Adozioni internazionali, a rischio le famiglie italiane

In Europa la famiglia italiana è la più sola e la meno aiutata. I dati dell’OCSE non solo evidenziano che l’Italia è tra gli ultimi Paesi europei per il livello salariale, ma è anche quello in cui le famiglie monoreddito devono pagare il cuneo fiscale familiare più alto. Ciò rende senza dubbio la famiglia un soggetto debole. La Francia ha da tempo sperimentato con successo il meccanismo fiscale del “quoziente familiare” con il quale si divide il reddito per il numero dei componenti della famiglia. In Italia, quello del quoziente familiare, è rimasta ancora una dichiarazione di principio contenuta nella legge delega sul federalismo fiscale, nonostante la petizione del Forum delle associazioni familiari per un fisco a misura di famiglia sia stata firmata da un milione e 200mila persone.
Ancora più complessa è la situazione per le famiglie che decidono di accogliere un bambino con l’adozione internazionale. Oltre alle difficoltà del percorso, devono infatti mettere nel bilancio familiare una cifra che può oscillare tra i 6mila e i 25mila euro. La coppia che adotta uno o più minori all’estero è infatti costretta a pagare interamente tutti i costi procedurali, oltre alle spese di viaggio e permanenza all’estero, potendo godere solo di parziali contributi da parte dello Stato, legati in ogni caso al reddito familiare.
L’adozione diviene così un costoso atto d’amore, un privilegio per pochi.
Viene così ignorato che la legge 184/1983 disciplina entrambi i tipi di adozione, nazionale e internazionale, e che ai sensi dell’art. 1 comma 5 Il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell’ambito di una famiglia dovrebbe essere assicurato “senza distinzione di sesso, di etnia, di età, di lingua, di religione” e quindi nel rispetto del principio costituzionale di uguaglianza.
Per questo Ai.Bi. evidenzia la necessità di un sostegno economico all’adozione internazionale da parte dello Stato e chiede che le agevolazioni e i rimborsi ad oggi previsti vengano ampliati fino a giungere, in particolare, alla detraibilità delle spese di viaggio e di soggiorno all’estero, eventualmente con la previsione di un tetto massimo. Infine, al pari di quanto avviene per la maternità biologica, dovrebbe essere prevista l’astensione retribuita dal lavoro per almeno 4-5 mesi dopo l’abbinamento del minore alla coppia e quindi nei primi mesi successivi al rientro in Italia.
Ad oggi sono più di 10mila le adesioni alla campagna “L’adozione non ha prezzo” promossa da Ai.Bi. e da un coordinamento di venti enti autorizzati e associazioni familiari per giungere alla gratuità dell’adozione internazionale.

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