Africa. La tassa di Tremonti per “aiutarli a casa loro”. Griffini (Ai.Bi.): “Meglio il Sostegno a Distanza”

“Un’accoglienza del cuore che può consentire a molti giovani africani di restare nei loro Paesi e costruirsi un futuro”

Una tassa per aiutare i giovani africani e, sostanzialmente, per finanziare le organizzazioni attive nella cooperazione allo sviluppo ai fini di un contenimento delle ondate migratorie. Nel 2001 l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aveva proposto una De-Tax, oggi torna alla carica con la sua idea.

“Se compri un paio di scarpe in un negozio – ha spiegato l’ex ministro in un’intervista a Money.it – e il negozio è convenzionato con l’Africa via volontariato, la signora Europa rinuncia ad un punto di IVA e quei soldi che in Europa valgono poco, in Africa valgono enormemente di più”.

“L’idea allora dominante – ha spiegato ancora Tremonti in riferimento agli anni in cui la proposta fu formulata – era che l’immigrazione non è un problema ma è la soluzione dei nostri problemi. Adesso qualcuno inizia a capire che non è solo la soluzione, ma anche un problema. (…)il problema non è l’accoglienza qua, ma cosa succede in Africa. Se parte più giovane della popolazione abbandona il Paese vuol dire disperazione, distruzione di quei luoghi, assoggettamento a dittature, l’arrivo di terroristi.”

La proposta di Tremonti, all’epoca, rimase solo sulla carta. C’è chi, però, ha un’idea alternativa. Si tratta del presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini. “Una tassa per sostenere la cooperazione? – commenta – perché invece non un Sostegno a Distanza? Anziché pensare a nuove forme di intervento sul piano fiscale, si potrebbe trovare il modo di investire nel comunicare alle famiglie l’importanza di una forma di accoglienza, perché il Sostegno a Distanza è un’accoglienza del cuore, che può consentire a molti giovani africani di non dover scappare dai loro Paesi sui barconi della morte, ma di restare e costruirsi un futuro. Drammatica è, per noi che la trattiamo, la situazione dei care leavers. Si tratta dei ragazzi che escono dagli istituti dopo un’intera adolescenza trascorsa senza l’opportunità di un’adozione e che, molto spesso, si trovano ad affrontare il mondo senza punti di riferimento, cadendo nella disperazione più nera”.