Adozioni internazionali: 4 proposte al ministro Fontana per rimediare al crollo

Si riporta integralmente l’articolo a cura del quotidiano “Vita”.

Un presidente politico per la CAI, un bonus da 10mila euro per le famiglie che hanno adottato, l’adozione europea e un Piano Africa per l’infanzia abbandonata: queste le priorità che AiBi in un lungo editoriale porta al neoministro Fontana. «Il nuovo governo non ripeta gli errori di Riccardi, Kyenge e soprattutto Renzi»

A livello mondiale dal 2004 al 2016 le adozioni internazionali sono calate quasi dell’80%. L’Italia non fa eccezione, ma sembra tenere meglio, registrando un calo del 55%. Le famiglie italiane si distinguono così per essere – nonostante la crisi mondiale dell’adozione – custodi di un’attitudine tutta italiana verso l’adozione internazionale, nonostante l’assenza di politiche familiari di sostegno alla scelta adottiva. Le coppie italiane non solo sono più accoglienti, ma si vedono genitori di bambini grandi, fratrie allargate e minori con bisogni sanitari e patologie di varia natura, non di rado ‘scartati’ da altri Paesi europei che godono di politiche familiari più strutturate. Nonostante ciò, la crisi delle adozioni internazionali in Italia è un fatto reale. Se per tutti gli altri Paesi quali USA, Francia e Spagna – per limitarci a quelli che da sempre fanno più adozioni internazionali – la crisi è iniziata nel 2006, l’Italia proprio in quell’anno saliva la china con dati dal 2006 in poi sempre in costante crescita fino al 2010, l’anno più fecondo con 4.130 bambiniadottati. Perché dal 2012 ha avuto inizio una progressiva caduta libera delle adozioni internazionali, con 3.106 minori adottati rispetto i 4.014 dell’anno prima? Perché la macchina politica della Commissione per le adozioni internazionali – vero motore del sistema adozione internazionale – ha smesso di funzionare. […]

A poche ore dalla formazione dalla formazione del nuovo Governo, ci chiediamo se è possibile salvare le adozioni internazionali. Cosa dovrà fare il nuovo governo per non sprecare la tensione all’accoglienza delle famiglie italiane e dare una risposta ai milioni di bambini abbandonati?

Nell’immediato, tre le azioni urgenti. In primis, si nomini un Presidente politico della Commissione per le Adozioni Internazionali e un Direttore generale che diano un rinnovato impulso alla tensione verso il rilancio dell’adozione che, finalmente, si respira da un anno a questa parte.

E poi un segnale, immediato, urgente e di controtendenza per ridare fiducia alle coppie italiane,riconoscendo un bonus da 10mila euro per ogni famiglia adottiva a conclusione dell’adozione internazionale: è la misura di emergenza che 20 Enti Autorizzati avevano chiesto con forza alla politica lo scorso 4 marzo nel corso della Conferenza ‘Adozioni internazionali: un bene per tutti’, svoltasi presso la Sala ‘Caduti di Nassirya’ del Senato della Repubblica. Le domande di disponibilità all’adozione internazionali sono passate da 7.882 nel 2005 alle 3.668 nel 2015, con un calo del 53% in dieci anni.

Nel medio termine ci si aspetta una forte azione in Europa che porti l’adozione internazionale nell’agenda europea con particolare interesse al tema dell’adozione europea, uno dei tasselli alla base di un sistema di protezione dell’infanzia più omogeneo, mentre oggi «gli standard di protezione dei minori e tutto il funzionamento del sistema della protezione dell’infanzia, dall’affido famigliare alle strutture di accoglienza alle adozioni sono diverse e, spesso, in deroga alle convenzioni europee e internazionali di tutela dei diritti dei minori. Se è vero che l’Europa ha una cultura unica, è doveroso cominciare a pensare all’Europa come un unico territorio e affrontare i problemi dell’infanzia come obiettivo comune. Un primo passo da compiere in questa direzione è sicuramente quello della creazione di una banca dati europea dei minori adottabili.

C’è il rischio di uno “spreco di accoglienza” propria delle famiglie italiane al quale stiamo assistendo negli ultimi anni, a fronte di un numero crescente di minori abbandonati nel mondo e, in particolare in Africa, con oltre 100 milioni di bambini fuori famiglia. Un numero a nove cifre che impone un forte impegno dell’ Europa tutta per offrire ai minori africani in stato di abbandono un futuro possibile. La strada e l’emigrazione non possono essere la soluzione. C’è, infatti, bisogno di un “Piano Africa per l’infanzia in difficoltà familiare” in cui l’adozione internazionale rappresenti un concreto strumento di tutela familiare per tutti quei minori abbandonati che non trovano protezione in patria. Tutto questo è possibile, occorre solo una volontà politica che auspichiamo contraddistingua l’operato del nuovo Governo e il nuovo Ministro della Famiglia e della Disabilità, Lorenzo Fontana.

L’editoriale integrale a questo link