Affido. La Cassazione dice “sì” ma il comune di Milano “no”: così un padre non può incontrare le proprie figlie

Non vogliono incontrare il padre”. Con questa frase si liquida il diritto di un uomo a vedere le proprie figlie, alla faccia dell’affido condiviso.

Arriva da Milano un caso di “ingiustizia” nei confronti di un padre di due bambine di 10 e 16 anni. A raccontarlo è Avvenire, che da un po’ di tempo sta riportando alle cronache – in modo meritorio – casi di “malagiustizia” in cui sono coinvolti minori in difficoltà familiare, che altrimenti resterebbero sepolti nell’oblio .

Giorgio, docente universitario, separato dalla moglie, con sentenza della Corte di Cassazione ha visto confermato dalla legge il suo diritto di poter vedere le figlie.

Trascorrono molti mesi senza che i servizi sociali del comune di Milano, ente affidatario delle piccole, preparino il calendario delle visite tra padre e figlie. 

Alla richiesta di Giorgio del perché del lungo tempo di attesa, i servizi rispondono che le bambine non desiderano vederlo e che quindi risulta impossibile stilare il calendario degli incontri.

Giorgio si trova così oggi, a versare un assegno di mantenimento che lo costringe a vivere con uno stipendio al di sotto della soglia di povertà e allo stesso tempo a non poter vedere le figlie, pur possedendo una sentenza della Suprema Corte in mano.

Ma ciò che è peggio, come si legge su Avvenire, è come anche la stessa sentenza che definisce il diritto di visita, concedendo al padre di vedere le figlie, sembri allo stesso tempo tornare al vecchio schema dell’affido esclusivo ad un unico genitore.

Che fine hanno fatto il diritto alla pari responsabilità educativa dei genitori e i principi sull’affido condiviso definiti dalla legge?