Adozione Internazionale: come unire le abitudini culturali africane con quelle italiane

Piccoli gesti quotidiani, cucina e abitudini culturali come ponte per l’integrazione. Ecco come le famiglie adottive intrecciano tradizioni diverse per creare un nuovo equilibrio

Crescere un figlio adottivo proveniente da un altro Paese significa confrontarsi ogni giorno con culture, abitudini e tradizioni diverse. In questo viaggio fatto di piccoli gesti e grandi scoperte, le famiglie imparano a costruire un ponte tra il mondo d’origine del bambino e la propria realtà quotidiana.
A partire dalla domanda di Elena e Diego, scopriamo come un’altra coppia abbia saputo unire le abitudini africane con quelle italiane, tra giochi, pasti condivisi e profumi della cucina di casa.

La domanda di una coppia

Gentile Direttore,
siamo Elena e Diego, una coppia in procinto di ottenere l’idoneità dal Tribunale (speriamo!).
Ci stiamo informando sugli Enti e sui Paesi, ma non nascondiamo che il nostro grande amore è l’Africa! Da quando siamo stati in viaggio di nozze, ci siamo tornati altre volte per campi di volontariato e ci sentiamo a casa… Abbiamo visto che come Ai.Bi. seguite alcuni Paesi africani e ci piacerebbe sapere come altre coppie abbiano unito le abitudini italiane con quelle africane e come i bambini siano riusciti nell’integrazione.
Grazie in anticipo della gentile risposta.

Un’opportunità preziosa di arricchimento reciproco

L’incontro tra culture diverse rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità preziosa di arricchimento reciproco. In un contesto sempre più multiculturale, la capacità di valorizzare le differenze e costruire nuovi equilibri nella vita quotidiana è fondamentale per favorire l’inclusione e il benessere di tutte le persone coinvolte. Nel caso dell’adozione, questa valorizzazione delle differenze diventa doverosa e imprescindibile.
Per darvi un esempio concreto, abbiamo chiesto aiuto a una delle tante coppie rientrate dall’Africa, dal Ghana in particolare, Paese d’origine della loro bimba. Questa straordinaria famiglia marchigiana ha saputo intrecciare con sensibilità e naturalezza le abitudini africane con quelle italiane.
“In realtà – ci raccontano – non abbiamo trovato grosse differenze tra la cultura ghanese e quella italiana. Alcune abitudini ci hanno sorpreso, altre ci hanno fatto riflettere, ma tutte sono state facilmente integrabili nel nostro stile di vita”.

Piedi nudi e primi passi “italiani”

Una delle prime curiosità notate in Ghana è stata la consuetudine di camminare scalzi in casa, per evitare di sporcare e pulire continuamente i pavimenti.
“Non è un’abitudine così lontana da alcune realtà italiane, anche se noi non la pratichiamo. Nostra figlia, però, ama stare a piedi nudi, anche in giardino, e questo non è mai stato un problema. Solo al momento di comprare le prime scarpe da ginnastica in Italia c’è stata un po’ di difficoltà: per lei ogni paio sembrava troppo stretto. Ma nulla che non si potesse superare con pazienza!”

Il pasto: da necessità a rituale condiviso

Un’altra differenza significativa riguarda il momento del pasto. In Ghana si mangia quando si ha fame, spesso da soli, senza orari precisi.
“In Italia, invece, il pasto è un momento importante di convivialità e dialogo, soprattutto per noi marchigiani – scherzano – dove si dice sempre che “chi magna da solo se strozza”! Per questo abbiamo cercato fin da subito di trasmettere a nostra figlia il valore del mangiare insieme: apparecchiare la tavola, sedersi, parlare, chiedere il permesso per alzarsi. Lei ha capito che per noi è importante e si è lasciata guidare”.

Forchetta o mani? Entrambi, con equilibrio

Anche il modo di mangiare ha richiesto un piccolo adattamento: in Ghana si mangia spesso con le mani, mentre in Italia si usano le posate.
“Su questo nostra figlia si è adattata naturalmente, imitando noi già dai primi tempi del bonding (periodo di affiatamento di un mese previsto dalla procedura ghanese). Ma a casa non le neghiamo mai la possibilità di usare le mani quando si mangiano certi cibi, come il pollo o i molluschi. Ci sembra giusto lasciarle un ponte con la sua cultura d’origine”.

Sapori che uniscono: la cucina come legame culturale

Una parte fondamentale di questa fusione culturale è passata dalla cucina.
“Abbiamo voluto portare anche in Italia alcuni piatti tipici ghanesi, sia perché ci piacciono, sia perché per nostra figlia è un modo di sentirsi a casa e di raccontarsi agli altri. Quando cucina con noi e poi spiega ai nonni o agli amici come si mangiano le pietanze tipiche, è felice e orgogliosa”.
Tutto è cominciato con un corso di cucina tradizionale a Cape Coast. Una volta tornati in Italia, la famiglia ha scoperto negozi etnici dove trovare ingredienti come plantine, olio di palma, Ghana eggs e persino la bevanda “malt”.
“Ceniamo spesso con piatti ghanesi – raccontano – e l’ultima volta abbiamo cucinato il fufu coinvolgendo anche i nonni. Vederli mangiare con le mani una sorta di polenta immersa nel sugo è stato davvero divertente… un’esperienza memorabile!”
Questi sono solo alcuni esempi di un percorso di integrazione fatto di piccoli gesti quotidiani, rispetto reciproco e curiosità verso l’altro.
Unire culture diverse, in fondo, significa imparare a guardare il mondo con occhi nuovi.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
Ai.Bi. organizza periodicamente anche dei corsi pensati per dare alle coppie che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’adozione, dando loro le nozioni base sulla normativa di riferimento, le procedure da espletare, la presentazione della domanda di idoneità, ecc. A questo link si possono trovare tutte le informazioni relative al prossimo corso online “Primi passi nel mondo dell’Adozione Internazionale”. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati