Adozioni internazionali. ‘Il Fatto Quotidiano’ svela l’ assurdo piano di Silvia Della Monica: creare un sistema parallelo di enti autorizzati fedelissimi, togliendo di mezzo gli ostacoli ad iniziare da Ai.Bi.

“Se vuole saperlo io mi ero fatto questa idea: che tra gli enti ci fosse una forte concorrenza e che Della Monica avesse scelto un campo. Ritengo ancora possibile che si fosse posta davvero l’obiettivo di risanare il settore ma secondo una visione politica peculiare per la quale, come dicevano i latini, necesse est enim ut veniant scandala. E’ necessario che avvengano scandali”.

E ancora “Quando interrogai Della Monica rimasi interdetto: del magistrato inquirente d’un tempo non c’era più nulla, c’era molto del senatore che rifuggiva alle domande buttandola in politica: ne parlo con Matteo, lo dico a Matteo intendendo l’allora premier Renzi…Quando le si chiedeva soltanto di spiegare certi comportamenti diciamo così, un po’ anomali…”

Sono impressionanti le parole dell’ex procuratore capo di Savona Francantonio Granero, oggi in pensione, riportate dal giornalista Thomas Mackinson nell’articolo a sua firma su “Il Fatto Quotidiano” dal titolo  Adozioni, il lato oscuro dello Stato: cambio al vertice dopo tre anni di ombre, veleni e conflitti politico-giudiziaripubblicato il 15 giugno.

Frasi allarmanti che svelano uno scenario drammatico di come sia stata “gestita” la Commissione Adozioni internazionali (CAI) in questi ultimi tre anni e che danno anche una risposta ben precisa all’ obiettivo che si era posto Silvia Della Monica: creare un sistema parallelo all’ albo degli enti autorizzati costituito da enti fedelissimi.

D’altra parte come non ricordare la, a dir poco, sorprendente intervista rilasciata a La Repubblica lo scorso 6 aprile 2016 laddove, per la prima volta, nello stupore generale, introduce il concetto di “enti seri e enti non seri”.

Chi ha avuto modo di leggere le 9mila pagine dell‘indagine per truffa depositate al processo in corso a Savona a carico dei vertici della onlus Airone, ci riferisce di incontri e  contatti quasi quotidiani fra l’ex vicepresidente Silvia De Monica e alcuni enti autorizzati “preferiti” mentre ad altri enti – in verità alla maggioranza – nessun contatto era possibile: telefonate senza risposta, lettere, email, richieste di incontro, di interventi. Niente, tutto inutile. La CAI, con la sua Presidente/vicepresidente, si era chiusa in una torre d’avorio inaccessibile agli enti “non graditi”.

Dall’ altra parte, invece, enti fedeli (e alcune famiglie con pratiche in corso) ai quali l’ex vicepresidente Della Monica non si faceva scrupolo di chiedere adeguati sostegni quando diventava oggetto di critiche: fra l’altro a loro suggeriva  “caldamente” di scrivere lettere di plauso al suo operato che arrivavano puntuali, anche se di dubbia spontaneità.

Ma c’erano “ingombranti”ostacoli da abbattere, che avrebbero impedito la realizzazione del suo  progetto: alcuni e ben noti  enti,  fra l’altro i più grandi e organizzati, avrebbero resistito   anche con forza. Che fare? Dare una severa e definitiva lezione ad uno di loro, magari a quello più riconosciuto  per la sua combattività:Ai.Bi.

Fatto fuori o comunque “addomesticato” Ai.Bi., tutti gli atri enti autorizzati non avrebbero più avuto la forza di alzare la testa.
Ma come abbattere Ai.Bi.? Con la tecnica citata dall’ex procuratore capo di Savona, Granero: “creare uno scandalo”  di tale portata da distruggere in un colpo solo l’immagine e la credibilità di un ente trentennale che ha fatto della trasparenza e legalità la   propria  mission.

E allora cosa di meglio se non approfittare di un doloroso accadimento  avvenuto in Repubblica democratica del Congo – il rapimento di 4 bambini adottati da coppie di Ai.Bi. – per iniziare una pesante campagna diffamatoria?

Cosa importa se il fatto fosse stato denunciato, con documenti ufficiali alla mano, alla CAI dall’ ente autorizzato e dalle stesse autorità congolesi?

Cosa importa se le autorità della RDC avessero proposto – come avvenuto per famiglie italiane di altri enti – un nuovo abbinamento?

L’occasione era troppo ghiotta per far scoppiare uno scandalo ad arte! Ma occorrevano delle prove…Allora via alla verifica su Ai.Bi.: e siamo al 26 settembre 2014 in piena bagarre del processo di Savona a carico dei vertici della onlus Airone.

E così valigie su valigie di documenti, report, mail inviate e ricevute, rapporti di telefonate viaggiano dalla sede Ai.Bi. alla CAI. Ma purtroppo per Silvia Della Monica dalla verifica non emerge nulla di anomalo, nemmeno un piccolo appiglio per un provvedimento, anche se minimo.

Non le resta allora che indurre tutte le coppie Ai.Bi. RDC abbinate a revocare l’incarico ad Amici dei Bambini (vero e proprio abuso di potere per il quale pende una dettagliata denuncia presso la procura di Roma). “Se Ai.Bi non viene tirata fuori dal Congo, la situazione del Congo non si risolve. Perché Ai.Bi ha tutto l’interesse a non far venire in Italia i bambini“così Silvia Della Monica alle coppie nell’allucinante incontro del 5 gennaio 2015 presso il  CNEL di Roma durante il quale veniva richiesta ad ogni singola coppia  la firma della revoca ad Ai.Bi.

Ottenute le revoche, Silvia Della Monica può continuare  la sua personale “battaglia” ( “Ho messo l’elmetto – dice – come ai tempi del lavoro con Caponnetto, Falcone e Borsellino” ) ma, dopo sei mesi dall’apertura della verifica, deve  alzare bandiera bianca: non c’è la benché minima irregolarità nell’ operato di Ai.Bi.

Che fare allora? Tenere alta la tensione: Ai.Bi rimane mediaticamente “sotto indagine” ad oltranza ignorando ad arte la legge che prevede ai sensi del DPCM 16.07.2010 n.142, che dopo 180 giorni, la verifica si conclude. Come di fatto si è chiusa il 26 marzo 2015 senza che venisse emesso alcun provvedimento nei confronti di Ai.Bi.

Silvia Della Monica non perde occasione, invece, per ribadire in ogni evento pubblico che “Ai.Bi è ancora sotto verifica“, utilizzando detto termine come un vero e proprio provvedimento disciplinare.

Ma non è sufficiente. La reputazione di Ai.Bi. è più  forte della diffamazione di Della Monica: decine di coppie continuano a conferire mandati ad Ai.Bi, centinaia di famiglie frequentano le attività di formazione nelle varie sedi dell’ente e le adozioni confermano Ai.Bi tra i primi 2 enti in Italia.

Insomma Amici dei Bambini è ancora un punto di riferimento per le coppie e ciò non è funzionale al piano di Della Monica.

Che fare? Occorre,  un “miracolo”: ed ecco che, come un temporale estivo, a luglio 2016 scoppia tutto ad un tratto l’inchiesta bufala de L’ Espresso. Insomma quello scandalo che, scomodando i latini, andava creato, eccolo servito su un piatto d’argento!

Il resto è storia recente e sono state scritte le pagine più vergognose da parte di un’istituzione, che ha raggiunto il culmine della tracotanza e della vergogna nella audizione del 12.10.2016, dove Silvia Della Monica, pur avendo ricevuto le smentite ufficiali consegnate al Governo italiano da parte delle più alte cariche della magistratura RDC, mentiva senza ritegno alla Commissione Giustizia.

Chi è Silvia Della Monica – o meglio cosa è diventata – e i suoi folli piani sono stati svelati, per fortuna, da “Il Fatto Quotidiano” e speriamo appartengano oramai ad un triste passato.
Ora a noi che “colpiti ma non distrutti”  rimaniamo sul campo spetta un compito essenziale: ripristinare la legalità, la trasparenza, la fiducia e la collaborazione fra tutti gli attori del sistema.

 La missione è una sola: salvare l’ adozione internazionale.

Ad Ai.Bi però le istituzioni devono qualcosa in più: ripristinare la dignità così violentemente calpestata in questi 3 anni assurdi.

Lo devono innanzitutto ai nostri bambini (e sono migliaia), alle nostre famiglie, a tutti i nostri volontari e in modo particolare ad ognuno dei nostri collaboratori che, nonostante la sofferenza quotidiana loro arrecata nel vedere il proprio lavoro infangato e vanificato per puri giochi di potere, nemmeno per un attimo hanno smesso di credere e impegnarsi duramente nell’adempimento della loro meravigliosa missione: ridare la dignità di figlio ad un bambino abbandonato!