L’adozione legittimante è la miglior tutela dei diritti dei minori

In attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sulla costituzionalità dell’interruzione dei rapporti con la famiglia d’origine per i minori adottati, Ai.Bi. ribadisce come l’adozione legittimante sia l’unica vera forma di tutela che garantisca ai bambini abbandonati il pieno diritto di tornare a essere figli

A pochi giorni dalla decisione della Corte Costituzionale (attesa per il 5 luglio), chiamata a decidere sulla costituzionalità della legge sulle adozioni che prevedete l’interruzione dei rapporti con la famiglia d’origine nel momento in cui il minore viene adottato, il dibattito intorno a questo tema si intensifica. Molti vorrebbero un’apertura verso la cosiddetta “adozione mite”, che permetterebbe al figlio di mantenere rapporti con la famiglia d’origine anche dopo l’adozione.

Adozione legittimante e adozione aperta

Quello dell’adozione mite è un esempio pertinente della disputa tra la “legge del sangue”, che privilegia il punto di vista dei genitori, e il “diritto di essere figlio”, che mette al centro di tutto sempre e comunque il minore. Secondo Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini: “Riconoscere al bambino nuovi genitori adottivi che si impegnano ad averne cura, in aggiunta alla famiglia biologica da cui il bambino non viene giuridicamente separato e con la quale mantiene una frequentazione, non fa altro che mantenere questi minori in un perenne limbo familiare, finendo per creare il concetto finora inesistente di ‘semi-abbandono’.”
Giuridicamente, fino a oggi, il tribunale per i minorenni, nel caso in cui i genitori si dimostrino inidonei in maniera non transitoria a prendersi cura moralmente e materialmente del proprio figlio, dichiara per quest’ultimo lo stato di abbandono, aprendo le porte, così, all’adozione piena e legittimante, che equipara il figlio adottivo in tutte e per tutto a un figlio naturale. Senza distinzione alcuna.
Con ciò non si vuole negare che esistano situazioni in cui sia molto difficile stabilire se corrisponda o meno all’interesse del figlio minorenne mantenere i rapporti con la famiglia di origine, ma la cosiddetta “adozione mite” appare proprio un modo per scegliere… di non scegliere!
A lasciare perplessi è anche l’utilizzo di criteri come “l’affetto” e “l’interesse” mostrato dai genitori biologici verso i figli nella valutazione della conservazione o meno del legame con la famiglia di origine.
Ma, ancora una volta, la portata della questione la si può davvero evidenziare solo se ci si mette dal punto di vista del bambino, per il quale il tentativo di quantificare il “deficit” dei genitori biologici nell’espletare le proprie funzioni, una volta che sia comunque deciso di sottrarre entrambi in via definitiva all’esercizio del ruolo genitoriale, è senza dubbio fuorviante.

L’adozione mite è un indebolimento del concetto stesso di adozione

Non da ultimo, l’adozione stessa ne uscirebbe indebolita, in quanto, nel suo essere il “rimedio” per garantire al minore la miglior cura quando la famiglia d’origine non è pienamente idonea, essa non è mai stata pensata come una “sanzione” per la famiglia biologica, ma una scelta del legislatore che corrisponde alla necessità di fornire ai bambini e ragazzi un clima stabile di felicità, amore e comprensione per raggiungere il miglior sviluppo psico-fisico. Rimanere nell’incertezza e nel limbo anche giuridico tra due famiglie, di cui una comunque non idonea e l’altra idonea ma non pienamente famiglia, significa condannare i bambini a non avere quel clima necessario alla loro crescita ottimale.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è posta anche la storica associazione di famiglie adottive Anfaa, che al mensile Vita ha dichiarato come non ci sia dubbio che “La sfida dell’adozione è mettere insieme la storia pregressa con la vita presente e futura”, ma questo non significa che “i rapporti con persone che sono parte di questa storia pregressa” debbano essere imposti a priori.
“Che l’adozione si debba basare sulla cancellazione del passato del minore, Anfaa non lo ha mai pensato, in sessant’anni di storia – ha precisato a Vita la presidente dell’Associazione Frida Tonizzo. Però il rischio che vediamo è che si riconosca diritto della famiglia di origine ad avere un ruolo nella storia presente e futura dell’adottato, a discapito del diritto del minore di poter avere una propria famiglia, in cui crescere serenamente”.