Bolzano: “Se sei di pelle nera, non puoi salire sul treno della speranza”

migranti fermatiÈ un’ecatombe continua quella che si consuma del Mediterraneo. Con i 10 corpi recuperati dai mezzi di soccorso nel Canale di Sicilia nel primo fine settimana di maggio, salgono a 1.600 i migranti morti nei primi mesi del 2015 nel tentativo di raggiungere l’Italia. Nello stesso periodo 40mila sono invece quelli che sono riusciti ad approdare sulle nostre coste. Ma l’essere sopravvissuti alla traversata per molti di loro non significa potersi finalmente avviare a una nuova vita. Lo provano i drammatici racconti di coloro che giungono alla frontiera italo-austriaca, il luogo dove troppo spesso le loro speranze si fermano.

Tra sabato 2 e domenica 3 maggio, i mezzi della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, oltre a diversi mercantili e mezzi privati, hanno salvato oltre 5.800 persone che viaggiavano a bordo di barconi e gommoni. I migranti rimasti vittime della traversata hanno perso la vita tutti poco lontano dalle coste libiche. Tre di loro viaggiavano su un gommone con 105 persone soccorso, 45 miglia a nord est di Tripoli, dal mercantile Prince 1 che si è occupato del salvataggio di altre 107 persone. Sempre poco lontano dalla capitale libica sono stati recuperati altri 4 cadaveri su un gommone che trasportava 73 migranti. Mentre altri 3 hanno trovato la morte a pochi passi dalla salvezza, lanciandosi in mare, invano, nel tentativo di raggiungere il rimorchiatore che si stava avvicinando alla loro imbarcazione per soccorrerli.

Nel frattempo c’è ancora chi ce la fa ad arrivare a Lampedusa con le proprie forze: sempre nei primi giorni di maggio è riuscita a raggiungere l’imboccatura del porto isolano una barca con una quarantina di migranti.

Molti di loro, probabilmente, non hanno intenzione di fermarsi in Italia. Sognano di raggiungere il Nord Europa, dove probabilmente hanno già qualche parente che li aspetta. Non sanno ancora, forse, che quella che dovrebbe essere l’ultima parte del loro viaggio rischia di rivelarsi un ostacolo insormontabile.

I treni che percorrono la tratta Verona – Monaco di Baviera sono carichi di migranti che tentano di entrare in Austria o in Germania. Ma prima che superino il confine vengono quasi sempre respinti e rimandati in Italia. Per evitare intasamenti, i poliziotti austriaci e tedeschi salgono sui vagoni già a Trento per essere sicuri che a Bolzano i profughi siano tutti scesi. E la polizia italiana si trova a dover intervenire per evitare incidenti. Da circa un mese la situazione si è fatta ancora più drammatica: stando alle testimonianze raccolte, la selezione tra chi può salire sui treni e chi non può viene fatta in base all’unico criterio del colore della pelle. Agli aspiranti viaggiatori non vengono chiesti né documenti né biglietti. A quelli di colore viene detto di non salire, senza spiegazioni. Questa è la sorte toccata, per esempio, ad Ayana, 20 anni, che ha fatto dormire i suoi figli piccoli sul pavimento del gabbiotto della stazione. E a Maravic, 14 anni: alle spalle 2 anni in un centro d’accoglienza in Etiopia, poi la l’attraversamento del deserto, l’arrivo in Libia e la traversata. Ora sogna la Norvegia, dove lo aspetta suo fratello: “Mi ha detto che mi manderanno in una scuola dove c’è anche il computer”, racconta.

Così le stazioni di Bolzano e Brennero sono diventati improvvisati centri di accoglienza. Ogni giorno circa 150 migranti scendono dai treni e restano negli scali ferroviari. Non vogliono uscire da quest’area per paura di perdere l’occasione di salire sul treno successivo che li potrebbe finalmente portare in Nord Europa.

Amici dei Bambini ha messo a disposizione la sua sede di Bolzano e la sua rete di famiglie per realizzare una raccolta di beni di prima necessità, cibo e vestiario per assistere i migranti che, dopo un viaggio tra mille sofferenze e dopo aver visto la morte in faccia, vengono bloccati a un passo dal sogno di poter finalmente iniziare una nuova vita.

 

Fonti: La Stampa, La Repubblica