Adozioni internazionali. Il 72% dei lettori di AiBinews dice si al taglio degli enti “Sono troppi. Bisogna aggregarli” e sviluppare economie di scala con più adozioni, ma meno costose.

Boschi

Un risultato importante che non lascia adito a dubbi. Una vittoria schiacciante: oltre il 70% dei lettori di Aibinews (e precisamente il 72) sostiene che ci sono troppi enti che si occupano di adozioni internazionali. Una varietà eccessiva che in quanto tale (fuori misura) non è sinonimo di qualità ma di dispersione e di “far west” in termini di tempi e  costi a unico discapito dei bambini in cerca di una famiglia.

Ecco quanto emerge dal sondaggio lanciato il 21 luglio scorso sul sito di Aibinews a nell’articolo Boschi (presidente Cai): “Troppi 62 enti autorizzati in Italia. Valuteremo forme di aggregazione”. Ma servirebbe per risolvere i problemi dell’adozione internazionale?.

 Qui, dopo aver illustrato la proposta del ministro e neo presidente della CAI (Commissione adozioni internazionali)  Maria Elena Boschi  (nel corso dell’audizione di mercoledì 20 luglio in commissione Giustizia alla Camera), di riduzione degli enti stessi perché “nel nostro Paese gli enti autorizzati sono troppo numerosi e più sono gli enti più è complicata la gestione del rapporto con gli altri Paesi”, abbiamo rivolto una domanda precisa ai nostri lettori. “Siete d’accordo o no con il ministro Boschi?”.

E poche volte come in questo caso, è stato cosìchiaro il risultato: il 72% ha detto di si contro il 28 dei no.

Nell’agenda della presidente della CAI, quindi, secondo gli italiani deve essere inserita la riduzione del numero degli enti autorizzati che, al momento, in Italia sono oltre 60. Nei loro confronti, dunque, si dovrebbe procedere a forme di coordinamento e aggregazione “in un rapporto di interlocuzione – ha detto Boschi nel corso dell’audizione di mercoledì 20 luglio –  che deve essere ripreso con regolarità”.

Aggregazione e coordinamento: due principi che Ai.Bi sostiene da sempre. Non a caso il Manifesto dell’Associazione recita testualmente bisognadefinire costi standard per i servizi forniti dagli Enti Autorizzati, certi, congrui e inferiori a quelli attuali.L’adozione di tariffe predefinite obbligherà gli Enti ad un percorso di miglioramento premiando quelli più organizzati che aggregheranno gli altri. Avremo così un numero minore di enti più grandi capaci di sviluppare economie di scala (più adozioni, ma meno costose)”.

Possibilità che, come ha ricordato la presidente della Commissione, è “già prevista dalla normativa che disciplina la Cai”. Oggi quindi sarebbe già possibile “cercare di incentivare forme di maggiore collaborazione e coesione e di minore frazionamento tra i vari enti che operano”, pur riconoscendo “il lavoro che è stato fatto in molte realtà”.