Caso Trento: la povertà non c’entra nulla

La sentenza del Tribunale di Trento che decretato l’allontanamento di una bambina appena nata dalla giovane madre, dichiarando lo stato di adottabilità della piccola, ha suscitato un vero e proprio corto circuito mediatico, innescando numerose discussioni e polemiche, in gran parte provocate da una interpretazione superficiale dei mezzi di informazione, che attribuivano la motivazione della sentenza unicamente alla condizione economica della madre, ritenuta “troppo povera”.
In realtà , come era comprensibile immaginare, la povertà c’entra ben poco.
Per fare chiarezza sulla vicenda è intervenuta direttamente Bernardetta Santaniello– Presidente del Tribunale di Trento. «La dichiarazione di adottabilità della minore non trae in alcun modo origine dallo stato di povertà della madre”- spiega il magistrato- “ma risulta giustificata da altre valutazioni che attengono alla storia personale e familiare della madre e del padre”.
Al di là delle polemiche incontrollate innescate dal sistema dei Media, la decisone del Tribunale appare maturata dall’esigenza primaria di garantire la tutela della minore sulla base della normativa vigente senza alcun condizionamento di natura ideologica. Secondo al Santaniello “occorre ricordare che, nel caso falliscano altri interventi di sostegno e persistano le difficoltà di carattere non temporaneo dei componenti della famiglia naturale, la legge 184 del 1983 prevede l’adottabilità del minore come unica soluzione adeguata per assicurare allo stesso uno sviluppo psicofisico corretto».

La presidente del Tribunale dei Minori di Trento evidenzia quindi «il rischio concreto ed attuale che una cattiva informazione possa ingenerare in tutte le famiglie in difficoltà, meno attrezzate a valutare criticamente il senso delle notizie, una maggiore diffidenza rispetto ai numerosi e differenziati interventi di sostegno, tesi innanzitutto a salvaguardare il rapporto genitori/figli ed a trovare soluzione alle problematiche esistenti, per paura che il Servizio sociale ed il Tribunale possano portar via i bambini in modo immotivato ed irrazionale”.

A volte la semplificazione giornalistica mal si presta alla corretta interpretazione dei fatti, suggerendo “facili suggestioni emotive” che finiscono inevitabilmente per creare “Disinformazione” su un argomento cosi complesso e delicato, come il bisogno di tutela dei minori.