Calano le famiglie affidatarie. Serve riformare la legge

affidoCalano le famiglie disponibili all’affido. A fronte dei quasi 30mila minori italiani fuori famiglia, quelli ospitati in comunità educative sono ancora la maggioranza. L’allarme riguarda davvero tutte le regioni.

Non fa eccezione il Trentino Alto Adige, la cui situazione è stata oggetto di un incontro tra Luis Durnwalder, presidente della Provincia di Bolzano  e l’Associazione provinciale dei genitori adottivi e affidatari. A Palazzo Widmann, una delegazione di genitori affidatari ha chiesto maggiore sostegno da parte della Provincia per le esigenze del settore. Durnwalder ha illustrato nel dettaglio l’evoluzione della legge provinciale, entrata in vigore dieci anni fa, che regolamenta il settore delle adozioni e dell’affido. E che, a detta dell’associazione delle famiglie, ormai avrebbe bisogno di una revisione.

Esigenza che potrebbe essere risolta se il Parlamento italiano si impegnasse a riformare la legge 184 del 1983 e le sue successive modifiche.

Da tempo Ai.Bi. ha elaborato una proposta per regolamentare e snellire l’affido familiare. Tre i punti salienti Primo. Una riforma della legge che stabilisca la vera temporaneità dell’affido. Di conseguenza, laddove appaia evidente l’impossibilità di reinserimento nella famiglia d’origine, occorre dichiarare  i minori adottabili. Va limitata la durata massima dell’accoglienza temporanea familiare a due anni, prorogabile al massimo di altri due.  Secondo. Occorre da un lato chiudere le comunità educative entro il 31 dicembre 2017, dall’altro spostare la gestione dell’accoglienza familiare temporanea al privato sociale autorizzato. Nonché provvedere al riconoscimento giuridico delle Case Famiglia, gestite da coppie sposate.

Inutile sottolineare che se l’affidamento in famiglia fosse la regola, e l’inserimento nelle comunità educative venisse riservato a casi particolarmente difficili, si otterrebbe una notevole riduzione della spesa pubblica per i minori in difficoltà.  Terzo punto della proposta riguarda la rete dell’accoglienza familiare temporanea. Occorre promuovere le diverse forme di affido cosiddetto ‘leggero’, che prevede l’accoglienza di un minore in base alla disponibilità della famiglia, da poche ore al giorno a qualche ora a settimana. Ma per garantire la rete dell’accoglienza, la proposta di Ai.Bi. prevede l’obbligatorietà per gli enti autorizzati di dotarsi della figura di un operatore familiare, che offra supporto alle famiglie.