Adozione o provetta

Crollano le richieste dei bambini ai tribunali. Mentre è boom di fecondazioni assistite. “Procedure troppo complicate, cosi si sceglie il figlio di sangue”.

Due fenomeni si stanno silenziosamente avvicinando: calano le domande per adottare un bambino, aumentano i trattamenti di fecondazione assistita.

C’è una tappa nuova nella maternità delle italiane. Il ricorso ai trattamenti di procreazione assistita stia gradualmente togliendo spazio all’adozione. Anche perché la partita si gioca tutta nello stesso arco di vita: tra i 35 e i 40 anni.

Nella rincorsa di un figlio last minute, tra due percorsi aleatori ed emotivamente impegnativi le coppie scelgono la via biologica.

Le statistiche parlano chiaro: l’Italia è ancora al primo posto in Europa e al secondo posto nel mondo, dopo gli Stati Uniti, ma si allontana dall’adozione internazionale.

La sceglie meno che in passato. Mai il numero di domande per adottare un bambino straniero è stato tanto basso.

Fuga dalle adozioni. E’ proprio la flessione delle domande ai tribunali, vale a dire l’atto degli aspiranti genitori che inaugura l’iter adottivo, a dare l’allarme: secondo Ai.Bi. (l’Associazione Amici dei Bambini che, con 249 minori assegnati nel 2011, è tra i principali enti protagonisti delle adozioni), dal 2004 al 2010 il calo di domande da parte delle coppie è stato del 32%.

Tradotto in numeri, dal 2006 al 2010 le domande sono passate da 7652 a 5576. E il crollo è continuato nel 2011. La stima non è aggiornata, ma anche gli altri enti autorizzati, le 65 associazioni che si occupano di fare da tramite tra le coppie e i bambini all’estero, monitorano con preoccupazione la situazione.

Mentre i tribunali per i minorenni allineano i dati: in Lombardia, regione capofila delle adozioni, il calo delle richieste pervenute è del 30%.

Il Rapporto annuale della Commissione per le Adozioni internazionali non rileva ancora il fenomeno, perché si riferisce alla conclusione di pratiche avviate qualche anno fa. E, rispetto al passato, registra solo un leggero decremento: se nel 2010 le coppie che avevano richiesto l’autorizzazione all’ingresso in Italia di bambini stranieri erano state 3241, nel 2011 sono state 3154. I minori adottati nell’ultimo anno 4220 ( perché alcune famiglie ne hanno adottati più di uno).

In calo anche i decreti di idoneità emessi dai tribunali: il documento che dà il via libera alla possibilità di adottare. Nel 2011 ( stando al dato finora noto) ne sono stati emessi 3179. Nel 2010 erano stati 4277. L’anno prima 4509. Con casi plateali: a Napoli si è passati da 271 decreti di idoneità nel 2010 ai soli 90 del 2011. “In 4 anni, dal 2006 al 2011, il calo dei decreti di idoneità emessi dai tribunali e consegnati alle coppie è del 49%.

La fuga dalle adozioni, nazionali e in special modo internazionali, è drammatica”, dice Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi.: “Il sistema può ancora contare su un “monte coppie” di qualche migliaia. Ma gli effetti si vedranno nel giro di pochi anni: di questo passo, finirà nel 2021. Questa situazione deve dare la sveglia. Abbiamo a che fare ogni giorno con coppie che vorrebbero adottare, registriamo le loro difficoltà e il clima negativo che si sta imponendo: l’adozione è considerata difficile, costosa. Le procedure, respingenti, spaventano”.

Troppo cara, troppo tempo. Capire perché. Sul calo delle domande ha ragionato il Cea, il coordinamento degli enti autorizzati, nel primo Rapporto sulle adozioni: “In alcuni luoghi la diminuzione dei decreti di idoneità è dovuta all’introduzione di maggiori vincoli. La crisi economica ha avuto un impatto: il costo dell’adozione rappresenta una barriera all’ingresso. E l’evoluzione delle caratteristiche dei bambini: sempre più grandi, sempre più spesso con problemi di salute e raramente provenienti da Paesi europei”.

La stessa Ai.Bi. ha predisposto un questionario on line per capire le cause del calo. Destinatarie le famiglie adottive, identici i risultati: per il 41% pesa la lunghezza dell’iter procedurale, che secondo l’ultimo Rapporto Cai è mediamente di 25 mesi. Per il 28% incidono i costi: una ricerca del Cergas Bocconi ha stimato tra 5850 e 8400 euro i costi fissi che le famiglie devono pagare per l’assistenza in Italia.

Ma occorre aggiungere le spese per i trasferimenti, la permanenza all’estero, gli specialisti coinvolti nel percorso adottivo. Comprensibile che per l’11% pesi la crisi economica. E c’è anche chi – il 9%- è dissuaso dalla possibilità che arrivino bambini troppo grandi: l’età media del minore sta salendo, nel 2011 si è assestata a oltre sei anni. Il 6% addita la maggiore consapevolezza sulla complessità dell’adozione; per il 5% decisivo è il clima culturale “ostile”.

Un calo diffuso. “La situazione dell’Italia va vista in correlazione a ciò che sta accadendo nel mondo”, interviene Daniela Bacchetta, ex giudice minorile, dal 2007 vice- presidente della Commissione Adozioni Internazionali: “ Che ci sia un calo di domande è un dato di fatto. Ma mi sembra che l’Italia abbia dimostrato capacità di resistere al momento difficile e di far fronte alle esigenze dei Paesi di origine”.

All’estero il calo delle adozioni è ben più appariscente. Mentre secondo l’Unicef aumentano i bambini abbandonati, nel 2010 erano 168 milioni, a fronte di 146 milioni nel 2004, Paesi come gli Stati Uniti continuano a registrare una riduzione delle adozioni: tra il 2010 e il 2011 è stata del 15,7%. Dal 2004 al 2011 il crollo è di un clamoroso 60%, tanto che l’amministrazione Obama ha inviato un questionario alle famiglie per ragionare sulle cause.

In Francia il calo registrato è del 43,1% negli ultimi due anni, in Spagna del 4,8%, in Germania del 6,3%, in Canada del 30,5%. E in Irlanda, tra il 2008 e il 2011, il calo delle richieste è stato, secondo Health Service executive, del 46,6%. La crisi (“il sistema è basato su rimborsi ex post” spiega Bacchetta: “ il 50% delle spese è restituito dallo Stato in misura parametrata alla ricchezza delle coppie, l’altro 50 è fiscalmente deducibile”).

La chiusura all’adozione da parte di certi Paesi che rappresentavano importanti interlocutori – come la Cina per gli Stati Uniti, o Haiti per la Francia. Ma non è solo questo. “La voglia di avere figli è rimasta intatta, anzi nel pieno della crisi è continuata ad aumentare, aggiunge Griffini. Le prove ci sono.

Corsa al figlio biologico. E’ la Relazione al Parlamento del giugno 2011 sullo stato di attuazione della legge 40 ( in materia di procreazione medicalmente assistita): i dati, relativi al 2009, raccontano un desiderio di maternità affatto fuori gioco. Nel 2009, nei 350 centri autorizzati d’Italia, sono state trattate 63840 coppie. Nel 2005 erano state 46519, nel 2006 52206, nel 2007 55437, nel 2008,  59174.

Un incremento costante che ha portato a 14033 gravidanze e alla nascita di 10819 bambini. Dall’entrata in vigore della legge 40 la tendenza di coppie che accedono alle tecniche di procreazione assistita è in aumento. Dal 2005 al 2009 è cresciuto del 37%. E ancora migliori sono stati i risultati tra il 2010 e il 2011: la legge 40 è stata “corretta” dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2009, che ha affidato al medico la scelta sul numero di embrioni fecondati da trasferire nell’utero delle pazienti. E il numero dei bambini aumentati in provetta è aumentato del 20%. “La fecondazione assistita sta togliendo terreno all’adozione? Potrebbe essere: la prima causa per cui ci si rivolge all’adozione è l’infertilità. Ma non intreccerei i due fenomeni: magari, li affiancherei, commenta Bacchetta.

“Non c’è tra i due fenomeni un processo di vasi comunicanti: hanno alla base motivazioni diverse. Se calano le domande d’adozione è perché a quel percorso si arriva tardi e i tempi lunghi spaventano le coppie, interviene Giulia Scaravelli, responsabile del Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita dell’Istituto Superiore di Sanità: “ Da quando esiste il registro, dal 2005, crescono le coppie che si sottopongono a trattamenti. E’ un fatto naturale: le tecniche sono più efficaci, c’è un fisiologico aumento di chi vi ricorre. […].

( Da L’Espresso, Sabina Minardi, 23 Marzo 2012)