Ben 9000 ragazzi studiano negli istituti residenziali

Ben 9000 ragazzi studiano negli istituti residenziali
L’articolo che vi proponiamo di leggere, è stato realizzato da un posto televisivo privato del nostro paese, che ha fatto anche un reportage sulla situazione dei care leavers, nonché sull’operato della società civile e degli attori statali rispetto a questi ragazzi.

Una volta che lasciano l’istituto dove hanno vissuto e studiato gran parte della loro vita, i care leavers si trovano nella situazione di riprendere la vita da capo. Anzitutto devono trovare un posto di lavoro per poter mantenersi, poi un’abitazione e poi, trovare anche una risposta alla domanda “come andare avanti”.
Le autorità sostengono che, per il momento, non sono riuscite a realizzare troppe riforme in questo senso, però cercano tuttavia, di trovare le soluzioni giuste in modo che questi ragazzi non finissero in strada alla conclusione degli studi in istituto.
Ştefan ha 20 de anni. Non ha padre e ora neanche sua madre gli è accanto. Il ragazzo ha concluso gi studi nel 2008, presso l’istituto di Străşeni. Vi ha vissuto più di 10 anni. È stato difficile per lui lasciare l’istituto dove è cresciuto e aveva paura del futuro che lo aspettava al di fuori dell’internat.
Aiutato da Ai.Bi Stefan è riuscito ad iscriversi agli studi, presso il Collegio dei Trasporti della Capitale.
Vista la sua decisione di continuare gli studi, lo Stato continua ad assegnargli un modesto sussidio statale. Gli studi e l’alloggio presso la casa dello studente sono gratuiti. Stefan riceve anche una borsa di merito, per i buoni risultati che consegue allo studio. Da questa borsa cerca di mantenere se stesso ed il fratello minore, anche lui tra poco un care leaver.
Stefan sostiene che, per il momento, i 1300 lei mensili (pari ai 80 euro) che riceve come sussidio, gli bastano, anche se lo ammette che un domani, quando finiranno gli studi, questo aiuto non ci sarà più. “Mi preoccupa, più che atro, questa situazione incerta. Non so dove andrò e quanto presto riuscirò a trovare un lavoro o un’abitazione”. La soluzione che trovo più adatta è l’affitto… ma per il quale dovrei pagare comunque, una somma abbastanza alta, per non parlare anche dei servizi”.
In conformità alla legge, i giovani care leavers dovrebbero usufruire di un’abitazione gratuita da parte dello Stato. Purtroppo, al presente momento pochissimi ragazzi (orfani) si possono permettere di sognare a queste abitazioni sociali. A confermarlo sta il fatto che, nella Capitale, tali abitazioni non sono offerte a questa categoria di beneficiari, da più di 5 anni.
Svetlana Chifa, Capo della Direzione Municipale per la Protezione dei Diritti del Bambino sostiene che le prefetture tengono all’evidenza più di 150 casi dei giovani che fanno parte di questa categoria. “Purtroppo, le possibilità finanziarie sono troppo modeste, ma personalmente, considero che dovremmo cercare diverse possibilità. Come prima cosa, dovremmo costruire per questi giovani, abitazioni con statuto di un letto per posto e l’altra tappa sarebbe quella di ottenere un appartamento con diritto di privatizzazione”.
Le autorità conoscono tutti i problemi dei care leavers, però stringono le spalle e confermano l’impossibilità nella quale si trovano nel risolvere questo problema.
Valentina Buliga, il Ministro del Lavoro e della Protezione Sociale della Famiglia della Repubblica Moldova ha dichiarato in tal senso, che ora il Ministero sta lavorando su un nuovo programma di supporto mirato al sostegno di queste persone. “Forse non abbiamo avanzato in questo anno, perché è un periodo troppo breve per la moltitudine di riforme e per il lavoro che dovremmo fare per raggiungere gli obiettivi preposti. Sappiamo dell’esistenza di questo problema e adesso ci stiamo lavorando alla sua soluzione. Spero che questo diventi una priorità”.
Allo stesso tempo, i care leavers non hanno sviluppate le abilità minime de vita. Perciò, secondo i rappresentanti delle ONG attive nel campo della protezione del bambino, questi ragazzi necessitano di una preparazione assidua che non si dovrebbe limitare durante la loro permanenza in istituto, bensì continuare anche quando ne escono.
Stela Vasluian, direttrice di filiale dell’ONG «AMICI DEI BAMBINI» ha dato un esempio: “all’uscita dall’istituto, un ragazzo non sa che il tè è dolce, perché ci si mette dello zucchero nella tazza. Hanno paura ad alzare la mano per fermare il trasporto pubblico, perché temono che di essere picchiati da qualcuno. Attraverso le sedute psicologiche organizzate, i ragazzi sono riusciti ad identificare il proprio potenziale, a capire quello che sono capaci di fare in rapporto con quello che gli piacerebbe fare in futuro”.
E mentre le autorità stanno cercando di trovare le soluzioni per migliorare la situazione degli orfani e dei care leavers, i giovani cercano di cavarsela de soli.
Ora Stefan desidera risolvere un problema circa un terreno, del quale pare abbia beneficiato sua madre. Anche se, per il momento, le autorità non lo possono aiutare, il ragazzo ha imparato a lottare per quello che gli appartiene e siamo certi, non cederà neanche stavolta.
Le sue parole ci fanno credere nella sua forza e nel desiderio di andare avanti “Ho vissuto l’abbandono e sono sopravissuto. Questo mi ha reso più forte.”
L’anno scorso più di mille ragazzi hanno lasciato gli istituti residenziali, con tutto questo ci sono ben 9000 giovani che continuano a vivere negli istituti.
Conformemente ad un programma del Governo, fino al 2012 il numero dei ragazzi istituzionalizzati dovrebbe essere ridotto al 50%, al fine di reintegrarli nelle famiglie biologiche e/o allargate. Quel che sarà, resta da vedere…

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