito le cifre relative a numero di coppie in carico, adozioni realizzate e numero di minori entrati suddiviso per Paesi, pubblicando nel contempo anche i relativi costi aggiornati per Paese.

Ci sta a cuore il destino delle adozioni internazionali – ha aggiunto Ardizzi – perché è il destino di molte coppie italiane e di molti bambini che aspettano una famiglia. Le adozioni internazionali sono un bene per tutti, ma per superare la grande crisi delle adozioni internazionali occorre ridare speranza, fiducia ed aiuto concreto alle coppie e ai bambini, imboccando la strada della gratuità dell’adozione“.

Gli interventi delle forze politiche

Numerosi gli interventi di esponenti politici, primo tra tutti l’on. Carlo Giovanardi, senatore uscente e già Presidente (con il Governo Berlusconi) della Commissione Adozioni Internazionali. “Non è che siamo stati assenti per cinque anni“, ha esordito sarcastico, riferendo di “interrogazioni, interpellanze, denunce penali…non ci siamo bruciati vivi, forse era l’unica possibilità…ma non è che non ci siamo accorti del disastro. C’erano coppie che telefonavano a me perchè telefonassi agli Esteri, agli Interni per salvarli in Russia. Perchè poi non si sia fatto nulla per evitare questo disastro è un mistero ancora insolubile“.
La sua ricetta per uscire dal guado passa innanzitutto per una nuova governance politica della CAI: “Bisogna – ha spiegato – che chiunque vinca le elezioni, questo organismo lo faccia presiedere da un membro del Governo che ha tempo e voglia di seguire i problemi“, perchè “se non c’è un membro del Governo che assume la presidenza e presiede la Commissione, è tempo perso: diventa un organo burocratico, che non ha nessun potere e soprattutto non può far politica delle adozioni“.

Sulla stessa linea d’onda il candidato Simone Pillon (Lega Nord), che ha ricordato di essere stato “uno di quelli che erano parte di quella Commissione che è rimasta bloccata per 3 anni senza poter compiere nessuna riunione. Uno di quelli lasciati a metà di una riunione, dopo la quale non c’è stato più verso“. Tre, secondo lui, le istanze su cui operare: “La linea amministrativo-burocratica: dobbiamo fare in modo che il sistema sia a prova di bomba, non possiamo permettere che nuovamente si verifichi quello che abbiamo visto in questi anni”, quindi agire per “fare in modo, ad esempio, che l’idoneità non sia più appannaggio dei Tribunali, ma diventi un meccanismo amministrativo“, oltre a impegnare lo Stato a contribuire ai costi economici per le nuove famiglie adottive e infine recuperare “la cultura dell’accoglienza, che non è accoglienza unicamente orientata, ma accoglienza intra-familiare“.

Presente anche Giuseppina Maturani del Partito Democratico, che ha chiarito come le difficoltà di questi anni abbiano portato poi alle decisioni degli ultimi mesi. E ha aggiunto “Come istituzioni dobbiamo riprendere un impegno di dialogo. Dobbiamo riprendere quanto fatto negli anni ’90 per incentivare l’adozione. Il PD ritiene importante il confronto col mondo che voi rappresentate“.

Presente soprattutto per ascoltare e “metabolizzare delle cose per trovare delle soluzioni” si è dichiarato Federico Iadicicco, in lizza con Fratelli d’Italia, che ha associato la “riduzione nel numero dei genitori disposti ad adottare con quella nel numero di persone disposte a mettere al mondo dei figli“. Quindi, la proposta: “Penso che si possa assieme, anche con il contributo di chi non è della mia parte politica, ragionare su come ampliare il pacchetto natalità e inserire norme che vadano a incidere specificamente sulla genitorialità adottiva. Credo che questa forma di genitorialità sia speciale in sè e dunque meriti delle norme particolari, perchè si occupa di bambini con problematiche enormi, provenienti da Paesi lontani e con storie di sofferenze e di disagi uniche“.

Adozione internazionale? Una scelta che ‘arricchisce’ l’economia

Chiosa doverosa sui dati dell’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, secondo cui adottare sarebbe ‘un bene per tutti’ in Italia anche a livello economico: se il bonus adozione divenisse realtà, infatti, 1.500 adozioni costerebbero allo Stato 15 milioni di euro, ma porterebbero maggiori investimenti da parte delle famiglie adottive per 179 milioni di euro, con un saldo positivo di 169 milioni di euro per il Paese. E sempre in base ai numeri dell’Osservatorio, qualora si arrivasse alla gratuità dell’adozione, 2mila adozioni costerebbero allo Stato 50 milioni di euro (con un costo medio per adozione pari a 25mila euro), ma porterebbero a investimenti delle famiglie adottive per 239 milioni di euro (+189 milioni di euro nel saldo statale).
Insomma, quello che le famiglie adottive potrebbero offrire all’economia del Belpaese sarebbe un contributo tangibile e significativo, se solo venissero messe nuovamente nelle condizioni di poter scegliere serenamente questa forma di genitorialità.