Adozione internazionale. Il cambio paese: una difficoltà… cui “affidarsi”

A volte capita che durante il percorso di adozione sia necessario cambiare il Paese di destinazione, magari per situazioni politiche indipendenti da noi. È sempre un momento difficile, che richiede di credere che, da qualche parte, un figlio c’è e sta già aspettando i suoi genitori

L’adozione internazionale è veramente un viaggio: è un percorso spirituale, emotivo e geografico che, alla fine, farà raggiungere un figlio. Questo viaggio, però, può essere complicato anche da frangenti storici e politici che si intersecano con le vicende personali e mettono a dura prova le neo coppie di genitori adottivi, chiamate a dimostrare la loro forza e determinazione anche in frangenti come quelli, sempre molto delicati, del cambiamento del Paese prescelto per la presentazione della domanda di adozione.

Credere sempre che il proprio figlio già c’è, da qualche parte nel mondo

Un momento che mette in difficoltà ma che, in molte situazioni, si è dimostrata la strada giusta, dato che a posteriori tanti genitori hanno raccontato come loro figlio: “Non poteva che essere lui”. Perché la scelta dell’adozione deve essere accompagnata dalla consapevolezza che esiste un margine di varianti non prevedibili. Nonostante il massimo impegno di tutti gli attori che si adoperano per accompagnare le coppie, eventi come la pandemia e la guerra “piombano” su tutti noi, chiamando in causa le più profonde risorse che tutti noi, fortunatamente, custodiamo.
Non bisogna cadere nello sconforto di fronte alla burocrazia a volte criptica che accompagna un po’ tutto il procedimento adottivo. E a maggior ragione non bisogna abbattersi davanti alla prospettiva di cambiare il Paese di destinazione, anche se questo dovesse comportare un allungamento dei tempi: l’esperienza insegna che a volte si può “perdere tempo”, prima, ma, poi, arrivano degli abbinamenti “lampo” inaspettati.
Possiamo chiamarlo “destino”? Oppure si tratta solo di avere fiducia? Di appellarsi al Karma? Più semplicemente, forse, bisogna solo crederci! Credere sempre che il proprio figlio già esiste, ed è da qualche parte del mondo, qualsiasi parte, che sta aspettando!
Per completezza, bisogna anche dire che in determinati casi la CAI (Commissione Adozioni Internazionale) può autorizzare le coppie ad avviare da subito la procedura su due Paesi. Ai.Bi. è un Ente autorizzato a operare in diversi Paesi, per questo, le coppie che danno mandato all’Associazione, in caso di un cambio di Paese hanno qualche scelta in più.