Affido. Bond Building for Teens: promuovere l’affidamento attraverso l’affiancamento graduale

Si creano momenti di incontro tra i ragazzi delle Case-famiglia assieme a giovani e adulti del territorio e così tra una partita di calcio e una pizza può nascere … l’affido…

È noto che la maggior parte dei minori che vivono una difficoltà familiare e necessitino di trovare un porto sicuro, una famiglia accogliente, che si prenda temporaneamente cura di loro, sono, in particolar modo, giovani adolescenti, così come adolescenti sono anche i minori non accompagnati che giungono soli nel nostro Paese alla ricerca di un futuro migliore. Eppure, a volte accade che le famiglie che partecipino ai corsi di formazione ed offrano la propria disponibilità all’affido, immaginino di prendersi cura temporaneamente, di un minore più piccolo, nei primi anni dell’infanzia.

Una soluzione alla penuria delle famiglie disposte ad accogliere adolescenti, potrebbe provenire dai “Bond Building for Teens”, percorsi di affiancamento relazionale, che permettono, come spiega il web magazine Vita, di trovare figure “affidanti o affiancanti per adolescenti temporaneamente fuori dalla loro famiglia di origine, che vivono in comunità”.

Vediamo in estrema sintesi di che cosa si tratta.

L’idea è quella, di stravolgere, in un certo senso, il normale percorso di incontro tra minore e famiglia accogliente. Non più un single, coppia o famiglia che offre la propria disponibilità all’affido e che viene successivamente incaricata di divenire porto sicuro per un minore, ma al contrario creare occasioni di incontro tra adulti potenzialmente accoglienti e adolescenti prima che gli stessi esplicitino la propria disponibilità all’affido.

Come?

Si organizzano – spiega Marco Giordano, ideatore del progetto, su Vita- attività di socializzazione di base che mettono in relazione ragazzi con adulti positivi del territorio: allenatori, persone attive nel volontariato, genitori di compagni di classe… Le cose che tutte le comunità normalmente fanno, perché le comunità e le case-famiglia vivono nel territorio. Una volta al mese ci si trova per una bella partita a calcetto o per impastare la pizza insieme, si coinvolgono i ragazzi delle case-famiglia e altri ragazzi del territorio. Una cosa normalissima, non è che la fai per trovare una famiglia. L’esperienza però negli anni ha dimostrato come molti affidatari di adolescenti si erano spontaneamente candidati dopo queste esperienze. Non serve nemmeno che siamo noi a fare la proposta. Quello che succede è che scattano simpatie, non automaticamente ma nemmeno artificiosamente: non scatterebbero però se il contesto non avesse creato l’occasione dell’incontro. E in più diciamocelo, un ragazzo di 15 anni deve scegliere lui l’adulto con cui vivere”.

Insomma promuovere l’affidamento attraverso l’affiancamento graduale, che non è detto che poi, in futuro, si trasformerà in affido, ma sicuramente apre le porte a questa opportunità e crea a prescindere legami tra adulti e i giovani che potrebbero diventare importanti  figure di riferimento anche per il loro futuro!