Bolivia: figli di chi?

Bambini “temporaneamente” affidati ai proprietari di negozi da genitori desiderosi di trovare lavoro all’estero, i quali, presi dal panico per il rifiuto dei negozianti, scappano lasciando i propri figli in balia degli eventi.

Bambini abbandonati sulla porta di casa di sconosciuti dentro sacchetti senza un biglietto, un documento o un certificato di nascita.

Bambini portati in carcere a conoscere un parente e, con una scusa qualsiasi, lasciati in prigione.

Bambini abbandonati dentro al loculo di un cimitero.

Queste solo alcune delle storie di abbandono che possiamo raccontare. Modalità diverse, ma stesso identico risultato: un bambino che non ha chiesto di nascere; un bambino che ha bisogno, come tutti, dell’amore di una famiglia per crescere e diventare una donna o un uomo responsabile; un bambino che quando piangerà, quando avrà la febbre, quando cadrà il suo primo dentino, quando dovrà affrontare il primo giorno di scuola, sarà solo. Anzi, sarà uno fra tanti senza alcuna priorità, senza alcun gesto speciale solo per lui, senza quell’unicità che contraddistingue l’amore tra madre e figlio.

Il nostro lavoro, qui in Bolivia e nel Mondo, oltre ad essere un lavoro fantastico ed estremamente importante, cerca di dare soluzione a questo enorme problema che é l’abbandono. E’ una battaglia difficile, piena di sfide e a volte bagnata di lacrime, ma vi assicuro che non ci sono soldi, non ci sono automobili, non ci sono benefici, non ci sono oggetti che possano uguagliare l’incredibile ricompensa che può dare il ricevere un bacio, il sorriso di un bambino o il grazie di un adolescente che ha, finalmente, un contratto di lavoro regolare.

La strada é lunga e difficile, ma é l’unica strada percorribile per dare una speranza a tutti i bambini dimenticati che aspettano con ansia il giorno in cui potranno dire: “Mamma, mi prendi in braccio?”