Anna Maria Colella (Arai): «Basta con i doppi passaggi. Al posto dei tribunali, meglio istituire Commissioni regionali specializzate»

anna maria colella 350 copia defLa crisi delle adozioni internazionali è ormai riconosciuta da più parti. Gli addetti ai lavori si stanno interrogando da tempo su come rilanciare questo settore che finora ha fatto dell’Italia il primo Paese in Europa per numero di adozioni internazionali. Un’interessante proposta per snellire e semplificare l’iter adottivo, arriva da Anna Maria Colella, Direttrice dell’Arai (Agenzia regionale per l’adozione internazionale del Piemonte). Aibinews l’ha intervistata in esclusiva.

Dottoressa Colella, ritiene che sia necessario modificare la legge sulle adozioni internazionali? 

Assolutamente sì. Ma occorre trovare un metodo. E soprattutto partire da un confronto  condiviso  con i soggetti istituzionali individuati dalla Legge 476/98 di ratifica della Convenzione de L’Aja ( Tribunali per i Minorenni, Regioni e Servizi, Enti Autorizzati),  legge che va modificata alla luce delle esperienze e dello scenario attuale.

Quali sono a suo parere i punti carenti?

Mi limito a due punti nodali. E’ assodato come sia fondamentale che le coppie adottive debbano essere informate, affiancate, accompagnate e supportate durante tutto il percorso adottivo e post adottivo. Ma tutto ciò è realizzato solo da alcuni enti e in situazioni di eccellenza.Manca in Italia un monitoraggio che garantisca alle coppie un livello standard di servizi di assistenza. Altro aspetto importante è la necessità di non incentivare, all’Estero, una eccessiva proliferazione di Enti che concorrono agli stessi fini, in uno scenario, come quello attuale, nel quale gli orientamenti delle Autorità straniere sono quelli di interagire con un ristretto numero di Enti che sappiano garantire una adeguata professionalità e competenza. 

Sono state presentate proposte di riforma della legge che regolamenta le adozioni internazionali. Uno dei punti forti riguarda il trasferimento della competenza sul rilascio dell’idoneità dai tribunali ai servizi sociali.  Lei cosa ne pensa? 

Sono favorevole, perché ritengo che occorra evitare i doppi passaggi, ma ritengo necessario trovare un metodo, perché non si può passare dai decreti dei Tribunali a semplici relazioni dei servizi sociali e psicologiche.

Quale soluzione Lei propone?

La mia idea, che al momento è solo una proposta tecnica, è di snellire la procedura adottiva valorizzando le competenze delle Regioni in questo settore, prevedendo l’assunzione di decreti amministrativi di Commissioni regionali per le adozioni.

Quali sono le premesse di questa proposta?

Negli ultimi anni le statistiche mostrano un progressivo allineamento delle caratteristiche dei bambini dati in adozione nazionale con quelli adottati all’estero. I bambini adottati sono grandicelli, hanno altri fratelli o problemi di salute. Tutto ciò porta a riflettere sul fatto che sia necessario ed opportuno equiparare la fase della procedura adottiva relativa all’accertamento dei requisiti di idoneità della coppia aspirante all’adozione, nazionale ed internazionale.

Può chiarire questo concetto?

Il fatto è che per chi adotta in Italia non è previsto il decreto di idoneità. Quindi occorre evitare ingiuste discriminazioni di trattamento. Ritengo necessario semplificare l’iter in alcuni passaggi fondamentali mantenendo, comunque, elevato lo standard di qualità di accertamento dei requisiti di idoneità degli aspiranti genitori adottivi.

Come giudica il fatto che in Europa l’Italia fa coppia solo con il Belgio, nel mantenere il provvedimento per l’ottenimento dell’idoneità di tipo giurisdizionale?  

Intanto va sottolineato l’importante ruolo svolto in questi anni dalla giustizia minorile, che ha supplito alle carenze dei servizi sociali territoriali. E’ necessario intervenire sul vigente assetto normativo non con lo scopo ultimo di depauperare il Tribunale per i Minorenni, ma al contrario con due obiettivi strategici: semplificare la procedura e renderla maggiormente omogenea in termini di costi procedurali. Ritengo che sia possibile, senza alterare la successione delle fasi in cui si articola l’iter adottivo, rendere la sequenza del procedimento più fluida e rapida.

Quale soluzione lei propone per evitare i doppi passaggi dai servizi sociali e psicologici e dal Tribunale per i minorenni?

Guardi, il compito di valutare l’idoneità o meno di una aspirante coppia adottiva è estraneo ai cosiddetti poteri giurisdizionali del giudice, il quale si affida per questo ai servizi sociali ed alla relazione del giudice onorario, che è a sua volta uno psicologo. Si può iniziare eliminare il ruolo dei giudici in questo settore, riconoscendo dunque maggiori responsabilità alle Regioni e ai servizi sociali.

Quindi lei propone di togliere la competenza sulla idoneità ad adottare ai Tribunali.

La giustizia minorile vedrà ricondotto il proprio ruolo a quello originario di garante dei diritti nonché garante della fattibilità o della legalità delle misure di protezione progettate dai servizi: la mancanza di consenso degli interessati comporterà l’intervento della giurisdizione.

Ci spieghi meglio.

Da più parti si ritiene che i tempi sia maturi per affidare maggiori responsabilità ad operatori sociali e sanitari  formati e qualificati.  L’idea è che la pronuncia sull’idoneità all’adozione avvenga ad opera di un’autorità amministrativa  regionale, specializzata.

Come immagina questa autorità?

Penso a delle apposite Commissioni regionali per l’idoneità all’adozione, prevedendo  l’intervento del tribunale per i minorenni, e quindi un intervento giurisdizionale specializzato, solo nell’ ipotesi in cui la coppia voglia opporsi a una non idoneità. Verrebbe così eliminato l’ulteriore grado di giudizio in Corte d’Appello.

Da chi dovrebbero essere composte queste Commissioni regionali?

Le Commissione regionali devono essere composte da personale specializzato, esperti con comprovata esperienza pluriennale nelle adozioni, prevedendo nella composizione la presenza di almeno un professionista esperto degli enti autorizzati. Si può prevedere infine una collaborazione diretta dei servizi territoriali competenti per le attività istruttorie riguardanti  l’aspirante coppia adottiva di natura sociale e sanitaria, evitando ulteriori colloqui  della Commissione stessa con le coppie  aspiranti all’adozione .

Quanto costerebbe questa riforma?

Certo ci saranno delle spese per le nuove Commissioni regionali, ma sarebbero inferiori rispetto all’impegno finanziario che comporta la messa a disposizione della magistratura minorile di Tribunale e di Corte d’Appello. La costituzione di Commissioni regionali per la valutazione dell’idoneità comporterà una riduzione di impegno diretto della magistratura minorile, e quindi una riduzione delle spese dello Stato. Inoltre dovrebbero essere nominati un minor numero di giudici onorari presso il Tribunale dei Minorenni, in proporzione alle attività da loro svolte. Più nello specifico, i giudici onorari presso il Tribunale per i Minorenni avranno competenza ad operare in due situazioni specifiche in materia d’adozione. La prima è in caso di ricorso contro il provvedimento di non idoneità all’adozione internazionale  emesso dalla Commissione regionale per quanto riguarda la valutazione delle coppie. La seconda riguarda l’adozione nazionale, nel caso della valutazione delle coppie in occasione di una proposta di abbinamento con un minore.