AiBi autorizzata ad aprire le adozioni negli Stati Uniti

Una novità positiva per migliaia di minori americani abbandonati e altrettante famiglie che potranno adottarli. Ai.Bi. è stata riconosciuta dalla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI), lo scorso 30 luglio 2009,  come ente accreditato per operare con le adozioni internazionali negli Stati Uniti. Nell’aprile 2008 gli Stati Uniti avevano ratificato la Convenzione de l’Aja del 1993, principale strumento di tutela dei minori adottabili e degli aspiranti genitori adottivi.

Il benessere e lo sviluppo economico di un Paese non sono condizioni in grado di garantire il diritto alla famiglia. Non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche negli Stati Uniti i numeri dei minori fuori dalla famiglia raggiungono cifre sconcertanti. Sono 513mila i minori costretti a vivere sotto protezione statale ospiti di una famiglia affidataria (foster care family); 114mila i bambini e adolescenti dichiarati in stato di abbandono, mentre un numero imprecisato di neonati passa direttamente in “adozione privata”, ovvero da madre biologica a famiglia adottiva.

In uno scenario così variegato AiBi intende dare una possibilità in più ai minori americani di diventare figli attraverso tre strade principali: l’adozione di bambini che vivono sotto la protezione di foster care family, l’adozione di figli adottivi che vengono nuovamente abbandonati dai genitori adottivi e l’adozione come alternativa all’aborto.

Per i minori che vivono in foster care, circa 500mila, l’adozione internazionale può rappresentare una vera e propria salvezza. Si tratta infatti di bambini considerati dalle aspiranti famiglie americane adottive troppo grandi per essere adottati, minori di origine afro-americana o appartenenti a gruppi etnici di minoranza,  o ancora con problemi di salute; molti di loro presentano disturbi comportamentali a causa di lunghi trascorsi di abbandono, comunque superabili grazie all’affetto di una famiglia. L’abbandono diventa così una spirale continua di esclusione sociale per migliaia di minori. Per loro è difficile trovare genitori adottivi nel loro Paese a causa di pregiudizi e una “cultura” dell’adozione orientata all’accoglienza di bambini di pochi anni di età, perfettamente sani e prevalentemente stranieri.

Anche nel caso di bambini adottati e rifiutati nuovamente dai loro genitori adottivi negli Stati Uniti, Ai.Bi. intende lavorare per garantire loro un futuro in famiglia. Si tratta, infatti, di casi  molto delicati, in cui il minore che ha già vissuto il dramma dell’abbandono dai genitori biologici si trova ancora una volta nella condizione di essere rifiutato dalla famiglia adottiva.

Altro fronte su cui lavorare è quello dell’adozione come forma di prevenzione dell’aborto. Negli Stati Uniti esistono diverse organizzazioni impegnate da anni nell’assistenza alle madri incinta in difficoltà che scelgono di dare in adozione il proprio figlio anziché fare ricorso all’aborto. Sono le stesse organizzazioni a mettere in contatto le madri con l’aspirante famiglia adottiva, seguendone l’iter adottivo.

Il caso degli Stati Uniti è emblematico – spiega Marco Griffini, presidente di AiBi – e dimostra che l’abbandono si può risolvere con una serie di interventi che vedono nella famiglia e nelle associazioni familiari le uniche risorse per i minori abbandonati. Come hanno dimostrato gli Stati Uniti, l’adozione può essere un’importante forma di prevenzione dell’aborto, per questo intendiamo portare in Italia l’esperienza e il know how americano a sostegno della campagna contro l’aborto e pro-adozione di cui si è fatto portavoce il Sottosegretario Carlo Giovanardi.”