Ai.Bi. G, Lorenzo Gastaldi: “Sono un portatore sano di accoglienza”

aibi g“2036: c’era una volta l’abbandono”. Questa frase ha colpito Lorenzo Gastaldi quando aveva 18 anni e un amico lo invitò a entrare nel movimento degli Ai.Bi. Giovani. Quelle parole, che esprimevano il senso profondo della missione di Ai.Bi. G, a Lorenzo parvero un’utopia. Ma ben presto capì che non era così…

Di adozione e di affido fino a quel momento ne aveva solo sentito parlare. E per fortuna anche l’abbandono era per lui uno sconosciuto, non avendo mai provato sulla sua pelle quella terribile esperienza.

“Il giorno in cui partecipai al primo incontro ero sicuro che mi sarei annoiato – racconta –. Ma la cosa che più mi colpì fu la situazione in cui mi trovai: ero l’unico ragazzo bianco tra tanti miei coetanei di colore, quasi tutti figli adottivi”. Un caso più unico che raro per Lorenzo, originario di un paesino in provincia di Torino dove gli immigrati sono ancora pochissimi. “Ero completamente spaesato: del resto il tema dell’abbandono, non riguardandomi direttamente, non mi interessava, non lo  capivo a fondo. Ma devo ammettere che dopo 5 minuti tutto cambiò”.

Come tutti gli adolescenti, infatti, anche Lorenzo  ha vissuto quella fase difficile in cui si va un po’ alla ricerca di se stessi. Una ricerca che, grazie ad Ai.Bi. G, sembrava in quei momenti essere giunta a compimento. “Grazie a quei ragazzi, ho capito la loro missione e l’ho fatta anche mia, ho deciso che anch’io avrei potuto offrire il mio contributo”.

E dal quel momento Lorenzo non si è fermato più. “Ora quella missione – dice –, cancellare l’abbandono entro il 2036, non mi pare più impossibile. Certo, ho capito che l’abbandono non è un dramma lontano, si trova ovunque, anche vicino a casa mia. Ma sono convinto che sia estremamente importante portare le nostre testimonianze, dirette o indirette,  di disagio giovanile e fare vedere a dei ragazzi più giovani che c’è qualcuno pronto ad aiutarli.

Per il futuro Lorenzo spera che Ai.Bi.G possa diventare una vera associazione. Ma nel frattempo, il nostro “portatore sano di abbandono”, non può fare a meno di ammettere: “Quell’esperienza mi ha cambiato la vita. Oggi ci ripenso e dico: Quanto mi ha cambiato la vita Ai.Bi. G in questi 4 anni!