Affido sine die: cortocircuito burocratico a spese dei bambini

La testimonianza di una famiglia che non riesce più a uscire da una situazione kafkiana, cominciata da una sentenza di adozione con rischio giuridico e proseguito con la latitanza dei servizi sociali

Riportiamo, di seguito, una mail arrivata all’ufficio diritti di Ai.Bi. da parte di una famiglia che si trova a vivere una situazione paradossale, bloccata da procedure burocratiche e decisioni poco chiare che sembrano non trovare una soluzione in tempi rapidi.
La discussione riguarda in particolare l’affido, ma si può inserire nel filone della discussione che negli ultimi tempi si è accesa intorno all’adozione aperta e la diminuzione della disponibilità delle coppie all’adozione nazionale.

Buongiorno,
siamo una famiglia con un bimbo in affido da lungo tempo.
In realtà, il nostro percorso è iniziato come famiglia adottiva di un bambino con “rischio giuridico”. Dopo la prima sentenza di adozione a nostro favore, in secondo grado è stato disposto che la madre avesse la possibilità di fare degli incontri, senza però riacquisire la capacità genitoriale e, di conseguenza, facendo restare noi nel limbo dell’affido a lungo termine.
Abbiamo fatto il primo incontro tra il bambino e la madre (precisiamo che il bambino è arrivato da noi che aveva 1 anno e 2 mesi e ora ne ha 7. È nato in Italia, ma non ha la cittadinanza perché i genitori naturali sono stranieri), ma lui non ha voluto saperne e ha prodotto un rifiuto impressionate con conseguente malessere.
Ora i servizi hanno sospeso questo percorso e stanno chiedendo la revisione della sentenza. A oggi, però, dopo un anno, ancora non si vede una risposta.
Nel frattempo, nella nostra famiglia è nata l’esigenza di trasferirci nella nostra regione di provenienza e di nascita, differente da quella in cui ci troviamo ora, per avvicinarci alle nostre famiglie.
È più di un anno che proviamo a capire con i servizi e il tutore se si possa fare, ma loro continuano a prendere tempo senza arrivare a nulla di fatto.
Vorremmo sapere se esiste un procedimento che ci consenta di avviare il trasferimento del nucleo, compreso il bambino, restando ovviamente a disposizione dei servizi sociali.
Attendiamo trepidanti la risposta e vi ringraziamo per la disponibilità.

Dopo aver contattato direttamente chi aveva scritto la mail (firmata e con numero di telefono nel caso fossero state necessarie ulteriori informazioni), l’ufficio diritti di Ai.Bi. ha cercato di dare una risposta, tenendo conto della complessità dell’argomento e della specificità della situazione.

Il parere dell’Ufficio Diritti

Sicuramente, nel caso in questione, i Servizi Sociali coinvolti non stanno fornendo riposte in tempi rapidi, come le esigenze richiederebbero.
Di fatto, i rapporti della famiglia d’origine con il bambino di sono interrotti da molto tempo e la richiesta di trasferimento fatta alla procura è stata archiviata.
Il consiglio è quello di continuare a sollecitare un intervento da parte dei Servizi così da definire la situazione: se il bambino non vede la mamma da parecchi mesi e i servizi stessi non intendono riprendere i rapporti, allora l’affido non ha più senso ed è il caso di passare all’adozione (speciale), cosa che renderebbe molto più facile il trasferimento.
Ancora una volta la decisione iniziale di prevedere un affido prolungato ha creato un cortocircuito ora complicato da risolvere. Il tutto, infatti, è iniziato dall’adozione con rischio giuridico, impugnata in appello dalla mamma, che poi, dopo un solo incontro, sembra essersi scordata del figlio.