Affido: perché dobbiamo fare il percorso di valutazione?

…L’equipe psicosociale chiede alla famiglia di raccontarsi per raccogliere quelle che sono le caratteristiche, le motivazioni e le risorse…

Cara Ai.Bi., non capiamo perché, se l’affido è per tutti, esiste il percorso di valutazione della famiglia che vuole diventare affidataria.

Anna e Luigi

 

Carissimi Anna e Luigi,

L’affido nasce come risposta di solidarietà ad una famiglia che vive un momento difficile e non riesce ad occuparsi della crescita dei suoi figli.

È un istituto giuridico che permette ad un minore che non riceve le cure necessarie ai suoi bisogni di crescita, di poter riceverli da un’altra famiglia.

Sembrerebbe facile, perché in fondo si tratta di un bambino e dovrebbe essere quasi innata la capacità di cura da parte degli adulti verso un piccolo della propria specie, eppure non è così. Ogni situazione va valutata e ponderata, perché i bambini che necessitano di un affido sono bambini, che per la loro storia, meritano attenzioni particolari.

Ma come è possibile capire se la famiglia che lo accoglie è in grado di aiutarlo davvero nell’accudirlo e diventare grande?

Per questo c’è il percorso di conoscenza della famiglia che si rende disponibile all’affido. Non lo chiamiamo di “valutazione”, perché spesso questo termine risuona come un’ammissione o meno e viene vissuto come un momento in cui si devono certificare le proprie competenze. Nella realtà si tratta di valutazione nel senso più ampio, ovvero quando pensi e approfondisci e valuti appunto le cose.

Il percorso, per noi di Ai.Bi., è successivo ai momenti informativi e formativi e prevede dei colloqui volti appunto alla conoscenza. L’equipe psicosociale chiede alla famiglia di raccontarsi per raccogliere quelle che sono le caratteristiche, le motivazioni e le risorse. L’obiettivo è riuscire a tratteggiare un quadro della famiglia che ci possa permettere di capire che tipo di bambino e di situazione possiamo immaginare lì, in quel contesto familiare specifico. Capire, oltre alle caratteristiche dei singoli membri, storia e personalità, l’organizzazione familiare e in che misura possiamo immaginare delle modifiche non è secondario. Ad esempio, se lavorano entrambi, che margini di flessibilità ci sono, come immaginano la gestione dei rapporti con la famiglia d’origine. Il percorso permette di capire inoltre alcuni aspetti importanti sulla dimensione del desiderio di accoglienza e che tipo di affido immaginano: di pronta accoglienza, part time, lungo.

Sono tutti aspetti che si valutano, appunto, nel percorso che la coppia fa insieme all’equipe psicosociale e che permettono poi di pensare all’abbinamento migliore per un determinato bambino. Perché da qui si parte sempre, dai bisogni di un bambino.