“Perché teniamo minori e donne in condizioni disumane, quando ci sono strutture pronte ad accoglierli?” Una domanda a cui nessuno finora ha risposto

deflaura-boldrini-NatoPrima c’è stata la denuncia di Terre des Hommes: “Le condizioni del Centro di primo soccorso di Lampedusa sono assolutamente inaccettabili. I  bambini dormono per terra, su materassi sporchi, senza lenzuola né coperte”.

Poi la denuncia della Caritas: “Le nostre case di accoglienza sono vuote, mentre i centri sono al collasso! Dai centri messi a disposizione dalle Caritas diocesane e dalle associazioni, ai conventi vuoti offerti da diversi ordini religiosi, posti dignitosi ci sono. Basterebbe un segnale chiaro di coinvolgimento da parte del ministero, per attivarsi”.

Ai.Bi. dall’inizio della campagna “Bambini in alto mare”, denuncia la mancanza di una cabina di regia. Nei centri regna il caos (oltre che il più disumano sovraaffollamento), la situazione in cui sono accolti i minori, le donne incinte e le madri sole è del tutto inaccettabile.

Amici dei Bambini ha una struttura a Messina, pronta all’accoglienza (e altre ne stiamo recuperando a Lampedusa proprio per una prima accoglienza a misura di famiglia). A queste si aggiungono la rete di famiglie disposte ad aprire la loro casa a uno o più bambini. I colloqui preparatori e formativi delle coppie stanno andando avanti. Ma la Prefettura non riesce a dare rimandi precisi sull’attivazione dell’affido familiare per i Misna (Minori Stranieri Non Accompagnati)

La domanda è ormai comune a tutte le associazioni, ma anche a tutte le persone, volontari e famiglie, che si sono mobilitate per scendere in campo e venire in aiuto: per quale ragione, nonostante la disponibilità, non ci arrivano risposte chiare dal Governo e dal Ministero dell’Interno?

Perché non riusciamo ad accogliere dignitosamente le persone, quando basterebbe semplicemente utilizzare le risorse già disponibili?

Ai.Bi. ha inviato, ad inizio ottobre, un appello al ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, chiedendo che il suo ministero prendesse l’iniziativa di un piano di collegamento fra le varie forze.

L’appello è rimasto inascoltato.

Ora ci rivolgiamo al presidente della Camera, Laura Boldrini: i tanti anni di attività di portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) la renderanno più sensibile ai temi drammatici dell’emergenza Misna?

All’indomani della tragedia del naufragio di Lampedusa, proprio Boldrini aveva dichiarato: “Nulla dovrà più essere come prima!”.

Purtroppo tutto è ancora come prima. La domanda che le rivolgiamo è: fino a quando?

Egregio Presidente,

le scriviamo a nome di tutte le famiglie e gli italiani che vogliono impegnarsi in questa vera emergenza umanitaria, di cui sono teatro le nostre coste e il nostro Mediterraneo.

Mentre continuano incessanti gli sbarchi e i Centri di prima accoglienza sono al collasso e allo sbando, ci sono decine di strutture vuote e disponibili che potrebbero ospitare, in condizioni decisamente migliori, i migranti.

La generosità non manca, ma occorre organizzarla. Le Associazioni in campo pronte ad operare sono molte.

Ai.Bi., Amici dei Bambini, all’indomani della tragedia di Lampedusa, ha approntato un piano di solidarietà ed emergenza: Bambini in alto mare, che punta sulle famiglie, cuore identitario dell’Associazione, e sulla loro capacità di accoglienza. L’attenzione si rivolge in particolare ai più deboli fra i deboli: le mamme sole e i minori non accompagnati.

Abbiamo, ad oggi, più di 700 famiglie che hanno offerto la loro disponibilità ad accogliere in affidamento temporaneo uno o più minori non accompagnati. Disponiamo di una struttura pronta ad ospitare subito a Messina.

Per poter essere efficaci nella nostra azione urgono, però, indicazioni coordinate e precise su come smistare gli ospiti del Centro di Prima Accoglienza.

Servono risposte, referenti e un contesto organizzativo chiaro. Per questo, dopo esserci rivolti al Governo italiano e al ministero dell’Integrazione e delle Politiche Sociali, rinnoviamo a lei l’appello.

 Perché l’Italia cuore e centro dell’emergenza tarda a darsi una cabina di regia? In passato, lavorando in contesti più organizzati, abbiamo avuto la possibilità di fronteggiare immediatamente i problemi, con un vero coordinamento fra Ong, in modo che da evitare inutili sprechi di risorse.

In virtù dei suoi tanti anni di attività quale portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Lei conosce bene quali sono le tragiche condizioni da cui partono queste persone. E’ inaccettabile che, sbarcate in Italia, le condizioni di accoglienza e soggiorno nel nostro Paese siano, se possibile, ancora peggiori perché del tutto inadeguate al più comune rispetto dei diritti dell’uomo.

Chiediamo il suo intervento per sensibilizzare tutte le forze politiche e governative affiché sia subito istituita una task force in grado di coordinare, gestire e integrare lo sforzo delle associazioni, del volontariato, della società di civile nell’emergenza attuale, coordinandosi con tutte le realtà territoriali italiane già attive.

Chiediamo che possano essere immediatamente trasferiti dai Centri di prima accoglienza almeno le fasce più deboli: i minori, le donne incinte e le madri sole.