Affido. Un amore temporaneo che dura per sempre

Carlo ed Elisa hanno scoperto che non potevano avere figli naturali e, inizialmente, hanno intrapreso il complesso percorso dell’adozione. Tuttavia, durante questo iter, hanno scoperto l’affido e ne sono rimasti affascinati per la sua natura temporanea ma profondamente significativa

L’affido familiare può trasformare la vita non solo dei bambini, ma anche delle famiglie che li accolgono. Carlo ed Elisa (nomi di fantasia) hanno scoperto che non potevano avere figli naturali e, inizialmente, hanno intrapreso il complesso percorso dell’adozione.
Tuttavia, durante questo iter, hanno scoperto l’affido e ne sono rimasti affascinati per la sua natura temporanea ma profondamente significativa.
L’affido familiare, spesso confuso con l’affido preadottivo, è l’accoglienza temporanea di un minore la cui famiglia biologica non è in grado di occuparsene per varie ragioni.
Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2021 la maggior parte dei bambini in affido aveva tra gli 11 e i 14 anni (29,8%), seguiti dalla fascia 15-17 anni (27,5%). Le percentuali scendono significativamente per i bambini più piccoli: solo il 4,5% ha tra 0 e 2 anni.

Una ventata di vitalità

Francesco, che aveva due anni e mezzo quando è stato affidato a Carlo ed Elisa, ha portato una ventata di energia e vitalità nella loro casa, proprio dopo il lockdown per la pandemia di Covid-19. Nonostante il ritardo causato dalla pandemia, la coppia ha sfruttato il tempo per costruire un legame con il piccolo tramite videochiamate, utilizzando un peluche animato per creare un ponte affettivo. Elisa ricorda con emozione il primo incontro con Francesco, un momento colmo di entusiasmo e preoccupazione per il nuovo cammino intrapreso.

Il supporto di Ai.Bi.

L’affido, spiega Elisa, significa accompagnare il bambino nel suo percorso, accogliendo non solo lui, ma anche la sua storia e quella della sua famiglia d’origine. Essere genitori affidatari richiede amore, responsabilità e la capacità di aiutare il bambino a guarire dalle sue ferite emotive. Questo percorso, non privo di sfide, è supportato da organizzazioni come Ai.Bi. nell’offrire assistenza con educatori e psicologi e per creare una rete di famiglie affidatarie.
Come racconta Elisa “è indispensabile il supporto di tutta l’equipe di Ai.Bi., specialmente di educatori e psicologi, insieme alla rete di altri genitori affidatari di Ai.Bi. con i quali ci confrontiamo proficuamente sulle possibili problematiche di crescita di Francesco; problematiche che in un certo senso sono quelle di un qualsiasi bambino in fase di sviluppo. Certo, vista la particolare situazione, a volte ci siamo dovuti confrontare anche con alcune questioni non proprio canoniche”.
Inizialmente, Francesco cercava attenzione da altri adulti al parco, ma col tempo ha capito che Carlo ed Elisa erano lì per lui, sviluppando una maggiore tranquillità e autonomia. Questo legame speciale dovrà durare fino ai suoi 18 anni, con rinnovi biennali dell’affido. Quando si chiede a Carlo ed Elisa come immaginano Francesco da adulto, rispondono sperando che possa sviluppare al meglio le sue potenzialità e diventare una bella persona.

Una seconda chance per i bambini e arricchimento per le famiglie

La loro storia dimostra che l’affido non solo offre una seconda chance ai bambini in difficoltà, ma arricchisce profondamente la vita delle famiglie che scelgono di aprire il loro cuore e la loro casa a questi piccoli.

[Fonte: L’Osservatore Romano]

Informazioni e richieste sull’affido familiare

Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati da Ai.Bi. Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito dell’Associazione.