Bolivia. Uno dei grandi problemi dei Care leaver: come acquisire la propria autonomia

È partito, tra sorrisi e un po’ di timidezza, il percorso di 18 mesi con gli adolescenti del gruppi di mutuo aiuto a Oruro, in Bolivia, sul tema dell’autonomia. Tanto lavoro c’è da fare, ma le premesse fanno guardare al futuro con fiducia

È stata una giornata bella e commovente quella che ha visto realizzare il primo incontro dei gruppi di mutuo aiuto ad Oruro, con la partecipazione di Grover, dei Jovisdeibi, che ha viaggiato da Cochabamba con lo scopo di collaborare con questa attività.

Qualche imbarazzo iniziale per i ragazzi, “conquistati” dalle parole di chi, una volta, era come loro

La giornata si è svolta dividendo l’intervento in due gruppi: al mattino 9 ragazzi e al pomeriggio 40 ragazze. Inizialmente è stato spiegato loro cosa è Ai.Bi. – Amici dei bambini ed è stato annunciato l’argomento sul quale lavoreremo nei prossimi mesi: l’autonomia.
Il primo gruppo di ragazzi si è rivelato un po’ “ribelle”, non molto motivato a partecipare. Così, abbiamo organizzato un gioco nel quale i ragazzi hanno dovuto risolvere un compito utilizzando le diverse risorse a loro disposizione. Lo scopo era mostrare come non sempre, nella vita, tutti hanno le stesse risorse e come non è detto che chi ne possiede di più faccia il lavoro migliore. Abbiamo introdotto, così, il concetto di resilienza e analizzato le dinamiche che si sono innescate nel corso del gioco. È stato un momento in cui tutti si sono divertiti, vincendo un po’ della ritrosia che inizialmente avevano a partecipare.

L’importanza dell’esempio di chi sa cosa significa essere un ragazzo abbandonato

Tutti si sono azzittiti, però, quando ha parlato Grover, raccontando di come anche lui fosse uscito da un orfanotrofio e di come, per questo, capisse l’atteggiamento dei ragazzi. Grazie ai suo stimoli e alle sue domande, tutti hanno parlato e partecipato, dimostrando di essere rimasti molto impressionati.
Alla fine dell’incontro abbiamo chiesto loro cosa gli fosse rimasto nel cuore: non tutti sono riusciti a rispondere, perché a tanti mancavano le parole, come spesso capita quando si partecipa a un laboratorio che prevede di riflettere e spiegare le proprie emozione e i propri sentimenti.
Ma, questo, non è che l’inizio si un percorso che durerà 18 mesi e che, ne siamo convinti, non potrà che vedere un progressivo coinvolgimento dei ragazzi. Che, alla fine, riusciranno a esprimere anche le loro emozioni con le parole.
L’educazione tra pari è importante, perché non solo aiuta i ragazzi a identificarsi con chi gli sta di fronte, ma perché contribuisce a creare un rapporto di fiducia. E il primo passo per lavorare con degli adolescenti è riuscire ad avere la loro fiducia e la loro attenzione.
Chiunque può sostenere i progetti come questo che Ai.Bi. porta avanti in Bolivia, tramite una donazione libera o, per dare continuità al proprio sostegno, attraverso l’Adozione a Distanza.

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