Balotelli: un ragazzo solo e carico di responsabilità

Balotelli-22“Non ci sono neri italiani!”:  è questo il coro che riecheggia tra alcune tifoserie quando a scendere in campo è Mario Balotelli, l’attaccante dell’Inter dalla pelle color ebano e italianissimo.

Ieri è stato fischiato ancora una volta dai tifosi del Chievo e così non si è fatto attendere lo sfogo del calciatore che ha dichiarato il suo sprezzo per Verona. Polemiche, commenti duri da parte del presidente del Chievo e perfino del sindaco veronese Flavio Tosi.

Eppure se andiamo oltre ciò che è accaduto allo stadio, non possiamo non rilevare un dato oggettivo, lampante: Balotelli ha assunto, suo malgrado, una responsabilità, quella di essere diventato l’emblema degli “autentici neri italiani”. Sono i figli del Bel Paese dalla pelle scura o dagli occhi a mandorla che, come Mario, parlano con l’accento spiccatamente bresciano. Sono una nuova generazione di italiani, quella di giovani fermati nelle strade delle città o sui treni da agenti di polizia che vogliono verificare il loro documento di identità per accorgersi poi, con diffidenza e stupore, di avere di fronte un cittadino italiano.

Ma come paladino dei diritti dei neri italiani Mario è solo. E forse non si tratta esclusivamente di episodi di razzismo perché l’accanimento delle tifoserie si rivolge solo a lui, risparmiando i calciatori neri africani. E’ qualcosa di più profondo, che tocca l’identità. Del resto oggi nel nostro Paese chi sarebbe disposto ad ammettere la superiorità di un “black italians” su un italiano “autentico”? Ancora non viene accettato da ampi strati dell’opinione pubblica questa generazione di italiani.

La vicenda familiare di Balotelli, nato a Palermo da genitori ganhesi che l’hanno abbandonato e diventato poi figlio affidatario all’età di due anni della famiglia Balotelli, è esemplare e toglie ogni dubbio sulla sua presunta non italianità. La sua storia, dolorosa e complessa come quella di molti altri bambini che rimangono in affido per troppi anni senza che nessun legame familiare sia ben definito (né quello con i genitori naturali, né quello con i genitori che lo accolgono) è la punta di un iceberg di un fenomeno diffuso.

Sono proprio questi i giovani che devono essere accolti, non insultati in nome di una non precisata italianità. [poll id=”9″]