BAMBINIxLAPACE. Ucraina. Che cosa significa vivere tra le sirene e i bombardamenti da più di due anni?

Questa testimonianza prova a raccontare la paura e i disagi che sta affrontando il popolo ucraino

Potete immaginare la vita in Ucraina? Spero per voi di no…
Proprio in questa situazione terribile è nata nostra figlia, che ormai ha compiuto sei mesi.
Prima ‘aspettavamo tempi migliori’ per averla, poi è arrivata la guerra, non voluta e non chiamata, e questo ci ha spinto a non aspettare, ma ad apprezzare ogni giorno concesso.

Le fasi del conflitto

In due anni abbiamo attraversato vari periodi:
all’inizio la paura, lo shock, il rifiuto di credere che tutto questo fosse reale;
la fuga in un altro Paese o la ricerca di posti più sicuri in Ucraina;
la tristezza e il desiderio di tornare, il richiamo interno che, nonostante il pericolo, ci ha spinto a tornare a casa, ma solo quando il pericolo di occupazione di Kiev era superato.
Ma i bombardamenti non si sono mai fermati.
Poi i blackout, le sirene, la mancanza di risorse esterne e interne… sembrava di essere in limbo e, a volte, solo il lavoro e l’aiutare gli altri ci tenevano in piedi.

Imparare ad apprezzare ogni istante

Il supporto di Ai.Bi. e quello dai tanti paesi del mondo riaccendevano la speranza che questo incubo potesse finire.
Abbiamo imparato ad apprezzare ogni istante di tranquillità che ci era concesso, a cercare l’equilibrio tra lavoro, volontariato, salute mentale e fisica, a essere una risorsa per noi stessi e per gli altri.
Mi chiedono: “Com’è la vita a Kiev oggi?”
È difficile, molto difficile. Tanto per capire, “The Economist” ha inserito Kiev nella top 10 delle città peggiori per qualità della vita.
Io, come tanti altri, sto cercando di essere efficiente, forte e anche un po’ serena.
Sono fortunata ad avere una famiglia e un lavoro ai quali posso dedicarmi.
Ma è chiaro che vivo in condizioni di forte stress.

Vivere al buio

Le conseguenze dei bombardamenti alle centrali elettriche e a tutto il sistema elettrico creano gravi disagi.
Ogni giorno, il tempo in cui abbiamo corrente è sempre più breve e a Kiev la maggior parte dei palazzi abitabili dipende completamente dalla corrente: se non hai corrente, non hai né acqua nei tubi, né la possibilità di cucinare… niente ascensore, niente internet, né riscaldamento d’inverno. Ci sono giorni in cui l’elettricità c’è solo per 6-8 ore al giorno. E possiamo dire che Kiev, rispetto a Kharkiv, è “messa bene”.
Questa situazione influisce gravemente sulla vita quotidiana: quando non hai la possibilità di cucinare, lavorare, fare la doccia, devi organizzarti per riuscire a fare tutto nelle due ore in cui la corrente è disponibile.
In tre settimane non sono riuscita ad abituarmi ed essere efficiente come prima.
Intanto, siamo sempre in pericolo di bombardamento, 24 ore su 24. Sì, ci sono le sirene che preavvisano e abbiamo il tempo per nasconderci (ma non sempre).
L’organizzazione della giornata è legata al fatto che qualsiasi cosa tu stia facendo, devi essere sempre pronto a correre al rifugio.
E io sto testimoniando dal “territorio dell’Ucraina più tranquillo”. Non dal fronte, da una città o villaggio vicino all’aggressore.
E non ho raccontato delle tante famiglie in cui uno o più membri sono stati richiamati alle armi, abbandonando la vita quotidiana, il lavoro e gli affetti. E non ho parlato nemmeno di chi ha subito bombardamenti, perdendo la casa, o di chi è rimasto ucciso o ferito.
Per parlarne dovrei aprire un altro capitolo.

Masha Skraba, cooperante Ai.Bi. 

Il tuo sostegno ai bambini dell’Ucraina

Il perdurare di questa situazione terribile richiede ancora una volta il sostegno di tutti, per riuscire ad andare incontro ai bisogni delle famiglie e, soprattutto, dei bambini, da sempre le prime vittime di ogni guerra e ogni emergenza. Chiunque può dare il suo contributo attraverso una donazione, per dare continuità agli interventi che l’associazione compie ogni giorno nel contesto dell’iniziativa #BAMBINIXLAPACE.
Se vuoi fare di più e stare vicino ogni giorno ai bambini ucraini colpiti dalla guerra puoi aderire al progetto “Adotta a distanza i bambini in Ucraina”.