Bonus mamme: fate bene i conti per non “perderci”

Il contributo pensato dal Governo per favorire le lavoratrici con figli non è così “semplice” come si pensava. Il bonus mamme, infatti, fa aumentare l’imponibile Irpef e, di conseguenza, le tasse da pagare, oltre a incidere sull’ISEE facendo potenzialmente abbassare l’Assegno Unico

Con la Legge di Bilancio 2024, il Governo guidato da Giorgia Meloni ha introdotto una novità importante e fortemente voluta per aiutare le donne con figli: il bonus mamme, di cui anche AibiNews ha parlato in diverse occasioni. Sicuramente una bella notizia, ma, con l’entrata in vigore effettiva della misura (partita in ritardo rispetto alle intenzioni dovendo aspettare la circolare attuativa emanata dall’INPS) ci si è resi conto che bisogna fare un po’ di attenzione per capire quanto effettivamente il bonus possa incidere e, in alcuni casi, se addirittura non convenga rinunciarvi.

Bonus mamme: aumenta l’imponibile Irpef

Il motivo è che il bonus mamme è stato pensato come un esonero contributivo, ovvero, per dirla molto semplicemente, lo Stato si assume il compito di pagare una quota contributiva altrimenti a carico della lavoratrice (precisamente: il contributo previdenziale è del 9,19%, fino a un massimo di 3mila euro all’anno, ripartito su base mensile con un limite di 250 euro al mese).
Di fronte a questo meccanismo, si potrebbe pensare che la cifra che “paga” lo Stato venga interamente “guadagnata” dalla lavoratrice: in sostanza, rimanendo invariato lo stipendio lordo, aumenta il netto in busta paga (perché parte dei contributi prima a carico del lavoratore sono pagati dallo Stato). L’equazione, però, non è così immediata, perché l’aumento del netto fa aumentare l’imponibile fiscale e, di conseguenza, l’Irpef da pagare.
Ma non finisce qui, perché l’aumento del reddito incide anche sull’ISEE, aumentandolo e, di conseguenza, facendo diminuire l’Assegno Unico che sull’ISEE è calcolato.

Nell’immediato il vantaggio c’è, ma attenzione all’ISEE e all’Assegno Unico

Fare un calcolo preciso che tenga conto anche di questo secondo effetto diventa complicato, perché l’ISEE dipende da molti fattori. Fermandosi alle simulazioni sulla busta paga, il guadagno garantito dal bonus mamme, per chi ne ha diritto, comunque rimane, anche se non dell’entità sperata e comunicata.
Un articolo di Vita, che riporta la simulazione fatta da Fisac Cgil, indica come per una lavoratrice che abbia due figli e uno stipendio lordo mensile di 2mila euro, a fronte di un esonero contributivo di 64 euro si vedrebbe riconosciuto un aumento in busta paga di “soli” 49 euro, dovendo pagare 15 euro di Irpef in più (per il meccanismo detto sopra).
Per un reddito lordo di 3mila euro, invece, l’esonero contributivo sarebbe di 250 ero, per un aumento effettivo di 163 euro.
Oltre a questo, come detto sopra, si deve considerare la differenza che a fine anno farebbe aumentare il totale del reddito e con esso l’ISEE, abbassando, di conseguenza, l’ammontare dell’Assegno Unico.
Insomma, un piccolo pasticcio, se non altro a livello comunicativo, oltre a una nuova dimostrazione di come lo strumento dei bonus, per quanto utile e ben accolto dai beneficiari, non possa essere una soluzione strutturale a lungo termine per incentivare le nascite, che rimane il principale motivo per il quale queste misure vengono pensate.