Adozioni ai single: dopo la sentenza della Cassazione si riapre il dibattito

L’adozione dovrebbe essere consentita anche ai single: lo dice un parere della Corte di Cassazione, costretta a negare a una donna di Genova il riconoscimento dell’adozione di un minore effettuato all’estero. Secondo la Suprema Corte, però, sarebbe opportuno che la legge cambiasse, seguendo le normative di molti Paesi europei e le linee della Convenzione di Strasburgo sui fanciulli del 1967, che non pone alcun divieto al riguardo. “Il legislatore nazionale ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, ad un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante” afferma il parere.

Immediata è arrivata la risposta del Vaticano, “Bisogna dare priorità al bene dei bambini, il che esige che, per quanto possibile, si assicuri loro un padre e una madre, perché il desiderio degli adulti non deve prevalere sul bene dei bambini”: così il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia.

E se la Chiesa non ci sta, Don Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, ribatte: Un solo genitore è meglio di nessuno. Il sacerdote ha evidenziato come “la possibilità di far crescere” i bambini nel mondo che non hanno nessuno “con un solo genitore, piuttosto che in una comunità, sia da cogliere”. “Non basta la cornice di un padre e di una madre per rendere sostanza quel che a volte è un mito – continua Don Rigoldi parlando al Corriere della Sera -. Ci sarebbero casi di single da privilegiare”.

Secondo Carlo Giovanardi, presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI), quello della Cassazione è un invito inutile, già troppe coppie sono in lista d’attesa.

«Non c’è alcuna necessità di rivedere la legge attuale, che è stata approvata all’unanimità da tutte le forze politiche nel 2001, e prevede già l’adozione ai single in casi speciali. E non condivido questa usanza dei magistrati di fare invasione di campo in scelte legislative che non spettano loro».

Oggi i giornali italiani sono pieni della vicenda, che potrebbe aprire una vera svolta di costume. E su Repubblica Dalila di Lazzaro ricorda la sua battaglia durata quattro anni, perduta alla fine in Corte costituzionale. L’attrice – all’epoca madre di un figlio grande, che poi morì – aveva sperato grazie alla sua notorietà di aprire una breccia e riuscire dove altri anonimi avevano fallito.

La prima sezione civile della Cassazione ieri ha preso atto del fatto che in Italia non possono essere trascritte le adozioni fatte all’estero dai single. “Deve quindi escludersi – si legge in fondo alle motivazioni – che in contrasto con tale principio generale, allo stato della legislazione vigente, soggetti singoli possano ottenere, ai sensi dell’art. 36, comma 4 in questione, il riconoscimento in Italia dell’adozione di un minore pronunciata all’estero con gli effetti legittimanti anziché ai sensi e con gli effetti di cui all’art. 44 della legge n. 184 del 1983, secondo quanto disposto dalla sentenza impugnata”.