Bimbi come pacchi postali: americana adotta un russo poi ci ripensa

liamTra Mosca e Washington si apre un “caso adozioni”. Il Ministero degli Esteri russo Sergei Lavrov ha deciso di sospendere quelle di minori russi da parte di famiglie americane a seguito di un caso che ha indignato l’opinione pubblica. A scatenare un’ondata di proteste é stato il trattamento riservato a Artyom, un figlio adottivo russo di sette anni che è stato “rispedito” nel suo Paese di origine dalla madre adottiva come fosse un pacco postale.

La donna lo considerava “troppo violento e con problemi comportamentali” e così, dopo sette mesi di vita insieme, ha deciso di “riconsegnarlo” come si farebbe con un prodotto che non soddisfa le aspettative o un pacchetto arrivato all’indirizzo sbagliato.

Il bambino ha viaggiato in aereo tutto solo e non è ancora ben chiaro come questo sia effettivamente potuto succedere, visto che, per regolamento, i bambini possono prendere voli in coincidenza solo se maggiori di otto anni. A quanto pare, la nonna si sarebbe assicurata che una hostess si prendesse cura del bambino durante i voli, mentre la mamma avrebbe trovato una guida turistica russa su Internet, che, dietro compenso, avrebbe accettato di andare a prendere Artem all’aeroporto di Mosca e affidarlo poi alle autorità.

Grande l’indignazione da parte delle autorità americane e russe. L’ambasciatore americano a Mosca, John Beyrle, ha espresso rabbia e sconcerto per quanto successo; il governo russo ha reagito duramente, sospendendo a titolo immediato e per tutta la durata delle indagini la licenza per le adozioni internazionali all’associazione coinvolta nel caso – ovvero la “World Association for Children and Parents” –.

Se il suo genitore adottivo lo ha imbarcato su un aereo come un sacco di patate – ha detto Pavel Astakhov, commissario del Cremlino per i diritti sui minori – allora adesso tocca a noi prendercene cura e dopo gli esami di rito, Artem verrà messo in uno dei nostri orfanotrofi, anche se i funzionari americani stanno rivendicando dei diritti su di lui e hanno minacciato l’amministrazione dell’ospedale per non aver permesso loro di portarlo via. Ho parlato con il bambino e quando abbiamo affrontato il discorso della sua mamma americana e del figlio naturale di lei, Logan, il piccolo è scoppiato in lacrime, confessandomi che lui e Logan erano buoni amici e che lui ha sempre considerato il ragazzino come il fratello maggiore, invece mi ha detto che la donna lo trascinava per i capelli”.