Avendo già due figlie, abbiamo dovuto lottare per avere l ‘idoneità

La rete di famiglie adottive: un bellissimo modo per entrare nel mondo dell’adozione e crescere dalle esperienze altrui.

Da quando abbiamo adottato chi ci incontra non fa che stupirsi:  che coraggio, che bello, che bravi …e c’è anche chi ci chiede: ma come vi è venuto in mente?”.

Laura e Marco ridono divertiti nel raccontare la loro storia di adozione, iniziata concretamente lo scorso maggio, rientrati dalla Cina, ma avviata molti anni prima che arrivasse Liu Bo, 10 anni a novembre.

Genitori di due bambine “fatte in casa”, d’accordo con loro Laura e Marco hanno deciso la loro avventura adottiva tempo fa. E forse per la situazione familiare già consolidata, dai colloqui con i Servizi sociali alle persone incontrate (talvolta anche i familiari) il desiderio di moltiplicare l’amore di famiglia non è stato immediatamente compreso.

“Il cammino è stato abbastanza impervio e i tempi si sono allungati perché inizialmente eravamo stati abbinati a un altro paese – ricorda Marco che con la moglie si è rivolto alla sede AiBi di Salerno – Abbiamo anche lottato per avere l’idoneità: forse non si voleva capire fino in fondo questa scelta, avendo già due figlie“

A dire il vero, ammette il papà, se oggi Liu Bo è tra le loro braccia è anche merito della mamma che, per prima si avvicinò alla rete delle famiglie adottive che fanno riferimento alla sede di Salerno. Quegli incontri, che per molte famiglie aprono il cuore all’adozione, nel caso di Laura e Marco hanno spalancato le porte.

È stato un bellissimo modo per entrare nel mondo dell’adozione, per capire meglio, conoscere e crescere dalle esperienze altrui”, dicono entrambi.

Incontri preziosi tipici dei giorni dell’attesa che sono serviti anche alle figlie, oggi  di 12 e 13 anni. “Siamo sempre stati felici di trascorrere del tempo con queste famiglie, malgrado le tre ore viaggio per arrivare!”. Infatti ancora oggi la “nuova” famiglia frequenta ancora la sede di Salerno.

L’attesa più faticosa è però spettata alle figlie: quando hanno avuto notizia dell’idoneità già si stavano preparando a fare le sorelle maggiori; il giorno in cui hanno saputo dell’abbinamento con un bambino di 9 anni e mezzo, sarebbero salite subito su un aereo per la Cina.

Noi ce ne facevamo ragione, sapevamo che i tempi dell’adozione sono questi, per loro invece era difficile capire. È stata però una bellissima sorpresa quando abbiamo ricevuto la telefonata da AiBi poco prima dello scorso Natale che confermava la nostra imminente partenza”.

Per una serie di ragioni personali la famiglia riuscì a partire prima di Pasqua verso il nord della Cina. Il giorno del primo incontro era arrivato.

Siamo rimasti nel paese quattro settimane – dice la mamma – ed è stato molto bello per tutti. Le bambine corsero incontro a Liu Bo con un orsacchiotto che subito ha preso, lui in cambio aveva uno zaino pieno di dolcetti e salatini.

Era ed è un bambino sano, che era stato preparato all’incontro con noi. Ci domandiamo oggi – aggiunge – come sia stato possibile trascorrere tutti questi anni in istituto e casa famiglia”.

Qualche perplessità, in fase di abbinamento era sorta, a causa di questa lunga permanenza in istituto e dell’età del bambino. “Ma tutte le nostre paure si sono sgretolate in un attimo, quel giorno”, precisa Marco.

Oggi Liu Bo va a scuola, capisce e parla già italiano, legge e impara a scrivere con il nostro alfabeto . “Basta cinese, ora italiano!” dice .

È affettuoso con i genitori e innamorato delle sorelle. Il suo album di foto degli anni della Cina è sul comodino, ma i ricordi più belli si stanno collezionando ogni giorno che passa.