BAMBINIxLAPACE. La guerra, la fuga, la speranza: il racconto di Nastya e Olena, madre e figlia ucraine

Da un anno e mezzo vivono in Moldova, dove sono state accolte nel punto Ai.Bi. grazie al sostegno dell’Adozione a Distanza. Nastya ha 7 anni e studia da casa con insegnanti di lingua madre. Olena ha lasciato il marito in Ucraina e vive in uno stato di ansia. Entrambe sognano di tornare nella loro patria in pace

L’educazione è una priorità e non può aspettare. Per questo motivo, Ai.Bi. distribuisce in varie occasioni zaini e materiali scolastici ai bambini ucraini e moldavi.
Vedere le loro reazioni, a volte lascia senza parole, altre volte la loro gioia e talmente contagiosa, che quell’attimo di felicità è vissuto da tutto lo staff.

La storia di Anastasya e di sua madre Olena

Di recente, nell’ufficio di Ai.Bi. è arrivata a prendere il suo zaino Anastasya, detta Nastya, una bambina solare di appena 7 anni, accompagnata dalla madre Olena.
Per Nastya è il secondo anno di studi, da casa però. La bambina è seguita dalla sua mamma e da qualche insegnante ucraino.
Per motivi facili da capire, la madre ha escluso la possibilità di inserire la figlia in una scuola moldava, dove si insegna in russo ai bambini ucraini.
Stando alle parole di Olena, la qualità delle lezioni on-line “lascia molto a desiderare”, visti i guasti elettrici frequenti.
Ma Olena, che ha voluto a tutti i costi che sua figlia studiasse con insegnanti di lingua madre ha trovato l’homeschooling come ottima soluzione. “Così, impariamo tutte e tre: io, mia madre e mia figlia” – afferma.

Una famiglia divisa dalla guerra

Fino a febbraio del 2022, Nastya e Olena vivevano nella capitale ucraina, Kiev. Era una famiglia grande e unita, con nonni e zii, cugini, genitori e figli, felici di stare insieme e vivere tranquilli la loro quotidianità.
Da un anno e mezzo, la famiglia vive in paesi diversi, anzi, in mondi diversi. Nastya, insieme alla mamma e alla nonna 73enne, si trovano in Moldova. L’altra parte della famiglia è rimasta in Ucraina, ormai “abituati all’urlo delle sirene, alle bombe che continuano a cadere sulle case, sugli ospedali, sulle scuole… abituati anche alla paura – racconta Olena.
Nonostante la sicurezza e la calda accoglienza che hanno trovato in Moldova, la donna ammette che vive in un continuo stato di preoccupazione.
“Qui stiamo bene” – confessa – “Ma è proprio questo stato che mi preoccupa”.

La lotta di Olena

La colpa per essere fuggita dal paese in un momento così, non da pace all’animo e la signora continua il suo racconto come se volesse giustificare i diciotto mesi di vita lontana dai missili.
“In Ucraina non potevamo rimanere. Da quel giorno fatidico, da quando è cominciata la guerra, ho resistito solo 9 giorni nel paese. Sono stati i più brutti giorni di tutta la mia vita. C’era troppo dolore e troppo terrore. Dal momento in cui suona l’allarme ci sono solo tre secondi per ripararsi al sottosuolo. Per questo motivo, non facevamo neanche il bagno.
Rimanevamo sempre vestiti, anche di notte, quando andavamo a dormire. Ci toglievamo solo le scarpe e forse la giacca, perché faceva freddo e perché noi dovevamo essere sempre pronti a fuggire. La bimba la prendevamo avvolta nel piumone, addormentata. Con la madre era ancora più difficile. Come si fa a spostare all’altro piano, in pochi secondi un anziano che ha problemi con i piedi? Era come vivere con la morte in casa, nascosti nel sottosuolo, al buio, al freddo, in un’attesa lacerante di non si sa chi o che cosa. E poi, anche se un missile non si schianta nella tua casa, l’esplosione è talmente forte che può causare danni agli altri edifici.
Non potevo sottoporre a rischio la vita di mia madre e di mia figlia. Con tutto questo, per non spaventarle, mio marito e io facevamo del nostro meglio per non piangere davanti a loro. Una tortura. ”
Pur avendo tutte le ragioni del mondo a rifugiarsi in terra salva, la lotta per Olena continua ancora. Nel suo cuore.

Il ritorno del padre

Dopo un anno e mezzo di separazione, Nastya e Olena sono riuscite a riunirsi con il papà, d’estate, per 10 giorni. La piccola ha raccontato che per lei è stata la sorpresa più bella – “le vacanze più felici mai vissute, perché si stava tutti insieme dal mattino fino alla sera”.
Quando il padre è ripartito in Ucraina “per fare il suo dovere”, Nastia ha pianto per tre giorni. Durante le video chiamate con il padre, le chiede di fargli vedere i suoi giocattoli preferiti, i vestiti nuovi, ancora non indossati, la sua stanza, tutti rimasti “congelati” fino al ritorno della famiglia a casa.
Con ogni settimana che passa, la madre racconta che sperare a un pronto ritorno in patria, risulta sempre più difficile, ma ancora più difficile è gestire le crisi di un bambino che ha conosciuto gli effetti della guerra sulla propria pelle: un addio mai detto, una canzone mai cantata, un ringraziamento rimasto sospeso.
La guerra mi ha rubato il tempo di stare con entrambi i genitori, le occasioni di portare i vestiti nuovi appena comprati per i momenti di celebrazione della festa di Addio Asilo d’infanzia e il concerto che si doveva organizzare per la festa della mamma.”

La guerra vista in tv

La piccola ancora non può accettare che la guerra sta distruggendo il suo Paese, per cui, quando comincia la trasmissione del giornale, o spegne la TV, o si sposta nell’altra stanza, perché non vuole sentire nessuna notizia sulla guerra.
Come ogni madre che vuole il meglio per il suo bambino, Olena cerca di coinvolgere la figlia nelle varie attività artistiche in cui, soprattutto d’autunno, la città di Chisinau abbonda. La partecipazione al gruppo teatrale, i concerti che le due frequentano e le passeggiate nella natura, per ora, è la maggiore terapia.
“Questo ci fa dimenticare del quadro grigio che abbiamo lasciato in Ucraina e ammirare il verde – sinonimo di salute – della vostra città, che ci aiuta a scoprire un paese accogliente, dal popolo gentile, sempre pronto a dare una mano, anche se, per vergogna, o per dignità, non la chiedi.” – confessa la madre.

Sostieni anche tu la campagna #BAMBINIXLAPACE

Serve ancora il sostegno di tutti per venire incontro ai tanti bisogni delle donne, mamme e famiglie colpite dal conflitto. Chiunque può dare il suo contributo attraverso una donazione “una tantum” sostenendo il progetto di adozione a distanza dei bambini e le famiglie ucraine, per dare continuità agli interventi che l’associazione compie ogni giorno nel contesto dell’iniziativa #BAMBINIXLAPACE. Clicca QUI per partecipare.